Prendemmo posto, gli stessi del giorno prima.
Regnava il silenzio, si sentivano solo i rumori del motore che iniziava a prendere quota.Mi misi comoda, evitai di guardarlo o di girarmi nella sua direzione.
Stesi completamente il sedile chiudendo una piccola tendina collegata al braccio del sedile.
Ero comoda finalmente, stesa e rilassata e mancavano ancora tutte e cinque le ore.
Volevo dormire ma avevo troppi pensieri in testa, perché mai voleva portarmi in una delle sue case in montagna lontano da tutto e tutti?
C'era qualcosa che non andava, ma in fin dei conti per fortuna Logan me l'ha subito comunicato.
Non mi preoccupava come uomo, nessuno mi aveva mai preoccupato, sapevo difendermi fisicamente e con la dialettica.
Non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare da tutto ciò, era tutto così teso e interrogativo.
Dopo che quei pensieri cessarono mi addormentai finalmente, abbandonai le difese e caddi in un sonno profondo.
DOPO TRE ORE...
Mi svegliai, mi sentii rigenerata e come nuova.
Mi alzai continuando a non guardarlo, presi la mia borsa e andai in bagno chiudendomi dentro.Presi dalla borsa il mio spazzolino da viaggio con un mini dentifricio e mi lavai i denti.
Presi vari trucchi da dentro la borsa e mi risistemai il trucco.
Mi guardai allo specchio, presi la borsa e uscii da quel bagno, alzai il sedile, tolsi la tendina e mi sedetti. "Ti senti bene?" disse con quel tono duro e antipatico. "Benissimo." risposi con altrettanto tono.
Dopo due ore finalmente l'aereo atterrò, ore di silenzio e noia estrema da tagliarsi le vene.
Scendemmo giù, feci segno a una guardia di darmi la mia valigia, la presi e iniziai ad allontanarmi con il mio telefono anziché andare nel SUV di Rivera.
"Jane!" urlò venendo verso di me.
Lo guardai senza dire niente: "Forza andiamo." continuò lui. "Sto chiamando il mio autista." risposi freddamente.
Mi tolse il telefono dalle mani, prese la mia valigia e gli fece fare un volo verso una guardia che fortunatamente la prese al volo. "Ma che cazzo di problemi hai?!" dissi alzando il tono della voce.
"Devi venire con me." disse lui prendendomi dal polso e trascinandomi verso il SUV mentre urlavo il suo nome.
Mi mise di forza dentro la macchina insieme a lui e l'autista partì.
Gli diedi una gomitata fortissima in viso vicino all'occhio: "Che cazzo vuoi da me." dissi mentre lui mi guardò inferocito con il sangue colante dallo zigomo.
Vidi che si trattenne dal farmi del male e fece segno innervosito all'autista di accelerare.
"Dammi il telefono." dissi con tono autoritario.Si avvicinò a me guardandomi negli occhi: "Chiudi quella cazzo di bocca o non arrivi a domani." disse lui, continuai prontamente: "Non ci arriverò, non mi importa."
Gli guardai le labbra per poi ritornare sui suoi occhi, lui fece lo stesso ma si allontanò ritornando al suo posto.
Guardai fuori dal finestrino ed era pieno di alberi altissimo, un viale lunghissimo uscito da un film horror, vidi questa villa immensa tutta in nero stile moderno circondata da migliaia di guardie vestite anch'esse in nero.
Scendemmo dalla macchina e mi accesi nervosamente una sigaretta sotto i suoi occhi.
Mi prese dal braccio facendomi entrare in casa con lui, era una casa meravigliosa.
Era pieno di candele accese sui mobili, luci soffusi e camini moderni ovunque.
Arrivammo in un punto della casa con vista su boschi enormi e con un tavolino per due allestito con cibo appena servito e una candela dove accanto c'era del vino.
Fece segno di sedermi, tentennai un po' nel farlo ma poi mi sedetti, eravamo di fronti uno all'altro.
Mangiammo e bevemmo, senza mai dirci una parola ma scambiandoci sguardi continuamente.
Non sapevo cosa significasse tutto questo.
"Forza parla." dissi incitandolo a farlo parlare, sapevo che avesse qualcosa da chiedermi."Socio nella tua azienda, tu hai il 100% delle entrate, io voglio il 20."
Lo guardai sorridendo come se già lo sapessi: "Sei un mafioso, comprometteresti tutto." risposi.
"Nessuno sa quello che faccio, sanno solo che sono un uomo molto potente, non solo a New York." ribatté lui continuando a fissarmi.
"Quelli come te, con me non riescono a giocare. E sai perché? Perché io so giocare meglio, ho fiuto."
"Jane sto abbandonando questo mondo di armi e assassini, potrei non lavorare a vita ma i soldi non bastano mai." rispose lui.
"Ci penserò." risposi bevendo.
"Conosco molto bene tuo zio, William Fox." disse lui per poi continuare: "È il fratello di tuo padre?"
Mi sistemai sulla sedia per poi riprendere a guardarlo: "Sì." risposi freddamente con quel gelo negli occhi, nella voce e sul volto."Jane so molto sulla tua vita." disse continuando a guardarmi: "Non lo hai mai conosciuto?"
"So solo il suo nome, ho solo una sua foto e una giacca che dimenticò." risposi per poi prendere il calice e bere l'ultimo sorso di vino.
"Adrian Fox è vivo e vegeto." mi disse.
Feci segno di fermarsi: "Non voglio saperlo.""Dovresti, ha una storia molto interessante." ribatté lui. "Lo conosci?" chiesi.
"Sì, è molto noto in Italia." rispose lui.
"Dove vive?""Ha varie proprietà, molti Hotel a New York, appartamenti di lusso e ville a Hollywood, attualmente vive in un appartamento nel centro di New York."
Lo guardai senza proferire parola, mio padre era vivo dopo tutti quegli anni, ma non mi importava, certo era mio padre ma non me ne fregava assolutamente un cazzo di niente.

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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️