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                                    JANE

Mi feci la piega ai capelli, stavolta però li feci lisci.

Mi truccai in modo più profondo, contorno labbra più scuro e sfumai un leggere nero sulla palpebra con mascara e matita occhi e in più del fard.

Mi misi la biancheria intima in pizzo nero ed uscii andando verso la mia cabina armadio.

Misi un pantalone beige che esaltava perfettamente le mie gambe lunghe e snelle, tacchi a spillo beige con la punta nera, un maglioncino da sotto nero e cappotto beige.

Abbinai una collana in oro, un orologio e anelli.

Scesi al piano di sotto una volta pronta, ero curiosa di sapere Adrian, paparino, cosa aveva da dirmi.

Presi dalla domestica la mia borsa nera ed uscii fuori, entrai nella macchina dove l'autista era già pronto e accelerò.

"Signora dove la porto?" mi chiese l'autista guidando verso il centro. "Fox's Hotel." risposi.

Controllai, durante il tragitto, i messaggi sul mio telefono, alcuni di Logan ed altri di Alexander.

Aprii prima quelli di Rivera: "Sono da Adrian."
Alzai gli occhi al cielo e passai alla chat di Logan.
"Chiamami appena puoi." mi aveva scritto.

L'auto si fermò proprio davanti al locale, scesi dall'auto e aspettai fuori a pochi passi dal locale sul marciapiede e chiamai Logan.

Rispose subito dopo il secondo squillo: "Jane devi ascoltarmi."

"Dio non iniziare." dissi seccata.

"Io non metterò piede in quel posto se non lo mandi a fanculo, come cazzo puoi assumere un soggetto simile che mette in discussione la nostra azienda!" disse urlando.

"Allora non venirci più." risposi per poi chiudere la telefonata, ero stanca e forse anche troppo.

Entrai nel locale mentre tutti gli uomini mi fissavano e anche alcune donne.

Si avvicinò un mio amico: "Come stai Fox?"
"Bene, tu Lionel?" chiesi guardandolo.

"Molto bene Fox." disse facendomi l'occhiolino e si avvicinò mettendo una mano sotto al mio cappotto poggiandola dietro la schiena.

Si avvicinò al mio orecchio: "Quel no cambierà?"

Gli misi una mano dietro la sua nuca, avvicinai le mie labbra al suo lobo per poi guardarlo negli occhi: "Ti ho sempre detto no, e no rimarrà." gli risposi guardandolo compiaciuta dal momento.

"Agli ordini Fox." mi disse baciandomi il collo provocandomi e andando via.

Mi girai alla mia sinistra e ad un tavolo distante da me c'erano i due moschettieri a fissarmi mentre flirtavo leggermente con quel tipo.

Camminai verso il loro tavolo: "Buonasera." dissero contemporaneamente Adrian e Rivera.

Risposi con un leggero cenno, mi tolsi il cappotto poggiandolo sulla sedia insieme alla borsa e mi sedetti. "Sentiamo." dissi fissando Adrian.

"Non ci sono stato per te, mi sarò perso tanti momenti della tua vita." disse lui ma lo interruppi immediatamente: "Adrian, non mi servi nella mia vita, sono cresciuta molto bene anche senza di te." dissi con voce glaciale fissandolo negli occhi.

"Bene, ma se vorrai io ci sarò e qui sei sempre la benvenuta." disse lui fissandomi con il mio stesso sguardo glaciale.

Lo guardai senza dire nulla e il mio sguardo si soffermò su Rivera che distolse subito lo sguardo.

"La riunione l'ho rinviata a domani." disse freddamente guardandomi solo per pochi istanti.

"Rivera, i tuoi drammi, sempre se ci riesci, lasciali fuori dall'ambito lavorativo e non dimenticare che il capo sono io." gli dissi fulminandolo con lo sguardo.

"Pensa alla tua vita incompresa che alla mia ci penso io." disse lui con tono tagliente.

Sorrisi compiaciuta e decisi di tacere per non essere plateale in quel locale ma non glie l'avrei fatta passare liscia, solo per stasera.

Al mio tavolo si avvicinò Lionel che mi fece segno di alzarmi, lo feci e mi avvicinai a lui rimanendo vicina al tavolo.

Mi avvolse forte a lui: "Nei bagni." mi disse guardandomi.

Mi girai verso il tavolo: "Arrivo." dissi andando verso i bagni con lui dietro di me.

Mi chiusi nel bagno con lui che subito mi tirò a lui e prontamente, il povero illuso era caduto nella trappola, gli sferrai un calcio con la punta del tacco dritta nel suoi genitali: "Se dico no, è no." dissi glaciale con sguardo fermo sui suoi occhi mentre lui gemeva dal dolore senza fiatare.

Lo squadrai dalla testa ai piedi ed entrai nel bagno femminile chiudendomi dentro.

Ci rimasi circa una quindicina di minuti per risistemarmi trucco, uscii e riandai al tavolo.

"Che avete fatto nel bagno?" mi chiese Adrian con tono da indagatore.

"Assolutamente nulla." risposi accendendomi una sigaretta.

Vidi Rivera alzarsi di scatto andando a salutare una donna e si allontanarono insieme.

"Jane non ci sono mai stato fisicamente, ma so tutto di te." mi disse lui bevendo un sorso di vino dal suo calice.

"Illuminami." dissi fumando.

"So che hai una figlia, ma lei non è figlia di tuo marito, ex marito." affermò guardandomi soddisfatto.

Mi girai di scatto fissandolo: "Dicono tante cose le persone, informati meglio." dissi distogliendo subito lo sguardo.

Nel mentre Rivera salutò quella donna baciandola sulle labbra e ritornò a sedersi mentre io lo squadrai dalla testa ai piedi.

"Non sono le persone, sono io che lo so." disse lui.

Rivera guardò Adrian con aria interrogatoria ma Adrian non diede nessuna spiegazione.
"Ti ho detto che non è così." dissi guardandolo con aria un po' più aggressiva.

"Allora fai il test." disse lui continuando compiaciuto dalla situazione. "Non ce n'è bisogno." risposi superficialmente.

"Sei incinta?" chiese Rivera freddamente.
Lo guardai ridendo: "Anche no." risposi.

Adrian mi guardò con aria ancor più seria da quella che aveva già stampata sul volto: "Vieni di sopra." si alzò aspettando che mi alzassi anch'io e dopodiché fece segno a Rivera di unirsi a noi.

Salimmo una lunga gradinata nel retro del locale che rimaneva sempre lussuoso e classico.

Aprì una grande porta blindata, ci fece entrare in questo ufficio ultra moderno e chiuse la porta.

Rimase in piedi poggiato alla scrivania, Rivera si sedette su una delle poltrone in quella stanza enorme mentre io rimasi in piedi a fissare tutto quello che mi circondava in quell'ambiente.

"Nonostante io sia sempre stato lontano da te, ti ho sempre controllata, sempre." disse fissandomi.

Prima che potessi aprire bocca continuò: "So che fine ha fatto tua madre, so quello che fai, so di tuo marito, so di Colin e di quel grande mistero mai rivelato, so di tua figlia e sono a conoscenza di tante altre situazioni."

"E allora?" dissi scocciata, non amavo perdere tempo.

"E allora voglio che tu faccia una cosa per me o dovrò rivelare qualcosa alla stampa." disse con aria glaciale.

Guardai Rivera impassibile per poi soffermarmi su quel bastardo: "No."

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora