[1 novembre 2016, notte]
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Dorothea stava nuotando. Era immersa fino al mento in un mare placido e trasparente. L'acqua era fresca, non troppo da far venire i brividi, ma abbastanza da ristorare le membra.
Era completamente a suo agio, doveva limitarsi solo a muovere piano le gambe e le braccia per restare a galla. Ma era così rilassata, che pensò addirittura di mettersi supina e lasciarsi cullare.
Ora l'acqua le copriva le orecchie, creando un mondo ovattato. Chiuse gli occhi, isolandosi totalmente, fluttuando come una piuma. Che pace.
Poi, udì un suono, via via più acuto, ripetitivo.
Era un allarme, di quelli che aveva sentito solo nei vecchi film di guerra per preannunciare un bombardamento, o una catastrofe naturale.
Riaprì gli occhi e si rimise a galleggiare in posizione eretta, chiedendosi stupidamente se gli allarmi moderni suonassero allo stesso modo.
Sentì il vento sferzarle il viso, e notò il mare non più pacifico, ma scosso da violente onde, sempre più tumultuose. Si voltò verso l'orizzonte, e vide una tremenda tempesta avvicinarsi rapida, con nuvoloni neri saettanti, e rombi di tuono. E l'allarme continuava a suonare, ma lei non aveva paura, era curiosa, piuttosto.
Quel suono si fece via via più distorto, reale. La ragazza aprì gli occhi sbattendo più volte le palpebre e rendendosi conto che era il suo cellulare a suonare, ma continuava comunque a cercare di capire da dove venisse il pericolo.
Guardò il display assonnata, e divenne subito lucida appena ebbe letto con stupore il nome di chi chiamava. Rispose, abbastanza sveglia da stare attenta a non fare nomi, e con le palpitazioni <<Pronto?>>
<<Vestiti ed esci.>> disse perentoria la voce all'altro capo.
<<Dove? Perché? Quando?>> sussurrò lei.
<<Quante domande! Infilati degli abiti ed esci dal dormitorio, adesso.>> e riagganciò.
La ragazza fissò per qualche secondo il display, attonita. Restò anche sconvolta dall'orario: le 4:30. Senza pensarci due volte, scattò in piedi e indossò i primi jeans e la prima maglia che trovò a disposizione. Poi, considerando la temperatura, ebbe il buon senso di prendere anche una felpa pesante.
Si assicurò di non fare rumore e che nessuno la stesse spiando, e uscì in meno di 3 minuti.
Salvo qualche Legionario più anziano che ancora gironzolava vestito come fosse in un film horror, reduce da qualche festa e ubriaco, ormai il Campo era vuoto.
Dorothea trovò Percy nascosto dalla luce dei lampioni, in una viuzza laterale. Era in vestiti casual, con jeans, Vans e giacca di pelle. Sembrava un qualsiasi ragazzo di 23 anni, salvo quell'espressione così vissuta che ormai da molto tempo lo accompagnava. E che, se possibile, lo rendeva ancora più attraente.
Gli si avvicinò col cuore in gola, senza lasciar trapelare alcuna emozione e sperando di non arrossire <<Che c'è?>> gli chiese spavalda, ignorando ancora una volta la loro distanza sociale.
<<Seguimi.>> le disse semplicemente, e si incamminò veloce. Si stava dirigendo proprio verso i boschi e le colline dove si erano allenati di nascosto molti mesi prima. Lei lo seguì senza opporsi e senza porre domande, guardando i suoi piedi muoversi ritmicamente, con un'andatura più "libera" rispetto a quella impostata e rigida che usava di solito davanti a tutti. E aveva le mani in tasca, con molta semplicità e naturalezza.
Restarono in silenzio per tutto il tragitto, con la tensione palpabile nell'aria.
Arrivarono in una delle loro radure abituali. Percy si sfilò la giacca gettandola a terra, restando in maniche corte, continuando a darle le spalle.
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Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)
Fiksi PenggemarPercy ed Annabeth sono finalmente a Nuova Roma pronti per vivere la loro vita insieme. Ma il destino beffardo ha un piano diverso per il semidio più potente mai esistito. ... Siete pronti all'epico epilogo della saga? Questa storia è pensata per ess...