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GEORGE

Ero seduto, su una delle tante poltrone in quel cazzo di attico

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Ero seduto, su una delle tante poltrone in quel cazzo di attico.

Inutile spiegare le mie doti speciali per riuscire ad entrare.

Aspettavo solo una persona adesso.

Estrassi la mia arma, una pistola, e la poggiai sul tavolo di fronte a me.

Il mio telefono suonò.

Risposi senza dire nulla.

"Signore, la sua guardia la sta portando lì da lei, c'è un auto dietro la sua e penso ci sia suo padre e Alexander Rivera, lei non lo sa."

"Come fai a sapere che lei non lo sappia." chiesi.

"È uscita molto prima di loro, senza mai girarsi indietro, non lo sa, ne sono certo." disse sicuro.

"Bene, fai una cosa adesso, avvisa i tuoi cari colleghi, che lavorano per quella stronza, di farli salire qualche minuto dopo di lei. Fateli entrare in casa e date loro la possibilità di nascondersi e godersi lo spettacolo." dissi con un ghigno.

"Lo consideri già fatto."

Attaccai la telefonata.

La vendetta era un qualcosa di freddo, il mio obiettivo non era ucciderla.

Era rivelare cose, davanti ai suoi cari, che nessuno, ma proprio nessuno sapeva di lei.

Ad esempio la nostra storia, nessuno ne era a conoscenza, e tante altre cose.

La porta d'ingresso si aprì e la vidi entrare.

"Klaus, fammi un caffè." disse con prepotenza.

Vidi la sua guardia sgattaiolare come un cagnolino per servirle un caffè del cazzo.

Si girò verso di me e raggiunse quella poltrona, si sedette su una di fronte alla mia.

Osservai il suo sguardo, spento ma a tratti vispo.

"Ancora tu."

"Ancora io." risposi.

Vidi la maniglia della porta d'ingresso, in lontananza, che girò molto, ma molto lentamente.

Puntai i miei occhi nei suoi.

"Sei felice di rivedermi?" chiesi.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora