JANE FOX
Era davanti a me che mi supplicava di perdonarlo, perdonarlo certo. Sarei stata
completamente pazza se lo avessi perdonato.Mi slegò e mi mise delicatamente le mani dietro
la mia schiena e con una mano lo respinsi.
"Fermo." dissi con un tono duro ma sofferente.Misi una mano sul mio addome dolorante, sulle mie braccia si formarono dei lividi allucinanti.
Con un movimento molto lento, allungai il braccio prendendo la borsa.Afferrai il telefono al suo interno e mandai immediatamente la posizione a Rivera.
Le ferite iniziarono a pulsare, non ero una
che si lamentava per il dolore ma questo tipo
di dolore era lancinante per me.Avevo sempre avuto un altissima soglia del dolore ma il bastardo aveva calcato troppo la mano.
Lo vidi piangere davanti a me.Adrian Fox che piangeva.
Semplicemente patetico."Jane mi dispiace, non avrei dovuto."
Lo guardai con un sguardo tale da farlo allontanare da me in un millisecondo.Vidi Colin avvicinarsi: "Io non c'entro con tutta questa merda." mi disse guardandomi.
Adrian era un uomo diabolico, mi avrebbe fatto credere qualunque cosa pur di crearmi sofferenza.Inoltre non da Colin fare cose del genere, e se lo conoscevo bene non mi avrebbe mai toccata.
Feci un cenno indifferente e le porte si spalancarono con violenza.Rivera cambiò sguardo quando mi vide così, in quelle condizioni. "Vieni qui." dissi debole.
Prima che andasse a picchiarli entrambi doveva sapere che Colin ne era fuori.Si avvicinò a me: "Che cazzo ti hanno fatto?"
Nei suoi occhi c'era il fuoco, lo percepivo.
Tirai la sua testa verso di me e nello sforzo
uscì un gemito leggero dalla mia bocca.Ogni muscolo che muovevo si riversava sul dolore dell'addome. Mi avvicinai all'orecchio: "Colin non c'entra, sicuro al cento per cento." dissi per poi guardarlo. E continuai: "Non uccidere quell'altro."
Poggiò le labbra sulle mie e mi resi conto che quell'uomo avrebbe fatto di tutto per me.
Nonostante fosse una testa di cazzo, lui c'era.Si allontanò, buttò un occhiataccia a Colin e camminò verso Adrian. Lo afferrò dalla camicia e iniziò a torturarlo di pugni e calci.
Adrian urlava insulti contro di lui e Rivera faceva peggio. Lo lasciò steso sofferente e venne verso di me. Mi alzai a fatica, molta fatica.
I dolori interni mi stavano massacrando ma non volevo che nessuno vedesse quella sofferenza.
Provai a fare qualche passo con Rivera che mi teneva con una mano dietro alla mia schiena.Mi girai verso di lui e gli passai una mano tra quei capelli perfetti che sembravano fossero stati disegnati dall'artista migliore al mondo.
Era tenebroso ma aveva un cuore in fondo in fondo, un po' come me, molto ma molto in fondo.
Poggiai la mia testa sul suo petto e cademmo in un profondo abbraccio.Quell'abbraccio parlava da solo, non c'erano bisogno di aggiungere qualcosa.
Camminammo all'esterno, prima di uscire vidi Colin aiutare Adrian a rimettersi in sesto.Alexander mi aiutò ad entrare in macchina e uscimmo da quel posto, finalmente.
"Perché cazzo ha fatto una cosa del genere?"
"Perché sostiene che non sia stata abbastanza felice per Jacqueline, è incinta." risposi."Ora capisco perché quella reunion speciale." disse lui. Allungai una mano sulla sua e la afferrai, la guardai e intrecciai le mie dita tra le sue. Mi sentivo bene con lui.
Mi sentivo davvero bene, era in grado di difendermi e questo contava molto, più di tutte le altre stronzate. Era arrivato in pochissimo tempo.
Lui strinse a sua volta la mia mano e arrivammo a casa mia, entrò con l'auto e parcheggiò.
Scesi con delicatezza e Rivera mi aiutò ad entrare in casa. Schioccai le dita verso la domestica: "Un antidolorifico, subito." dissi."Vado a cambiarmi." dissi andando piano verso l'ascensore. Rivera si sedette in salone.
Entrai in ascensore e attesi l'arrivo.Gli uomini volevano vedermi soffrire, tutte le persone volevano vedermi in uno stato pietoso.
Riuscivo a mantenere della classe e finezza mista a sensualità anche quando mi stavano sprangando la pancia.Quell'uomo, se così si poteva definire, avrebbe passato l'inferno e mi sarei accertata personalmente che ogni giorno della sua vita avrebbe sofferto e sofferto fino alla morte.
Uscii dall'ascensore ed andai in camera, sfilai piano il mio vestitino e mi guardai allo specchio, il mio addome definito era pieno zeppo di lividi e segni rossi profondi.
Misi il mio pigiama di seta nero e mi pettinai i capelli, lavai i denti e uscii da quella stanza.
Mi diressi verso il mio studio e frugai tra gli scaffali finché la trovai finalmente.Era una crema per gli ematomi e conteneva una sostanza particolare molto forte che avrebbe fatto sì che quei segni in pochi giorni sarebbero andato via del tutto, era miracolosa.
La misi delicatamente su tutto l'addome e sulle braccia, mi andai a lavare le mani e poi entrai di nuovo in ascensore.
Fare le scale significava sentire dolore e, ne avevo sentito fin troppo. Le porte si aprirono e vidi Rivera fissare quel bicchiere sul tavolo perso nei suoi pensieri, lo era sempre.
Mi sedetti piano accanto a lui e presi la pillola e il bicchiere che la domestica aveva riposto sul tavolo, mandai giù tutto.
Mi accarezzò i capelli e ci stendemmo entrambi accoccolati sul divano. Le nostre labbra si incontrarono, un bacio delicato che pian piano iniziò a riscaldarsi un po' troppo.
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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️