Un Ago nel Pagliaio

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12 dicembre 2015

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Il semidio arrivò a Great Falls nel tempo record di 15 ore, fermandosi solo 4 volte in aree di servizio per il rifornimento, per mangiare qualcosa di veloce, e per un salto al bagno.

Entrò in città verso tarda mattinata, sentendosi già oltre metà dell'opera, ma si rese presto conto che non aveva idea di dove Dorothea potesse trovarsi, e non aveva nemmeno una foto con sé da mostrare a qualcuno per ottenere informazioni.

Forse poteva cercare l'indirizzo di casa della nonna tramite il cognome Rivers, che doveva per forza essere il cognome del marito, ovvero del padre del genitore mortale di Dorothea. Fece una rapida ricerca online, ma non trovò nulla. Pensò quindi di controllare gli archivi cittadini e gli elenchi telefonici cartacei, ma anche in quel caso non ebbe successo.

Stava cercando una semidea romana adolescente, che probabilmente utilizzava un cognome falso, senza alcun riferimento per identificarla, in una città di 60 mila abitanti, dei quali nessuno l'aveva vista nell'ultimo decennio. Un'idea geniale, proprio!

Inoltre, dalla fretta di partire, non aveva considerato bene nemmeno la propria meta, ovvero una località sperduta in Montana alla base delle Montagne Rocciose, a 1000 metri di altitudine, dove in quel periodo la temperatura massima si aggirava intorno allo zero.

Quindi ora il semidio, per quanto resistesse alle escursioni termiche, si stringeva nella propria giacca di pelle nera come un completo idiota, e ogni passante lo guardava con pena scuotendo la testa e bisbigliando "forestiero!" per non dire altri epiteti più coloriti.

Stanco, infreddolito e sconsolato, decise di concedersi una pausa ed entrò in una tavola calda per un pasto e un caffè. D'altronde, non dormiva da quasi 36 ore, e aveva guidato tutta notte a velocità sostenuta, e un caffè lo avrebbe sicuramente aiutato a schiarirsi le idee.

Non appena fu entrato, tutti i clienti lo osservarono: era davvero palese che non fosse di quei luoghi: carnagione troppo mediterranea rispetto agli autoctoni, i vestiti per niente adatti al clima, e l'aspetto curato di chi vive una vita agiata.

Anche un poliziotto al bancone si soffermò a squadrarlo insospettito, e osservò dubbioso la sua Mustang visibile dalle vetrate del locale, come chiedendosi dove un tipo come lui l'avesse rimediata, e Percy non ne fu affatto lieto: aveva sempre avuto la faccia da piantagrane, e un'innata abilità nell'attirare guai.

Si sedette in un angolo del locale sperando di passare più inosservato, e ordinò la zuppa del giorno e un caffè lungo.

Quando gli portarono quell'acqua sporca che gli americani chiamano caffè, ora che era abituato all'espresso di Nuova Roma, Percy si chiese come aveva fatto per 18 anni a bere quell'intruglio senza dare di stomaco.

Allontanò la tazza dalla propria vista con una smorfia schifata in volto, poi si tolse la giacca e restò con un maglioncino leggero ora che si era acclimatato, si risvoltò le maniche per non sporcarsi, e iniziò a mangiare la sua zuppa calda sperando che almeno quella fosse commestibile.

Cercò di rilassarsi, ma non gli fu affatto facile, visto che quel poliziotto, un uomo di circa 45 anni con i capelli e i baffoni rossi e i lineamenti sfuggenti, continuava a fissarlo.

Si limitò a mangiare metà della zuppa e si diresse in cassa per pagare e andarsene il prima possibile da quel posto, ma appena ebbe estratto la sua carta di credito nera e porpora dal portafoglio (una specie di American Express Centurion Card, la più esclusiva al mondo, e, nel suo caso, ancora più rara dato che era la versione Consul creata appositamente per i due Consoli di Nuova Roma), il poliziotto che lo aveva osservato per tutto il tempo lo guardò ancora più intensamente.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora