Chiodo scaccia Chiodo

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6 - 7 giugno 2015

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Nonostante fosse sabato, il giorno seguente Percy e Reyna dovettero partecipare a delle riunioni extra per via dell'attentato da poco subito, ma durante i momenti morti la mente del ragazzo vagò.

Tornava su Ogigia, a tanti anni prima, e alle sensazioni che aveva provato.

Poi, tornava alla sera precedente e alla cena con Calypso, e sentiva alcune di quelle sensazioni, ma anche altre, nuove, diverse.

D'altronde, era cresciuto, era cambiato, e così anche Calypso. Una parte di lui, non vedeva l'ora di tornare a quel piccolo cottage in collina per passare altre ore leggere e spensierate con lei.

Un'altra aveva paura, sentiva che era sbagliato, e avrebbe preferito annullare l'appuntamento.

Un'ennesima, avrebbe voluto passare la notte con Reyna, come sempre negli ultimi mesi, nella speranza che la ragazza diventasse più affettuosa e sentimentale.

E poi, c'era un angolo della sua mente dedicata al ricordo di Annabeth, sempre in sottofondo, sempre presente, come un brusio che disturbava tutto il resto.

Non era mai stato più confuso.

Alle 19, molto nervoso, uscì dal palazzo tenendo in mano un mazzo di fiori improvvisato - delle calle che aveva reciso dai giardini del Palazzo e legato con un nastro blu. Reyna lo vide e lo salutò, ovviamente notando il mazzo di fiori.

Si vestì casual senza mantello e non avvertì i littori della sua uscita. Prese il volo con un pegaso qualsiasi che aveva voglia di farsi un giro (ne era sicuro perché chiese a tutta la scuderia!) dato che Blackjack non rispose al suo richiamo, e arrivò a casa di Calypso alle 19:20.

Calypso lo accolse col sorriso. Stavolta indossava degli shorts di jeans bianchi e una graziosa maglietta celeste estiva e leggera con un ampio scollo a barchetta.

<<Stasera TACOS!!>> esclamò su di giri dopo averlo accolto, sentendosi subito dopo una totale idiota...

<<Eeeeevviva!! Ottimo!!>> rispose lui ancora più imbarazzato della sera precedente, e gli sembrò tutto un po' forzato... ma tanto valeva stare al gioco e vedere dove portava, no?

Andarono allo stesso tavolino intagliato nel tronco del giardino, e Calypso mise di sottofondo della musica messicana; mangiarono tacos accompagnati da sangria, che era tipica spagnola in realtà, ma Percy non volle rovinarle l'umore sottolineando l'errore: la ragazza stava apprendendo le varie culture umane con grande passione, ma ancora le confondeva un po'!

Passarono un paio di ore leggere, ridendo e scherzando, ma verso le 22 tornò la stessa malinconia del giorno precedente, mentre iniziavano a parlare di argomenti più intimi mangiando dei churros come dolce.

Percy stava raccontando del trasferimento a Nuova Roma, delle sensazioni che aveva provato e delle differenze rispetto alla cultura greca e al mondo "là fuori".

<<... e quando siamo arrivati alla casetta col tetto rosso, col ruscello sul fianco del giardino... Siamo rimasti senza parole... era perfetta!>> e si fermò, incupendosi per la nostalgia. Non era più casa sua, quella.

<<Sai che ho aiutato a sistemare il giardino?? Soprattutto quello sul retro, era un disastro!>> sottolineò lei sperando di alleggerire il clima.

<<Sì, lo so. Voi tutti, che avete contribuito... siete stati magnifici. Quando l'ho saputo, mi...CI (si corresse) si è scaldato il cuore, davvero.>> e la guardò sorridendo, ma sempre con quella tristezza negli occhi.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora