Jane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende.
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Il giorno dopo, ero appena tornata da lavoro nel mio attico.
Ero stanca, tanto.
Era pomeriggio tardi circa, poggiai la borsa, mi recai in cucina e riempii un calice di vino bianco.
Era la terapia perfetta ai miei pensieri.
Avevo un magone allo stomaco, come se sentissi il vuoto dentro di me, una sorta di angoscia ed ansia, un agitazione strana per me.
Non ero arrabbiata per la sera prima, dato che mi avevano ingannata e fatta cenare con quel fallito.
Speravano in qualcosa di positivo, che non c'è stato.
Eppure ero innamorata di quel fallito, come lo chiamavo io, ma tanto fallito non era.
Bevvi il primo sorso, uscii fuori sulla grande vetrata di una delle tante terrazze.
Ammirai la vista, i colori del tramonto che davano spazio ai colori notturni.
Le luci dei grattacieli che si intensificavano di più e il traffico che aumentava nel centro.
Era bello vivere su un attico miliardario.
Era tutto così malinconico, vivere una vita fatta di ricchezza materiale, ma di familiare non c'era nulla.
Di emozionante da far uscire il cuore dal petto, per cui valesse la pena lottare consapevole del fatto che non ne sarei rimasta delusa, non c'era nulla.
Non mi rimaneva nulla, se non il mio animo marcio e infiniti soldi che non avrei mai finito in una sola vita.
Ero sola, lo ero sempre stata in fin dei conti.
Finii il mio calice, con quei pensieri che si intensificavano sempre più.
Rientrai e chiusi la vetrata premendo un pulsante.
Posizionai il calice sul bancone e ripresi la mia borsa.
Non sarei di certo rimasta in casa a deprimermi.
Presi l'ascensore e attesi che scendesse giù.
Uscii dall'edificio e scansai i vari fotografi che urlavano il mio nome e si cimentavano con le loro telecamere.
Raggiunsi la mia Lamborghini e ci entrai in fretta.