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JACQUELINE

Ero semi stesa, a casa mia, sulla mia poltrona preferita, nell'angolo rilassante della casa

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Ero semi stesa, a casa mia, sulla mia poltrona preferita, nell'angolo rilassante della casa.

Lo chiamavo così perché dietro di me c'era una grande vetrata che dava sul giardino.

Chiudevo puntualmente la tenda per dare un effetto soffuso.

Amavo accarezzare il pancione, qualche volta parlargli e raccontargli in che famiglia di matti si sarebbe ritrovata crescendo.

Guardai l'orologio che segnava le 19:30.

Avevo invitato Alexander a casa mia per parlare di quello che era successo la sera prima.

Se erano così violenti in pubblico e non si facevo alcun problema, non osavo immaginare in privato.

Il punto era che loro due insieme erano perfettamente perfetti quanto squilibrati.

Mia madre era stata davvero violenta, l'aveva spintonato e dato pugni facendogli uscire del sangue, non le assomigliavo proprio.

Era un periodo difficile per me, seppur pieno di felicità dato che sarebbe nata la piccola dopo pochi mesi.

Stavo divorziando.

Durante le ultime cene lui non c'era mai, l'ho sempre giustificato dicendo che si trovava a lavoro, non ho mai voluto raccontare la mia vita privata.

In realtà aveva avuto il trasferimento a Shangai, in Cina, per via del suo lavoro.

Ho scelto di divorziare, di distaccarmi completamente perché mi aspettavo che non accettasse, per l'amore che ci univa e per nostra figlia.

Lo credevo diverso.

Credevo che amasse quello che stavamo costruendo e ciò che il destino ci avrebbe riservato.

Ho notato il suo menefreghismo, dagli avvocati, nel parlare della bambina.

Così mia figlia non avrà il cognome di suo padre.

Sulle carte lui non vale nulla.

Mia figlia avrà entrambi i miei cognomi: Jane Fox-Gardner.

Penso sia perfetto così, soprattutto perché la chiamerò come mia madre.

I miei pensieri vennero interrotti dal campanello.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora