JANE
Mi portò ad un angolo all'angolo di quella terrazza enorme e lussuosa.
Aveva gli occhi infuocati, non avevo mai visto quella rabbia in lui, era così diverso.
Mi sbatté in modo davvero forte e violento contro la parete che separava l'interno con l'esterno.
Dalla mia bocca uscii un leggero gemito finché non sentii la sua voce accanto al mio orecchio: "Se tu lo porti via, ti ammazzo."
I miei sensi si abbandonarono, era come se qualcuno mi avesse investito seduta stante in quel preciso istante.
Invece ero viva e vegeta e l'uomo che avevo amato follemente mi aveva promesso di farmi fuori.
La cosa non mi dispiaceva tanto perché sarebbe stato divertente, molto.Ma sentire quelle parole dalla sua bocca mi lasciarono interdetta. Lo guardai negli occhi senza fiatare.
"Hai capito figlia di puttana?" mi disse alzando il tono della voce. Gli diedi uno schiaffo.
Uno schiaffo fortissimo che racchiudeva tutta la mia rabbia, la mia frustrazione nei suoi confronti.
"Non ti immischiare." dissi con fare glaciale.
Mi afferrò dal collo facendomi sbattere la testa contro il muro, non lo riconoscevo.
Sentii una forte fitta all'interno del mio cranio."Che cosa sei diventato." mormorai mentre compieva quell'atto che non gli apparteneva.
Notai che mi guardò e si avvicinò ancor di più al mio viso: "Ti ammazzo se lo porti via." disse con un tono ignobile e irrispettoso.
"Allora preparati psicologicamente per farmi fuori." dissi con tono tagliente schivandolo e allontanandomi.
Mi passai una mano tra i capelli senza mai girarmi all'indietro.
Una volta arrivata dall'altro lato della terrazza vidi Jacqueline avvinghiata ad Adrian che si abbracciavano e suo marito che lo consolava stando vicino a lei.
Al mio arrivo si staccarono e mi guardarono.
Feci segno ad Adrian di muoversi, vidi Jacqueline accasciarsi a terra e urlare i peggio insulti nei miei confronti, non mi interessava.Lo presi da dietro la nuca e lo feci entrare nell'ascensore, premetti l'ultimo pulsante ed estrassi una pistola puntandogliela.
"Niente passi falsi." dissi rigida.
Non mi guardò e non parlò, al tintinnio dell'ascensore misi a posto la pistola e uscimmo fuori dal ristorante attraversando gli interni.Lo feci entrare nella mia Ferrari, Rivera vedendomi accelerò e si diresse al capannone.
Entrai in auto anch'io e misi in moto."Voglio che tu sappia che sarai per sempre il mio fiore più bello." disse guardandomi.
Incrociai il suo sguardo, misi in moto e ignorai quella frase e accelerai in preda alla furia.
Durante il tragitto qualcosa scattò in me, cosa stavo facendo? Dovevo infliggergli qualche coltellata e allora? Cosa cazzo sarebbe cambiato?Vendicarmi per le percosse che aveva dato a me? Certo sì ma non sarebbe cambiato nulla.
Frenai di botto dando un forte pugno allo sterzo, feci inversione e sentii: "Che stai facendo?"
"Non parlarmi." dissi infuriata.
Rientrai nel centro di New York e guidai fino al suo locale, frenai accanto all'entrata e dissi: "Vattene."Si girò verso di me: "Vedi che in fondo un cuore lo hai anche tu?"
Urlai: "Fuori da qui cazzo!"
Scese dall'auto e lo vidi rientrare dentro.
Chiamai Rivera al telefono e accelerai cambiando strada, dopo qualche squillo rispose."Dove sei?" disse.
"Piano annullato, vieni a casa mia." dissi attaccando.Il mio non era bene, bene per chi? Per un padre che si era rifatto vivo nell'ultimo anno? Anche no.
Non era bene ma sentivo di non doverlo fare, non sarei dovuta mai scendere così in basso toccando il fondo ma al prossimo sbaglio non ci avrei riflettuto.
Arrivai a casa e le guardie aprirono il cancello, percorsi il viale e parcheggiai.
Scesi dall'auto e notai quella di Alexander parcheggiata un po' più distante.
Entrai in casa e lo vidi in fondo al salone poggiato dinanzi alla grande vetrata che rifletteva la luce della luna, il grande prato e tutte quelle stelle.
Chiusi il portone e mi girai ancora verso di lui.
Lo raggiunsi camminando lentamente finché non arrivai a un metro dalla sua figura."Che cosa è successo?" chiese fissandomi.
"Adesso non importa." dissi mentre aprivo il mio cappotto che faceva intravedere un vestitino nero davvero corto.Girò attorno a me lentamente finché non mi baciò appassionatamente sbattendomi contro la vetrata. Feci scivolare giù il cappotto continuandolo a baciare senza mai prendere aria.
Infilò una mano dentro le mie mutandine iniziando il suo gioco preferito.
Mi morsi il labbro mentre ci guardavamo negli occhi, non distoglievamo mai lo sguardo.Spinse le dita in fondo dentro di me e dalla mia bocca uscii un gemito.
"Scopami." dissi con tono freddo e fermo.
Mi sollevò con violenza e dopo qualche minuti sentii il suo membro caldo e duro dentro di me.Inarcai la schiena mettendo le mie mani sulle sue spalle, iniziò a scoparmi mentre la mia schiena sbatteva continuamente contro la vetrata.
I miei gemiti si fecero sempre più sexy e carichi di passione e tenebre. I nostri baci divennero sempre più violenti e sbrigativi.
Finché non arrivammo entrambi al culmine.
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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️