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JANE

Era suo figlio, rimasi immobile a fissare la vista.

Non riuscivo a fare altro, non volevo o non si sarebbe potuto più alzare da terra.

"Come avrei potuto dirtelo, sapendo come sei fatta, sapendo come sei cresciuta?"

"Dimmi tutto adesso o giuro che ti prendo e ti spacco la faccia." dissi infuriata cercando di rimanere neutrale.

Ignorai totalmente la presenza di quel russo del cazzo e aspettai che iniziasse a parlare.

"Lasciai tua madre e lasciai anche te all'epoca, rimpiango ogni giorno questa mia scelta. Conobbi un altra donna e con lei ebbi Vladimir e sua sorella Kassandra."

Mi accesi un altra sigaretta continuando ad ascoltare ma dentro di me stavo morendo.

"Li ho cresciuto insieme a sua madre e poi ho divorziato anche con lei, ho conosciuto un altra donna e insieme abbiamo avuto altri tre figli: Jack, Sylas e Alex."

"Ci sei sempre stato per loro?" chiesi guardandolo.

Lo guardai non con uno sguardo deciso, ma con tutte le mie difese abbassate.

Quei muri erano crollati dopo quelle rivelazioni.

"Si, ho fatto del mio meglio. Ho provato ad esserci anche per te ma mio fratello e tua madre non me l'hanno mai permesso."

Mi limitai ad annuire, distolsi lo sguardo e mi allontanai, camminai verso il tavolo.

"Jane aspetta."

Disse raggiungendomi e prendendomi dal polso.

"Non devi toccarmi."

Tolsi il mio polso dalla sua presa e afferrai la mia Prada.

Vidi l'uomo alzarsi e venire verso di me, con un passo lento e deciso, quasi felino.

"Siediti." mi disse con un forte accento russo.

Non mi mossi di un centimetro, non era nessuno per dirmi cosa avrei dovuto fare.

"Jane ti consiglio di sederti." disse Adrian.

Altrimenti cosa mi avrebbe fatto? Che paura.

Mi avvicinai al suo corpo, perfettamente in sintonia con il suo essere.

Alto, corporatura forte e il viso che lasciava poco spazio alla fantasia.

Lo guardai con fare provocatorio.

"Idi k chertu." (Vai all'inferno) gli dissi.

Non ebbi neanche il tempo di riprendere fiato dopo quella frase da me detta.

Mi ritrovai con due mani al collo a terra.

La mia schiena chiedeva pietà ma il mio fiato e la mia gola ancor di più.

Non avevo un viso sofferente, anzi, lo provocai facendogli capire che non me ne fregava nulla.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora