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Parcheggiò in un parcheggio a pagamento pieno di auto lussuose, di fronte a questo parcheggio c'era un grande Hotel con zona bar con discoteca.

Esternamente era tutto in marmo dorato e nero, molto carino come posto.

Attraversammo la strada ed entrammo dentro, entrammo nella zona bar e maggior parte della gente ballava e beveva a più non posso.

Ci sedemmo ad un tavolino poco distante dalla pista e dal bancone bar. Arrivò subito un cameriere: "Cosa desiderate signori?"

"Per me qualcosa di forte, fai fare a Simon."
"Mh per me Champagne francese." dissi io.
Il cameriere annuii e si allontanò.

"Ti piace questo posto?" mi chiese con tono indagatore. "Non male." risposi guardandomi intorno, presi una sigaretta e la accesi fumando.

Vidi un uomo di spalle vestito total Versace, brizzolato pieno di bracciali e catenine d'oro.

Notai in particolare le mani tutte tatuate compreso parte della nuca.

Arrivò il cameriere, presi la bottiglia e riempii il mio calice, iniziai a bere a piccoli sorsi.

Accavallai le gambe, poggiai la schiena allo schienale della sedia e con la mano destra mi gustavo l'ottimo champagne.

"Amavi tua moglie?" gli chiesi guardandolo.

"La amavo sì, ma ero un uomo diverso prima." mi rispose bevendo un sorso per poi riprendere: "Non riflettevo sulle mie azioni, le facevo e basta."

Si avvicinò un uomo al tavolo, chiamò in disparte Rivera, che si alzò tranquillamente e lo seguì.

Mi sentivo osservata, molto osservata, ma continuai a bere con calma e tranquillità.

Un mio ex collega professore si avvicinò al mio tavolo, avevamo lavorato insieme circa sei anni fa ed andavamo molto d'accordo: "Jane!! Cazzo la celebrità del momento!"

Mi alzai e ci salutammo: "Come stai Jack Noland?" gli dissi ridendo.

Ci continuammo ad abbracciare e incominciammo a ricordare i vecchi tempi quando arrivò Rivera, ci fissò e si sedette.

Feci fare una giravolta a Jack e iniziammo a ridere fino a sentirci male, era sempre stato un buon amico con me, nonostante non mi fidassi.

"Cazzo il tuo amichetto...l'ho visto sui giornali."
"Noland è il mio socio in affari ed è etero." gli dissi provocandolo e facendogli un occhiolino, a Jack piacevano gli uomini.

"Mmhh anche il proprietario di questo posto meraviglioso, niente male." disse ridendo.

Mi incuriosii e gli chiesi: "Chi è il proprietario?"
"Adrian Fox cara, siete parenti per caso?"

Lo guardai, nascosi tutte le mie emozioni e rabbia e risposi tranquillamente: "Non so chi sia, Jack chiamami una sera di queste, adesso si è fatto tardi."

"Contaci." mi rispose dandomi un bacio sulla guancia e allontanandosi verso la pista.

Mi girai verso Rivera: "Che cazzo di problemi hai razza di decelebrato!"

Mi sedetti e lo guardai fredda in tutto e per tutto: "Lo avresti scoperto no?" disse lui mentre lo indicò con un dito, era in fondo alla mia destra seduto a fumare con una donna e un uomo, era proprio l'uomo che avevo notato prima.

"Alexander andiamo via." gli dissi fissandolo.

"Jane rilassati ok? Non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti, lui è qui e allora?" disse lui.

"E allora io non voglio vederlo." risposi perentoria.
"Bevi che ti passa."

"Tua sorella." risposi istintivamente.

Vidi il suo sguardo cambiare: "Ripeti."
"Tua sorella." dissi guardandolo negli occhi.

"Non nominarla o.." lo interruppi: "Mi ammazzi?"

Si alzò di scatto e lo vidi entrare nella toilette, continuai a bere e avevo quasi finito la bottiglia di champagne, mi accesi una sigaretta.

Che melodrammatico quell'uomo, ero così nervosa che mi alzai e mi passai una mano tra i capelli, bevvi l'ultimo sorso di champagne e presi la borsa, mi girai e mi scontrai contro il petto di Rivera: "Cazzo sei sempre dietro di me?!" dissi alzando il tono della voce.

"Cosa cazzo mi stai urlando?" disse lui con tono glaciale e autoritario.

"Cosa cazzo mi porti in questo posto?! Sei così imbecille o ti impegni per esserlo??" dissi mantenendo un tono di voce alto.

"Sai Rivera ti ho dato quel posto perché hai fiuto, perché sai cavartela ma con questi giochetti non avrai lunga vita, vedi di finirla o te ne andrai." gli dissi dandogli una spallata.

Vidi alcune persone guardarci, vidi la figura di quell'uomo girarsi verso di noi, ma non ci feci molto caso.

Andai verso la toilette ed entrai nel bagno donne, mi chiusi dentro e diedi un forte pugno al muro.

Mi passai una mano tra i capelli e mi accesi una sigaretta, uscii dal bagno fumando.

Notai che Rivera e Adrian stavano parlando fuori dal locale, uscii fumando e si girarono entrambi verso di me.

Adrian, mio padre, mi guardò dalla testa ai piedi e ci guardammo negli occhi, lo guardai con quel mio sguardo glaciale e freddo.

"Andiamo." mi disse Rivera.

Lo fulminai con lo sguardo e mi girai allontanandomi mentre fumavo l'unica cosa fedele che mi rimaneva nella mia vuota vita.

In fondo alla strada arrivò il mio autista, entrai nella macchina e accelerò subito.

"Signora ho recuperato la sua auto, era parcheggiata in azienda." disse l'autista.
"Grazie." dissi guardando fuori dal finestrino.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora