JACQUELINEEro agitata di incontrare mia madre dopo tre lunghi mesi senza alcun tipo di contatto ma io vedevo le foto che le venivano fatte dai paparazzi, in particolare quella del bacio con Alexander.
Le porte di quell'ascensore si aprirono e vidi gente indaffarata correre qua e là, fermai una ragazza: "Dov'è l'ufficio di mia madre Jane?"
"Salve, prosegua questo corridoio dritto, poi giri a destra e ci sono tre porte, quella centrale." disse.
Annuii e seguii le sue indicazioni, arrivai davanti a quella porta e bussai due volte: "Avanti." sentii.
Quel tono freddo che non cambiava mai.
Entrai e non alzò nemmeno lo sguardo, forse pensava fossi qualche dipendente che le rompeva.
Chiusi la porta dietro di me e la guardai: "Ciao."
Vidi che alzò lo sguardo di scatto fino ad alzare il capo e guardarmi: "Ciao, cosa fai qui?" mi chiese un po' sorpresa.
Lessi nei suoi occhi che probabilmente non si aspettava la mia visita.
Mi sedetti sulle sedie difronte alla sua scrivania.
"Non sono qui per un rappacificamento ma per dirti come la penso su questo matrimonio." dissi.
La vidi guardarmi con quello sguardo felino pronto ad attaccare ed appoggiò la schiena allo schienale lentamente fissandomi.
"Non dovresti sposarlo, soffriresti." dissi.
La guardai e continuai: "Amavo mio padre ma non lo amavo per come ti trattava, beh io penso che quest'uomo possa essere peggio mamma."
"Cosa te lo fa pensare?" mi chiese.
"Ogni sera esce una sua foto con donne diverse, ritorneresti indietro in un matrimonio nel quale non ti sentivi amata tantomeno rispettata."
"Capisco." disse distogliendo lo sguardo da me.
"Tu vuoi sposarlo? Senti di volerlo?" gli chiesi.
Si alzò senza fiatare e si accese una sigaretta e iniziò a camminare lentamente per il suo ufficio.
"Non voglio parlarne Jacqueline." disse.
"Tu con me non vuoi mai parlare." dissi soffocando una lacrima che voleva uscire.
"Jacqueline basta." disse continuando a non degnarmi di uno sguardo.
Mi alzai iniziando a sbraitarle contro, ero stufa, ero stanca di questo trattamento e io lo facevo per lei, per farla stare bene e mi sembrava a volte che la madre tra le due fossi io.
Le urlai: "Lo faccio per te, lo faccio per una madre felice che non ho mai avuto, per un futuro migliore. Lo faccio perché voglio che tu sia amata da un uomo come si deve. Voglio che tu viva bene porca troia cosa non capisci?!" dissi dando un calcio alla sedia.
"So quello che faccio e soprattutto il perché di tante mie azioni!" ricambiò urlandomi.
"Allora ti auguro lunga vita e mi auguro con meno corna! Chiaro?!" gli dissi.
"Fuori!" mi gridò alzando di più il tono.
In quel momento entrò Rivera con dei fogli in mano, lo squadrai dalla testa ai piedi, chiuse la porta e ci guardò: "Si litiga qui?" disse arrogante.
"Guarda che faccia tosta che hai, non hai capito ancora niente tu, continua a vivere nel tuo mondo di merda fatto di lavoro, soldi e uomini, come hai sempre fatto." dissi uscendo e sbattendo la porta.
Scesi giù, andai in auto scansando i paparazzi e accelerai, non volevo più saperne nulla, di lei, della sua vita e della sua infelicità.
Ero in zona, mi fermai al ristorante di Colin, parcheggiai e scesi velocemente.
Non avevo più un padre e mi mancava come l'aria ogni secondo della mia vita.
Quella sera, quando mi videro su quel balcone di quella villa tra cocaina, alcool e un ragazzo lui non andò via con mia madre, rimase qualche ora con me.
Sarà un dialogo che non dimenticherò mai, mi ha insegnato valori di vita Colin in due ore che non mia madre in quasi vent'anni.
Entrai nel ristorante, mi guardai intorno cercandolo con lo sguardo, i nostri sguardi si incrociarono.
Venne subito verso di me, ero vicino all'ingresso.
"Che succede?" mi disse.
"Possiamo andare in un posto privato?" chiesi."Seguimi." disse indicandomi una porta, entrammo in un corridoio privato e mi fece entrare nel suo ufficio privato.
Mi sedetti su una delle poltrone e lui si sedette accanto a me.
Lo guardai: "Non voglio che lo sposi, non sarà felice." dissi con le lacrime agli occhi.
Si avvicinò chinandosi verso di me e premette il suo dito sulla mia guancia asciugando una delle tante lacrime che scorrevano.
"Non devi preoccuparti, sai perché? Se conosco bene tua madre lo sta facendo per una ragione ben precisa, lo spero." mi disse.
"Lei non ha risposto alla mia domanda se volesse realmente sposarlo." gli dissi continuando a singhiozzare senza sosta.
Mi accarezzò i capelli: "Allora la conosco bene, c'è un motivo preciso, stai tranquilla."
Mi alzai, lui si raddrizzò alzandosi, misi le mie braccia attorno a lui abbracciandolo poggiando la mia testa sul suo petto.
Mi strinse così forte in quell'abbraccio restituendomi la forza.
"Non mi dà buone impressioni, ho paura possa farle del male." dissi asciugandomi le lacrime.
"Tua madre ha deciso di ignorarmi in questi mesi, ho provato a contattarla." mi disse staccandosi.
"Lei ti ama." dissi istintivamente.
Vidi il suo sguardo cambiare: "Jacqueline io non credo."
"La mamma è diversa con te, non è come con tutti gli altri, lo vedo." dissi sorridendogli.
"Lei sparisce per dimenticare, lei si allontana non capendo che così facendo si auto infligge altre coltellate aumentando il suo rancore, rabbia e tristezza." dissi e Colin subito riprese: "Può essere, ma quando tua madre ama non lo fa
vedere, non lo so." disse incerto."Cerca di parlarle, lontano da quel porco." dissi.
Venne verso di me abbracciandomi e ricambiai con dolcezza quell'abbraccio stupendo.
"Mi dispiace di non esserci stato." disse accarezzandomi i capelli. "Non è colpa tua." dissi.
Ci staccammo ed uscii da quell'ufficio per poi uscire dal ristorante, entrai in auto e partii.
Era tutto incasinato ma speravo che un giorno tutto sarebbe potuto ritornare al suo posto.

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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️