Antichi Poteri

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Sera del 5 dicembre – costa pacifica

Percy, Brizo e Leucotea, muti e sconsolati, invertirono la rotta e tornarono verso sud-est, diretti all'imbocco del Canale di Panama. Nessuno parlò o cercò il confronto, ma ognuno di loro pensava la stessa cosa, in fondo: quella missione era stata un totale disastro. Non solo erano caduti in un'imboscata, ma Akhelios, un possibile alleato, era stato letteralmente disintegrato, e Nereo si era fatto beffa di loro scappando via prima del loro arrivo.

Come se tutto ciò non bastasse, quando ormai solo 1 ora li separava dal Porto di Panama, un'improvvisa e violenta tempesta si abbatté in quella zona, e il mare si scatenò in tutta la sua devastante potenza. Le onde e le correnti erano così violente, che nemmeno Percy e le due dee sue compagne riuscirono ad avere un qualche influsso su di esse per placarle. Fecero del loro meglio per restare uniti e mantenere la direzione verso il porto, ma furono travolti da quei flutti impazziti, e Percy si sentì trascinare via da una corrente più forte e insistente di tutte le altre, alla quale non riuscì a opporsi.

Si sforzò per ore di tornare verso le sue compagne, ma quella corrente continuava a portarlo verso ovest, imperterrita. Ormai, dopo quel viaggio così lungo e dopo lo scontro con Akhelios, e considerando anche che era a digiuno da più di un giorno, la stanchezza stava avendo il sopravvento, perciò non gli restò che evitare di sprecare altre energie e abbandonarsi a quel flusso per vedere dove l'avrebbe portato... preparandosi al peggio.

La corrente iniziò a placarsi quando lo ebbe trascinato fin sulle bianche spiagge di una piccola isola sperduta. Nonostante il suo potere, non riuscì a capire di preciso le coordinate della sua posizione, ma sapeva di trovarsi ancora nell'Oceano Pacifico. 

Il ragazzo iniziò a camminare sulla battigia, risalendo fino a riva. Guardandosi intorno, non poté fare a meno di pensare che quella vegetazione esotica, quei colori, quelle spiagge e quei panorami fossero semplicemente paradisiaci... e proprio per questo sguainò subito Anaklusmos, pronto ad incontrare la peggior specie di mostri assassini che capitava solo a lui <<Ma certo, fantastico...>> pensò ad alta voce, <<... ma che bel posticino... chissà chi vorrà uccidermi, stavolta!>>

Dato che era affamato, si addentrò cautamente nella vegetazione più fitta alla ricerca di qualche frutto commestibile. 

Man mano che proseguiva facendosi strada tra le fronde e gli arbusti, Percy iniziò a sentire dei profumi conosciuti, che risvegliarono in lui sensazioni antiche e primordiali: sentiva il mirto, l'alloro e il rosmarino e altre piante officinali di cui non conosceva il nome, ma anche agrumi e olive... iniziò a sentire le cicale frinire, e si ritrovò ben presto in quella che era una tipica macchia mediterranea. 

Proseguì ancora più deciso quando sentì risate e canti provenire da un punto indefinito in mezzo a quella vegetazione a lui più famigliare. 

Giunse infine in una radura pianeggiante, dove un candido palazzo in marmo di architettura greca si svelò. Era circondato da un colonnato dorico, immerso in un prato ricco di fiori e piante da frutto, con al centro una fontana decorata con elaborati mosaici in madreperla.

In quel prato così accogliente, correvano allegri e spensierati fanciulle e ragazzi tra i 15 e i 25 anni circa, ridendo, cantando e cibandosi di quei frutti succosi tutti insieme.

Percy rimase qualche minuto nascosto a spiare quello scenario, incantato. Poi udì una voce di donna, profonda e suadente, che sembrò rimbombargli nello stomaco <<Eccolo arrivato, finalmente, il nostro ospite!>>

Il semidio sentì i brividi lungo la schiena, mentre tutti i ragazzi festanti si bloccarono, ammutoliti, e si voltarono verso di lui.

<<Avanti! Non temere, vieni! Ti stavamo aspettando...>> lo esortò la voce.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora