Jane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende.
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Accese la mia sigaretta e tolsi la mano dalla sua.
"Mi dispiace."
Dissi girandomi verso i suoi occhi più chiari dei miei.
Non lo dicevo mai nella mia vita, assolutamente mai, neanche se sapevo di aver sbagliato, ma sentivo di doverglielo.
"Lo so." rispose.
Tirai dalla mia sigaretta continuando a sentirmi una stronza del cazzo, lo ero.
"È cresciuto bene, certo ha sempre fatto domande perché era curioso di sapere perché tutti gli altri bimbi camminavano in braccio alle loro mamme ed invece lui camminava in braccio a me o ad una delle mie guardie."
Era un dolore che conoscevo molto bene.
"Ora è grande e da circa tre anni sa, non la verità, ma che il lavoro ci ha allontanati."
"L'hai tirato su molto bene." dissi guardandolo.
Annuì e sfilò la sigaretta che tenevo tra le dita, fece qualche tiro e la spense nel posacenere.
"Sai, mi ha raccontato tante cose su di te tuo padre."
Chissà cosa.
"Oltre ad avere una prima azienda a livello mondiale fai anche fuori le persone, bello." disse guardandomi.
Mi rigirai lentamente guardando prima il suo viso affilato e perfetto, poi lo guardai negli occhi.
"Sei qui per tuo figlio, non per parlare della mia vita." dissi tagliente.
Mi guardò per un ultima volta e si alzò.
Se fosse stato l'uomo di vent'anni fa mi avrebbe riempita di parole, ma non lo fece.
C'era qualcosa di diverso in lui.
Si allontanò verso il tavolo dove c'era mio padre e il bel prezzemolo.
Era rimasto un bell'uomo, lo era sempre stato.
Mi alzai e sistemai i capelli, passando una mano tra essi.
Camminai con il mio portamento sicuro, raggiungendo il tavolo.
Presi la mia borsa.
"Vai già via?" chiese mio padre.
"Alzati." dissi con tono autoritario.
Si alzò fulminandomi con lo sguardo, ma a me poco importava.
Mi avvicinai all'ascensore e mi seguì.
"Cosa cazzo hai raccontato a Leonard sulla mia vita?" chiesi infastidita.
Non aveva alcun diritto di raccontare i miei fatti privati al primo che incontrava, anche se non lo era, rimanevano cazzi miei.