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Continuò ad urlarmi ininterrottamente: "La gentilezza non ha mai fatto parte di te, la nobiltà d'animo tu non sai cosa cazzo sia! Ignori, inganni te stessa e ti sottoponi a torture mentali individuali ogni cazzo giorno della tua vita."

Stavo per dire qualcosa quando mi interruppe continuando: "Sai che c'è di nuovo? Tu non potrai mai essere felice."

Si girò allontanandosi mentre dissi: "Colin aspetta."

"Vai a fanculo Jane." disse urlando mentre rientrò nel locale.

Uscii dal parcheggio a vista privato e mi girai istintivamente a sinistra e chi c'era poggiato ad un muro? Rivera e il vecchio Adrian.

Li ignorai altrimenti avrei commesso un altro omicidio ed entrai dentro, mi sedetti al mio tavolo e continuai a bere.

Il dj iniziò a parlare: "Ecco signori stasera oltre a festeggiare il nostro Colin scopriremo il sesso del suo bambino!"

"La serata perfetta." dissi bevendo l'ultimo sorso, presi la bottiglia e riempii fino all'orlo del calice.

Poggiai la schiena allo schienale, accavallai le gambe e continuai a bere. Nel frattempo Rivera e Adrian rientrarono, era tutto così strano.

Mi girai verso Colin che sorrideva felice accanto al suo nuovo amore mentre mi chiedevo il perché di questa mia reazione, certo sì è stato molto coraggioso e sfacciato ma me ne sarei potuta fregare e invece non l'ho fatto.

Rivera si risedette fissando Colin e il dj riprese: "Al mio tre sarò io a rivelare il sesso del nascituro!"

Tutti iniziarono a fare il countdown e il mio sguardo non si spostava da lui, non si spostava da quel sorriso felice ed affascinante.

"È un bel maschioneeee!" disse il dj e tutti iniziarono a festeggiare e ripartì la musica.
Proprio quel maschio che avremmo avuto noi, era maschio, il maschio che ho sempre voluto.

Si girò verso di me per poi girarsi verso di lei.
"Jane." mi disse Rivera facendomi girare verso di lui.

"Tuo padre vorrebbe parlarti più tardi."
"Alexander è troppo per oggi, domani tornerò e potrà parlarmi."

Annuì senza obiettare e io finii tutto lo champagne.

Mi alzai sistemandomi il cappotto, presi la borsa e senza salutare né guardare nessuno uscii fuori, sentii Rivera chiamarmi più volte ma non mi girai mai in nessuna di queste volte.

Mandami un sms al mio autista e nel mentre che attendevo il suo arrivo mi feci una passeggiata nel centro.

Quell'atmosfera che risvegliava in me quelle emozioni congelate e represse.

Guardai il cielo stellato, fissai i grandi lampioni, i grattacieli e quei palazzi immensi.

Pensai a quei mesi così belli, ero incinta di quel bimbo che nelle ecografie era così carino e piccolo.

Le lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso, ero inerme e non ce la facevo più.

Era come se tutto fosse fatto appositamente, ero sempre stata una donna forte con gli attributi ma questa serata era stata terribile.

Il mio autista suonò il clacson ed andai verso l'auto, entrai e il tragitto fu silenzioso e pesante.

Entrai dentro casa e consegnai cappotto e borsa alla domestica, salii al piano di sopra e man mano che salivo gli scalini mi tolsi i tacchi a spillo.

Mi sentivo male fisicamente ed emotivamente, entrai in camera mia chiudendo la porta ed entrai subito nel mio bagno.

Mi legai i capelli e mi accovacciai verso il water, vomitai tutta la notte non chiudendo mai occhio.

Mi sembrò di ritornare indietro nel tempo, dopo la perdita del bambino vomitavo tutte le notti per il forte stress.

Suonò la sveglia e invece che essere nel letto ero seduta a terra accanto al water priva di forze.

Mi alzai a fatica ed ebbi subito un forte giramento di testa, afferrai la maniglia della porta mantenendomi.

Presi il telefono su un mobile vicino e chiamai il mio medico, la mia vista era leggermente ombrata e mi sentivo così debole.

"Jeffrey vieni a casa, ho vomitato tutta la notte, ho bisogno di flebo." attaccai subito, presi il mio pigiama in seta scollato e me lo misi.

Il telefono iniziò a squillare ininterrottamente ed era Rivera, tolsi la suoneria senza mai rispondere a una telefonata, mi stesi nel letto e attesi.

Mi tornò in mente il momento in cui persi il bambino, la mia freddezza anche in quella situazione fingendo che io stessi bene.

Avevo soffocato ogni emozione senza mai versare delle lacrime per quel giorno, lo tenni in braccio morto e lo fissavo continuamente.

Le prime lacrime le avevo versate ieri sera, la verità sbattuta in faccia non è mai piacevole, la si può scansare ed evitare all'infinito ma prima o poi arriverà il momento di guardarla in faccia.

Il dottore entrò in camera con tutta l'attrezzatura e con la sua valigetta: "Jane non devi assolutamente alzarti per niente al mondo, ora farai due flebo una dietro l'altra m e solo se stasera ti sentirai bene potrai alzarti. Se hai appetito mangia altrimenti no."

"Ok." dissi solo e mi alzai la manica del pigiama, il medico inserì l'ago bloccandolo e collegò la flebo.

"Chiamami in qualsiasi momento." disse uscendo.
Mi addormentai fissando il soffitto, caddi in un sonno profondissimo.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora