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JANE

La mattina dopo era al piano di sotto a fare colazione con il mio monotono caffè.

Iniziarono ad arrivarmi molte notifiche di testate giornalistiche.

Dopo esser andata da Rivera, la sera prima, mi vidi con un uomo e non diedi molta importanza ai paparazzi.

Vidi la foto.

Sorrisi compiaciuta e lessi le varie descrizioni giornalistiche: "La Fox pronta a voltare pagina

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Sorrisi compiaciuta e lessi le varie descrizioni giornalistiche: "La Fox pronta a voltare pagina.

Jane Fox avvistata con un altro uomo. La Fox intenta a baci passionali nel centro di New York."

Spensi il telefono e finii il mio caffè e mi alzai, andai di sopra e mi specchiai a lungo.

Trucco impeccabile, capelli perfetti, jeans nero a zampa molto aderente, body di pizzo scollato con un blazer nero sopra di esso con tacchi a spillo rigorosamente neri.

Presi gli occhiali e una borsa Chanel ed uscii di casa.

Mi rivolsi al mio autista: "Vorrei le chiavi della Lamborghini Urus."

Era l'auto che raramente aveva guidato John, era sua ma mi era sempre piaciuta.

Era nera opaca con tettuccio dorato, colore dei cerchioni anch'essi dorati insieme alla targa.

L'autista mi diede le chiavi, le presi e mi avvicinai all'auto, entrai e misi in moto.

Vidi un po' delle sue cose sparse nel portaoggetti, presi una chewing-gum, erano le sue preferite.

Accelerai, percorsi il viale e misi una canzone dal mio telefono collegato all'auto: Glory Box.

Uscii dal cancello e guidai fino al centro, misi gli occhiali da sole e mi accesi una sigaretta.

Iniziarono tutti a fotografarmi, sia passanti che uomini e donne in auto.

Parcheggiai accanto al marciapiede accanto alla mia azienda, scesi dall'auto e diedi la chiave a una guardia che mi aspettava lì fuori.

I paparazzi e giornalisti si avvicinarono: "Jane chi era l'uomo di ieri sera? Fox crede che riuscirà a riamare un uomo dopo suo marito?"

Entrai dentro ignorandoli, entrai in ascensore ed ero molto in ritardo.

Dopo pochi minuti si aprirono le porte, uscii e mi avviai nel mio ufficio, come mi videro passare abbassarono tutti il capo.

Chiusi la porta del mio ufficio e posai la borsa e gli occhiali da sole, mi passai una mano tra i capelli e buttai il chewing-gum.

Bussarono alla mia porta: "Avanti." dissi fredda e seccata.

"Signora Fox c'è riunione, la stiamo aspettando."

Lo guardai squadrandolo dalla testa ai piedi, mi avvicinai alla porta ed uscii dandogli una spallata.

Percorsi due corridoi fino ad arrivare alla sala riunioni.

Entrai e tutti mi rivolsero un saluto.

Rivera era seduto accanto alla mia sedia, non batté ciglio, non si girò per guardarmi e non rivolse parola.

Mi sedetti accanto a lui, mi girai guardandolo e lui prese la parola: "Iniziamo." disse autorevole come suo solito.

"Signora Fox e Signor Rivera ho fatto firmare le collaborazioni con marchi importanti italiani e ci sarà un incontro tra settimane o qualche mese."

Rivera prese parola prima che parlassi interrompendomi: "Bene."

"Benissimo Smith." dissi rivolgendomi al direttore. "Altro da aggiungere?" chiesi.

"No Signora, ci stiamo impegnando tutti al massimo." dissero alcuni.

Annuii e rimasi seduta mentre il resto delle persone uscivano fuori da quella sala.

Rivera stava per alzarsi quando lo fermai tenendolo dal braccio: "Siediti." dissi.

Mi prese il braccio con violenza e me lo tolse, rimasi a fissarlo freddamente: "Vai a fanculo." disse lui uscendo dalla sala.

Mi passai una mano tra i capelli, diedi un forte pugno al tavolo in vetro ed uscii da quella sala.

Attraversai i corridoi ed entrai nel mio ufficio chiudendo la porta, riempii un bicchiere di scotch e lo bevvi tutto d'un sorso.

Mi sedetti sulla mia poltrona e giochicchiai con una penna.

Dopo ore e ore di lavoro era quasi sera, il tramonto trapassava dalle vetrate dell'azienda e chiusi l'ultima cartella riponendola nella libreria.

Mi alzai sistemandomi, presi la borsa e gli occhiali da sole e andai verso l'ascensore.

Dietro di me c'era Rivera pronto ad andarsene, entrammo insieme nell'ascensore.

Iniziai ad avvertire delle forti fitte al petto nella zona cardiaca, poggiai la schiena alla parete dell'ascensore.

Rivera si girò: "Che hai." disse fissandomi.
"Mh non lo so." il mio respiro si era fatto affannato. "Andiamo in ospedale." disse.

"Non è necessario, sarà stress." risposi uscendo dall'ascensore camminando con calma.

Rivera uscì prima di me facendo allontanare i paparazzi, lo vidi prendere dalla guardia le chiavi della mia auto ed entrò mettendo in moto.

Uscii dall'azienda facendo finta di niente ed entrai in auto.

"Grazie." dissi glaciale.

Rimase in silenzio mentre continuava a guidare.

"È passato." dissi con tono più rilassato.

Erano delle fitte così irritanti e dolorose.

"Bene." esordì Rivera.

"Vai al Fox's." dissi mentre mi accendevo una sigaretta.

Fece come dissi e dopo un po' parcheggiò nel parcheggio privato del locale.

Scendemmo dall'auto, attraversammo la strada ed entrammo dentro.

Adrian ci accompagnò ad un privè su un soppalco del locale dove c'eravamo solo noi e si poteva vedere il locale dall'alto.

"Fai il solito." disse Rivera ad Adrian che si allontanò.

"Vai a fanculo." dissi fissandolo e ripetendo le parole che mi aveva detto precedentemente in azienda.

"È il minimo." rispose irritato.

"Alexander non mi innamoro facilmente di un uomo." dissi guardandolo.

"Non mi importa la durata dell'attesa." ribatté guardandomi negli occhi con quello sguardo succinto e furbo.

"Ti stai dando da fare in questo periodo." disse irritato, riuscivo a captare la sua voglia di spaccare tutto.

"Sono single." dissi accendendomi una sigaretta.
"Sei sempre stata single."

Lo guardai alzando un sopracciglio e feci qualche tiro.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora