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GEORGE

Era proprio lì davanti a me.

Stavo per agire di nuovo quando mi fermai.

Questo bisogno irrefrenabile di farle del male affinché fosse sempre mia.

Non si spostò al primo pugno e nemmeno quando stavo per darle il secondo.

Mi fissava, con quello sguardo.

Mi piaceva il modo in cui si immobilizzava di fronte alla mia figura.

"Non devi più toccarmi." disse avvicinandosi ai pulsanti.

Era proprio lì accanto a me, la sua vicinanza era impossibile per me.

Quel profumo di menta e tabacco era così forte.

Le afferrai il polso prima che lei potesse premere il pulsante di riavvio.

Le strinsi la mano tra le mie dita.

I miei occhi puntarono nei suoi ma distolse immediatamente lo sguardo evitandomi.

Misi la mia mano sul suo collo tirandola a me.

"George porca puttana basta." disse togliendomi la mano.

Non l'aveva mai fatto, non aveva mai reagito alla mia presenza o al mio tocco.

Mai.

La mia vista si annebbiò, la mia rabbia iniziò a crescere a quel suo modo di reagire.

La afferrai più forte che mai sbattendola ancora una volta alla parete per farle sbattere la testa.

Ci riuscii, sbatté la testa molto forte.

"Non toccarmi." alzò il tono della voce.

Quella voce.

Quella voce di cui mi ero fottutamente innamorato da sempre.

"Non puoi farlo!" continuò a urlarmi.

Ad un tratto l'ascensore ripartì da solo andando verso l'altro, verso la terrazza.

"Che cazzo hai fatto?!" dissi infuriato.

Quella deficiente della figlia.

Le porte dell'ascensore si riaprirono.

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JANE

Era ancora vicino a me.

Le porte dell'ascensore si erano appena aperte e girandomi vidi Jacqueline fissarci.

Sapevo che era stata sicuramente una sua iniziativa rimandare l'ascensore di sopra.

Aveva sicuramente chiesto ad Adrian dato che aveva a disposizione qualsiasi cosa.

Lui mi tolse le mani di dosso e diede un forte pugno al materiale duro dell'ascensore.

"Mamma che succede?" mi chiese preoccupata.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora