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JANE

Durante il tragitto iniziai a mettere i puntini sulle i, a lui importava la fama. Era una cazzata la storiella, la favola che in questi mesi aveva capito molte cose e in particolare una.

Ero nera, ero una bestia.

Le guardie aprirono il cancello e accelerai superando il viale e facendo scattare il turbo della macchina.

Parcheggiai e scesi dalla macchina lasciando telefono e borsa in macchina.

La domestica aprì la porta ed entrai urlando:

"Alexander!" la domestica stava per dirmi qualcosa quando urlai forte ancora: "Sta' zitta!"

Presi un vaso di vetro e lo lanciai contro una parete scheggiandola e il vaso si ruppe in mille pezzi.

Lo vidi scendere fissandomi.

"Che cazzo fai?" mi disse mentre si metteva una camicia aperta.

"Cos'è questa storia di un matrimonio? Stai scherzando?!" dissi con un tono di voce molto alto.

"Non urlarmi." disse freddo.

Mi misi le mani tra i capelli e camminai per il salone trattenendomi dal pestarlo e urlargli le peggio parole.

Si mise seduto comodamente e tranquillo con quel viso glaciale e iniziò: "Gioverà ad entrambi."

Mi girai verso di lui: "Non ti sposerò mai."

"Ah no?" disse lui con un sorriso saccente.

"Fox, tuo zio mi ha dato il via libera."

Mi passai una mano tra i capelli e continuai a fissarlo senza fiatare.

"Non rinuncerai mai a quell'azienda, di conseguenza se non accetterai sarà la prima cosa che perderai." disse glaciale.

"Perché vuoi fare questa grandissima cazzata?!" dissi irritata.

"Perché dobbiamo crescere, siamo in cima sì ma bisogna superare anche quella." disse alzandosi e camminando verso di me.

Si avvicinò molto fermandosi dietro di me: "In pubblico saremo uniti e affiatati, sarà un matrimonio a tutti gli effetti anche nel privato."

"Alexander nel privato si vedrà." dissi girandomi verso di lui. "Mh vedremo." disse lui.

Mi avviai verso l'ingresso quando mi tirò e urlai: "Non toccarmi cazzo!" sfilai il braccio e uscii sbattendo la porta.

Andai verso l'auto che avevo lasciato accesa e accelerai andando via.

L'azienda era la cosa più importante che avevo e a tempo debito mio zio avrebbe passato un pessimo quarto d'ora.

Guidai per molto tempo finché non decisi di tornare a casa.

Entrai e diedi la borsa alla domestica, ero stanca, mi feci un bagno caldo, misi il mio pigiama in seta ed entrai sotto le lenzuola dormendo dal lato di John. Strinsi le coperte e mi addormentai.

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RIVERA

Scesi fuori in giardino a fumarmi una sigaretta, avevo appena terminato un intervista alle ore nove, erano circa le dieci.

In quest'intervista annunciavo le nozze.

Doveva rassegnarsi, più opponeva resistenza più sarebbe stato peggio per lei.

Iniziai a ricevere migliaia di messaggi di congratulazioni e la notizia iniziò a diffondersi velocemente.

Finii di fumare e uscii dall'altro lato della mia Villa, entrai nella mia Lamborghini e misi in moto, ero vestito di tutto punto, giacca formale nera, camicia nera e pantalone classico nero con scarpe pitonate.

Misi gli occhiali da sole in oro e accelerai.

Avevo macchine di paparazzi che mi seguivano e accelerai molto facendo sentire il turbo.

Arrivai in fretta in centro e parcheggiai vicino al marciapiede dell'azienda.

Vidi la macchina di Jane avanti alla mia, era già in ufficio, scesi dalla macchina e iniziarono ad assalirmi di domande e foto: "Come è nata la vostra storia? Fino ad una sera fa lei era con un altro. Quando vi sposerete?"

Entrai senza dare alcuna risposta e mi avviai nell'ascensore.

Salii ai piani alti ed uscii, percorsi i corridoi ed entrai nell'ufficio di Jane e chiusi la porta dietro di me.

La trovai intenta a sfogliare fogli con degli occhiali da vista poggiati un po' più verso la punta del naso.

Rimasi folgorato, aveva un tailleur rosso fuoco, rossetto rosso e degli occhiali da vista neri che rendevano la sua immagina ancor più sexy.

Alzò lo sguardo e tolse gli occhiali poggiandoli sulla scrivania: " Dimmi." mi disse fredda.

"Hai letto l'intervista?" gli dissi avvicinandomi alla scrivania. "No." rispose.

"Dovresti." gli dissi fissandola.

Uscii dal suo ufficio ed entrai nel mio e mi misi a lavoro tra le varie chiamata e documenti.

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JANE

Andai sul sito più importante di New York e lessi la parte essenziale dell'intervista.

"Le promesse saranno private, ci saremo solo io e Jane, poi ci sarà ovviamente una cerimonia blindata, ci saranno molte celebrità."

Chiusi il sito e mi passai una mano tra i capelli, presi il telefono e chiamai Adrian.

Attesi qualche squillo: "Jane."

"Cerca di farlo ragionare e fagli capire che è una cosa sbagliata." dissi.

"Pensi non l'abbia fatto? L'ho fatto tantissime volte." disse lui esausto.

"Jane lo so che non mi vedrai mai come un padre ma davvero ho fatto di tutto, ho fatto l'impensabile."

Attaccai la chiamata e scaraventai il telefono sulla scrivania.

Mi misi le mani tra i capelli e mi alzai spingendo la sedia violentemente, mi accesi una sigaretta e fumai nervosamente in piedi camminando per la stanza facendo avanti e indietro.

Mi risedetti, spensi la sigaretta nel posacenere e ripresi a lavorare mantenendo la calma.

Ricevetti un sacco di messaggi ma spensi il telefono innervosita da quei bep bep continui.

Erano le 21 inoltrate, chiusi le cartelle riponendole al loro posto, mi alzai e presi la borsa, aprii la porta del mio ufficio.

Passai di fronte all'ufficio di Rivera che era vuoto.

Entrai nell'ascensore e aspettai che scendesse fino a piano terra.

Mi accesi una sigaretta ed uscii dall'ascensore.

Continuai a camminare a passo deciso e le guardie mi aprirono i portoni d'ingresso.

Uscii e si avvicinarono paparazzi e giornalisti: "Signora Fox è entusiasta del matrimonio? Ma come fa a sposarsi se l'altra sera era con un altro uomo?"

Ignorai tutte quelle domande ed entrai
in auto, misi in moto e andai via.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora