Un Altro Enigma

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Revisionato il 06/01/2021 a seguito di nuovi dettagli ne "Le Sfide di Apollo".

Se non volete spoiler, non leggete!!! 😛


Privi di forze, affamati e rassegnati, i due semidei avevano abbandonato i loro corpi contro un muro, lo sguardo fisso nel vuoto, mentre si appoggiavano l'una alla spalla dell'altro, inermi.

Non avrebbero saputo dire se si trovassero in quell'abisso da giorni, mesi... o anni.

Tutto sembrava vuoto e senza senso, una parte di loro sapeva di aver avuto uno scopo per intraprendere volontariamente quel viaggio, ma non sembrava importare più.

Erano visibilmente deperiti, disidratati e sporchi. Erano già stati nel Labirinto in passato, ed erano anche più giovani e sprovveduti.

Ma all'epoca, quello era un diverso Labirinto, nato da una mente geniale e contorta, sì, e anche sadica alle volte, ma non del tutto distruttiva e malefica. Erano riusciti ad uscirvi e rientrarvi in punti diversi, avevano trovato anche cibo e riparo, e per quanto sembrasse complesso e infinito, il Labirinto li aveva condotti a destinazione, alla fine.

Ma non stavolta. 

Ora quel luogo sembrava la peggiore versione horror di quel Labirinto. Non vi era legge, né morale né fisica, lì dentro. Un momento correvano lungo un corridoio apparentemente innocuo, per trovarsi un attimo dopo schiacciati contro il soffitto di una stanza, senza nemmeno aspettarsi che potesse essere solo l'anticamera della dimora di qualche orribile mostro del quale anche la mitologia aveva dimenticato nome e sembianze. 

Potevano ritrovarsi in una specie di tempio sotterraneo, una cupola dorata con affreschi raffiguranti storie di cui non avevano mai sentito parlare, belli da togliere il fiato, salvo poi restare orripilati dai corpi mummificati di quelle che dovevano essere state delle vittime sacrificali. 

Avevano incontrato così tanti ostacoli, e rischiato la vita così tante volte, che avevano anche smesso di stare attenti, si buttavano in una stanza senza pensarci nemmeno più.

Non c'era giusto o sbagliato, lì sotto, né buono o cattivo; era solo un perenne e costante caos che metteva in discussione ogni loro convinzione sul mondo, confondeva ogni pensiero. Avevano cercato di smettere di pensare, perché ogni pensiero, lì sotto, era pericoloso. 

Il Labirinto non attendeva altro che prendere ogni loro idea e trasformarla a proprio piacimento, solo per far torturarli.

E come se non potesse andare peggio, sembrava non esserci via d'uscita. Si erano detti prima di entrare che, se avessero incontrato troppe difficoltà in quel nuovo Labirinto, sarebbero potuti uscirne trovando una delle aperture sul mondo esterno. Ma, come avevano temuto all'inizio, il Labirinto non voleva mostrare le proprie uscite, realizzando così un altro dei loro timori.

Quel Labirinto, aveva un piano speciale, solo per loro.

Annabeth sembrava addormentata, ma rantolava piano, un flebile lamento... <<Ho fame...>> riuscì a dire con un filo di voce.

Percy sapeva che, aprendo lo zaino, avrebbe trovato l'ultima razione di cibo, una barretta energetica già iniziata, delle tante che avevano opportunamente diviso in pezzi quando avevano compreso la gravità della loro situazione.

Erano stati accorti, si erano portati provviste di cibo energetico a lunga durata ed ambrosia che potesse bastare loro per settimane. Ma quando avevano iniziato a rendersi conto che quel posto li teneva in ostaggio, avevano razionato sempre più le dosi, rimandato i pasti a quando avessero avuto davvero fame, per prolungare quelle riserve; riserve che ora, ormai, erano terminate.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora