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JANE

Nonostante tutti gli screzi, era mia figlia.
Parcheggiai di fronte al ristorante e scesi dall'auto entrando nel ristorante.

Vidi subito Colin che venne verso di me: "Jane c'è la figlia di una mia cliente che è ad una festa e dice di conoscere tua figlia, ci è andata anche lei e.." lo interruppi irritata: "Arriva al sodo!"

"Jane è a una festa di cocaina, scambisti, attività sessuali continue e alcool." disse Colin.

Lo guardai per qualche secondo senza fiatare: "La signora dov'è?" chiesi guardandomi intorno.

"È andata a recuperare sua figlia."

"Vado a mettere in moto l'auto, chiama la signora e fatti mandare l'indirizzo." dissi uscendo via.

L'avrei presa e l'avrei massacrata con le mie mani, ragazzina ingenua e imbecille.

Andai verso l'auto, entrai e misi in moto, Colin mi raggiunse dopo qualche minuto e mise la posizione della casa in questione. Accelerai e guidai.

"Vuoi calmarti cazzo?!" urlò lui dando un colpo alla portiera.

Mi girai di scatto verso di lui: "Pensi di esser d'aiuto?!" gli dissi alzando anch'io il tono.

Notai che si trattenne dal dire qualcosa e si accese una sigaretta, continuai a guidare per circa dieci minuti fino ad arrivare in un viale buio con una grande villa alla fine della strada.

Ci fermammo davanti ad un cancello con due bodyguard giganti davanti: "Non scendere." dissi a Colin che mi guardava incazzato nero mentre prendevo il portafoglio dalla borsa.

Scesi dall'auto e mi fermai a qualche metro dai due: "Lei è?" disse uno di loro.

"Jane Fox." risposi fissandolo, vidi che si girarono tra di loro sorridendo e farsi degli occhiolini.

Aprii il portafoglio prendendo 400$, mi avvicinai a uno di loro: "Fammi entrare." dissi con tono glaciale e arrogante. "Jane lo sai che tua figlia si fa sbattere proprio bene?" disse l'altro.

Mi girai verso l'altro e mi avvicinai a passo lento guardandolo: "Se ti do un pugno ti faccio male?"

"Probabile." disse lui fissandomi dalla testa ai piedi.

"Apri il cancello, menomato." dissi rientrando in macchina.

"Sei una squilibrata." disse Colin guardando avanti, lo ignorai entrando in un altro viale e arrivai vicino alla villa, parcheggiai poco distante tra le tante auto.

La porta d'ingresso era socchiusa, Colin la aprì e c'erano solo luci rosse all'interno, pieno di divano, di vassoi con coca sui tavolini e ragazzini ad amoreggiare in qualunque angolo della casa.

Colin andò verso un ragazzo poggiato ad una colonna intento a rollarsi qualcosa: "Dov'è Jacqueline?" gli chiese con tono molto esuberante.

Gli diede una bella mancia di dollari: "Piano di sopra, in fondo al corridoio porta a destra." Salimmo al piano di sopra e c'era la musica altissima.

Percorremmo il corridoio vuoto, presi Colin dal braccio e lo fermai: "Calma." gli dissi.

Sfilò il braccio dalla mia presa continuando a camminare, era infuriato.

Una volta arrivati non feci in tempo a fermarlo che sfondò la porta dandole un calcio fortissimo.

"Colin!" urlai.

Entrò nella stanza superando un piccolo corridoio e lo seguii, c'era Jacqueline fuori in balcone in accappatoio intenta a sniffare fuori con un ragazzo.

Colin partì in quarta, uscì fuori in balcone e Jacqueline urlò per lo spavento.

Colin prese il ragazzo dal collo iniziandolo a pestare e gli urlò: "Esci ora! Coglione!"

Il ragazzo zoppicando si allontanò gemendo e bestemmiando.

"Che cazzo fate qui?!" disse lei.

"Tu cosa stai facendo?!"

Gli urlai tirandola dai capelli e costringendola ad alzarsi.

La trascinai all'interno della stanza, la tirai di più dai capelli e lei urlò forte. "Cosa stai facendo?!" urlai ancora.

Colin fece segno di lasciarla ma io la strinsi di più.
"Lasciami porca troia!" urlò Jacqueline.

La scaraventai sul letto con molta violenza: "Ti ho insegnato questo?" sbraitai. "Non ci sei mai stata, ero sempre con papà o con la tata." urlò iniziando a singhiozzare.

Continuò mentre le lacrime le scendevo lungo il viso: "Sei stata assente, lavoro e uomini erano la tua vita e non provare a dirmi il contrario. Voglio continuare la mia vita senza di te, ma stavolta di te non deve esserci nemmeno l'ombra." disse lei asciugandosi le guance.

La guardai per qualche secondo e poi mi girai verso Colin che prese la parola: "Non sono qui in veste di padre ma stai sbagliando Jacqueline."

"Questa è la mia decisione." ripeté.
Continuai a guardarla con la mia naturale glacialità, la guardai per un ultima volta e mi girai uscendo dalla camera.

Percorsi quel corridoio, mi guardai indietro e vidi che Colin non era dietro di me. Continuai a camminare e uscii da quella villa.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora