Jane...Jane Fox

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JANE

Entrai nel parcheggio privato della mia azienda.

Scesi dalla macchina e il mio telefono iniziò a squillare.

Era mia mamma, chiusi la telefonata ignorandola.

Non avevo intenzione di sentire di prima mattina lamentele sulla mia vita, critiche e quant'altro.

Presi l'ascensore raggiungendo il piano del mio ufficio.

Il mio telefono riprese a squillare ancora, uscii dall'ascensore e mi avviai verso il mio ufficio ignorando tutti i saluti dei dipendenti.

Chiusi la porta e risposi alla telefonata mettendo il vivavoce e poggiando il cellulare sulla scrivania.

"Era ora." disse lei.

Poggiai la borsa e mi accesi una sigaretta.

"Che cosa vuoi." dissi infastidita.

"Sarò in città fra pochi giorni."

Mi girai di scatto verso il telefono, che cosa?!

Ogni qual volta veniva a New York si creavano dei casini irreparabili nella mia vita, in passato era già successo molte volte.

"Non provare a metterci piede." dissi con tono intimidatorio.

"A presto." disse lei attaccando la telefonata.

Mi sedetti, spensi la sigaretta nel posacenere e portai le mie dita sulle mie tempie.

La mia infanzia non era stata affatto facile, mi sono tirata su da sola.

Ciò che mi girava attorno era solo contorno, un contorno senza alcun senso.

Tipo mia madre, più che madre era la matrigna cattiva con la differenza che avevo il suo sangue.

Ma non ci ho mai sofferto, stavo bene da sola, mi divertivo molto.

Ma nella mia famiglia c'erano spesso, quasi tutti i giorni scene di violenza verbale e fisica.

Mia madre è stata una donna che ha sofferto molto per via dei suoi compagni poco adeguati.

Ma l'unica cosa buona che è riuscita a fare bene è stata proteggermi.

Mi proteggeva sempre da qualsiasi cosa, era molto protettiva.

Scacciai via quei pensieri e mi misi a lavorare.