Pancake Blu

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[mercoledì 25 gennaio 2017]

Dorothea era furiosa.

Dopo quell'ennesima litigata si chiedeva se mai le cose sarebbero funzionate con Percy.

Quei continui tentennamenti, quei dubbi, e quelle incomprensioni, la mandavano del tutto fuori di testa.

Certo, pensandoci in modo razionale, l'idea di fuggire insieme da Nuova Roma e mollare tutto era piuttosto folle, ed era prevedibile che a mente lucida lui avrebbe fatto un passo indietro, considerando il ruolo che ricopriva e quanto fosse un uomo leale e affidabile.

Ma le era sembrato che fosse davvero deciso stavolta, data anche la pseudo proposta di matrimonio che le aveva rivolto. Che poi, "proposta" era davvero un parolone... Un anello mica c'era, né nulla di pianificato. Nemmeno si erano ancora mai detti di amarsi!

Lasciò passare qualche giorno per sbollire. Lui la cercò, ma lei si lasciò desiderare per oltre una settimana. Però, non poteva negare a sé stessa il sentimento che provava per lui, e con tutta la fatica fatta per conquistarlo era ovvio che lo avrebbe perdonato.

Dopo poco più di una settimana, lui le inviò un messaggio perentorio che la spaventò: "Dora, non so più come dimostrarti che ci tengo. Possiamo almeno vederci e parlarne come persone adulte? Se non risponderai nemmeno stavolta, prenderò comunque il tuo silenzio per una risposta, e non ti disturberò più. Buonanotte."

A quel punto non poteva più tenerlo all'amo; finalmente gli rispose e lo invitò nel proprio appartamento per quella sera stessa appena Nadia fosse andata al lavoro.

Così, intorno alle 19, Percy bussò.

Dorothea aveva il cuore a mille, ma non voleva mostrarsi così felice di rivederlo. Quindi si sforzò di mantenere un'espressione seria e caparbia quando gli aprì.

Il ragazzo indossava un bumper nero col cappuccio a coprirgli la testa, con tanto di sciarpa grigio scuro avvolta più che poteva intorno al viso. Doveva aver camminato chino per non farsi riconoscere, poiché ancora aveva una posa furtiva.

Per un attimo Dorothea si chiese come avrebbe fatto a camuffarsi così tanto quando fosse arrivata la bella stagione!

Una volta entrato, si liberò da tutti quei vestiti coprenti e si avvicinò alla ragazza tendendole una mano per abbracciarla in vita <<Ciao...>> le disse in tono dolce ma trattenuto, e si sporse per baciarla.

Lo lasciò fare, ma si voltò all'ultimo per porgere la guancia al posto delle labbra.

<<Ancora arrabbiata?>> le chiese cauto.

Lei fece spallucce. Stava per rimontarle il rancore e aggredirlo; poi, notò meglio lo stato del ragazzo: era a pezzi. Il volto era stanco, con occhiaie piuttosto visibili e gli occhi spenti. Il suo sorriso era tirato, innaturale. Sembrava anche ansioso, lo si capiva dai movimenti meno fluidi e incerti, scattosi. Anche la voce era più flebile. Pareva pure più magro.

Quindi la ragazza si trattenne, e preoccupata chiese <<Stai bene?>>

Lui si strinse nelle spalle <<Sì... ho dormito poco in questi giorni, ma sto bene... Ieri notte e stanotte sono riuscito a dormire qualche ora...>> rispose pacato sedendosi su uno sgabello della cucina e tamburellando le dita sul bancone con nervosismo.

<<Ti preparo qualcosa da mangiare?>> chiese premurosa.

<<Non ho fame.>> rispose con una smorfia.

Ed ecco. Se Percy Jackson non aveva fame, stava davvero male. Lei si preoccupò ancor di più e ogni briciolo di rancore svanì <<Sei sicuro? È ora di cena...>> insistette. Ma lui scosse ancora la testa e continuò a tamburellare le dita.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora