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JANE

Arrivai davanti al cancello della sua villa e accelerai entrando, percorsi il viale e parcheggiai l'auto.

Aprii il cruscotto della macchina in cerca di un coltello o qualcosa di appuntito.

Misi le mani sotto il mio sedile e trovai un coltellino in un fodero: "Bravo John." dissi sussurrando.

Me lo misi incastrato nel pantalone sul fianco e la giacca del tailleur lo copriva perfettamente.

Presi la borsa e il telefono e scesi dalla macchina.

Scese anche lui ed entrammo in casa: "C'è una cabina aperta con vestiti femminili nuovi." disse.

Non era la prima volta che ci andavo, ricordavo più o meno i vari ambienti.

Dopo un po' trovai la cabina, frugai tra i pigiami e fortunatamente erano tutti in seta, ne presi uno nero.

Mi chiusi in un bagno sullo stesso piano e mi feci un lungo bagno caldo.

In quel bagno c'era tutto, anche di femminile.

Mi misi l'accappatoio e poi mi misi il pigiama nero di seta con la scollatura sul collo, presi il coltellino dal fodero e lo misi in un taschino del pigiama.

Mi lavai i denti e presi il telefono uscendo dal bagno. Andai in salone e mi riempii un bicchiere di whiskey.

Mi sedetti e iniziai a bere.

Lo vidi scendere giù dalla scalinata e anche lui aveva scelto un pigiama nero in seta.

"Mi copi?" dissi guardandolo.

"Ti piacerebbe." rispose lui sedendosi accanto a me.

"Dormirai nel letto matrimoniale, con me."

Mi girai e lo guardai a lungo negli occhi: "Ammiro il tuo essere stupido." dissi fissandolo.

"E io ammiro la beneficenza che fai." disse riferendosi a tutti gli uomini che frequentavo.

"Grazie." dissi sfacciata.

Finii di bere e mi alzai: "Vorrei dormire." dissi.

"Dormire?" chiese salendo le scale e io dietro di lui.

"Si dormire." ribadii.

Arrivammo nella stanza patronale con il letto molto grande.

Lui si mise sotto le coperte al lato sinistro e io mi stesi al lato destro.

"Marito e moglie." disse lui mentre allungava la mano arrivando all'interruttore dell'abat jour spegnendo totalmente la luce, entrava solo la luce della luna attraverso le vetrate.

Mi girai dandogli le spalle finché non mi tirò verso di lui: "Alexander sono stanca." dissi.

"Pensi mi importi?" disse lui fissandomi.

Dopo quella frase mi ritornarono in mente
le cose che mi aveva detto Adrian su di lui.

"Lasciami." dissi guardandolo.

Si mise sopra di me bloccandomi, mi aprì le gambe mettendole attorno alla sua schiena.
"Alexander vai da una delle tue.." dissi finché
non appoggiò il suo membro, si riusciva a sentire
la sua erezione molto bene anche attraverso
il pigiama.

"Non fare la falsa, cosa sarà mai una scopata."

Gli diedi un forte schiaffo: "La faremo quando vorrò io." dissi fissandolo.

"Jane non ti conviene per niente avere questi atteggiamenti con me." disse lui cambiando tono.

Strisciai la mano lungo il mio fianco, infilai la mano nella tasca e impugnai il coltellino tenendo la mano ferma.

Prima di muovere quella mano mentre lui farneticava sul mio collo e sulla mia scollatura pensai alle conseguenze.

Lo guardai negli occhi e strinsi la presa del coltellino: "Spostati."

Non gli diedi il tempo di controbattere, lasciai la presa dal coltellino e con quella mano gli diedi un forte pugno sul naso che iniziò subito a sanguinare. Si toccò il naso con due dita.

Mi spostati con fare felino e mi alzai: "Non devi toccarmi se dico no." dissi fissandolo.

Si alzò e si girò verso di me: "Questa me la paghi, non oggi, non domani ma quando meno te l'aspetti." disse uscendo dalla camera.

"Sto tremando." dissi uscendo anch'io dalla camera, camminai per la casa e trovai una camera da letto vuota, una camera per gli ospiti.

Mi chiusi a chiave all'interno, chiusi le tende di tutte e quattro le vetrate e mi sistemai sotto le coperte sprofondando nel sonno.

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JACQUELINE

Ero nel mio appartamento piuttosto lussuoso, vestita da marchi importanti e truccata da brand famosi.

Non mi mancava nulla o forse una cosa si.

Ma questa cosa mi era sempre mancata dalla nascita: mia madre.

Non avevo mai avuto modo di scoprire la sua personalità, il suo modo di scherzare o un suo semplice sorriso.

Mio padre era tutto il contrario nei miei confronti: sempre attento ma non troppo premuroso, dolce e affettuoso.

Mi mancava tanto e avevo iniziato a fare un abuso eccessivo di alcool e droghe pesanti, solo così riuscivo a dimenticare, la mia lucidità, la mia razionalità e i miei ricordi si spegnevano andando in tilt totale, sentivo solo il senso di leggerezza.

Quando lessi che avrebbe sposato quell'uomo capii che seguiva il vento, non riusciva a ribellarsi a uomini-animali.

In fin dei conti lui e Alexander Rivera erano due persone simili, troppo simili.

L'avevo cacciata dalla mia vita, per tre mesi le avevo chiuso la porta in faccia.

Non doveva seguire quella strada, doveva trovare un uomo, un uomo che potesse amarla davvero, non per il suo corpo meraviglioso che sembrasse avesse vent'anni, ma per la sua essenza che non scopriva a nessuno, nemmeno a me che ero sua figlia.

Presi le chiavi del mio Range Rover sport.

Scesi dal mio appartamento e mi misi in macchina, decisi di andare in azienda da lei, era mattina e l'avrei sicuramente trovata lì.

Non volevo riprendere i rapporti, volevo solo farle sapere che stava inseguendo la scelta più sbagliata della sua intera vita.

Tra i veri semafori e il traffico mi fumai circa tre sigarette più un sorso di vodka a canna da una bottiglia che tenevo sempre in auto.

Parcheggiai accanto al marciapiede pieno di giornalisti e fotografi che come mi videro si avvicinarono.

Scesi dall'auto e mi vennero subite fatte delle domande: "Come hai preso la notizia del matrimonio di tua madre? Come ti senti? Ti piace come uomo Alexander accanto a tua madre?"

Li guardai senza indietreggiare, sorrisi e dissi: "Posso solo dirvi, con estrema franchezza, che avrei preferito un altra strada per mia madre."

Salutai con la mano e mi allontanai entrando nell'azienda con il battito accelerato.

Mi avvicinai ad una guardia vicino all'ascensore: "Devo vedere mia madre, Jane Fox, che piano?"

"Salve signorina, ultimo piano." disse la guardia.

Annuii ed entrai nell'ascensore e premetti il pulsante che portava all'ultimo piano in alto.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora