Un Piano Malandrino

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Oh ragazzi, scusate ma sono dispersa sulle montagne al sud e per molti giorni non ho avuto internet abbastanza a lungo da poter pubblicare! Ho pure avuto a che fare con un incendio, lasciamo perdere!! 😣😣

Per farmi perdonare, supermega lungo capitolo! Spero vi piaccia... e come al solito attendo i vostri commenti!! 😘



[martedì mattina, 7 giugno 2016]

Nico vagava senza meta in quel mondo fluido.

Come al solito, dopo aver superato gli iniziali tragici ricordi legati alla sua infanzia che lo avrebbero di certo trascinato verso terribili incubi, dovette anche destreggiarsi tra le voci dei morti che supplicavano il suo aiuto.

Questo accadeva anche da sveglio, ma nel sonno, mondo di confine, le voci erano particolarmente insistenti.

Andato oltre, ed evitato di inciampare in qualche figlio di Hypnos, iniziò il suo vero viaggio onirico.

Ogni volta era diverso. A volte era come prendere una metropolitana senza conoscere le fermate, e doveva affacciarsi ai finestrini per capire dove si trovasse. Altre era una passeggiata in un bosco dai colori autunnali, dove ogni foglia era uno stralcio di sogno. Oppure era come percorrere un lungo corridoio di un negozio di elettronica con centinaia di televisori esposti, ognuno sintonizzato sulla mente di un diverso individuo.

Non era facile orientarsi, ma lui ormai era un esperto, e individuava anche piuttosto velocemente i sogni dei semidei, più nitidi e traumatici. Ad esempio, tra tutti i televisori, quello che mostrava il canale più chiassoso, luminoso e dalle scene cruente, era sicuramente il sogno di un semidio.

Per uno come Percy forse sarebbe stato allestito un vero e proprio angolo in dolby theater con tanto di pop corn, si disse.

Ma quella volta Nico si ritrovò su una barca a vela, e solcava con calma le dolci onde intorno a lui. E ogni onda aveva un colore, un profumo, un suono a sé.

Nico pensò fosse più che proverbiale, cercare il figlio di Poseidone in un mare infinito di sogni. E immaginò anche che Percy si trovasse proprio là, a largo, dove vedeva una tempesta oscurare il cielo e il mare tumultuoso e indomabile.

Senza timore, vi si diresse.

Come ci fosse un confine invisibile, appena varcato la barca fu percossa da violente onde, le vele strappate dalle sferzate del vento, e Nico dovette reggersi con forza per non cadere fuori bordo.

Iniziò a chiamare l'amico a pieni polmoni, sicuro che fosse vicino, perso in quel suo personale uragano. E cercò di non far troppo caso a ciò che scorgeva tra le onde, traumi, rimpianti e desideri, che infestavano la mente del figlio di Poseidone.

Sarebbe stata una violazione della sua privacy, si disse il figlio di Ade.

Eppure, alcune immagini erano troppo invitanti e travolgenti per essere ignorate: un ragazzo biondo in armatura con espressione tormentata che si pugnala sotto l'ascella. Una ragazza bionda e riccia sdraiata su un balcone al crepuscolo, con un braccio fasciato e in stato febbrile. La stessa ragazza, adulta, in un'altra onda, pallida ed emaciata, che si tocca il basso ventre insanguinato. Una ragazza mora su un palco, vestita con una toga bianca macchiata di rosso all'altezza della gamba ferita. Un ragazzo ispanico con gli occhi infuocati carichi di odio. Una lucida bara in mogano coi perni in ottone. Una ragazzina vestita da Cacciatrice, vista di spalle, mentre corre imperterrita verso un gigante di metallo.

Nico si soffermò troppo nell'osservare quell'ultima onda impetuosa; senza riuscire ad opporsi, ne fu travolto. E insieme ad essa, il figlio di Ade fu investito anche da tutte le sensazioni racchiuse in quell'onda e in tutte le altre che aveva notato: senso di colpa, impotenza, rabbia.

Percy Jackson - Lα Nυσʋα Eɾα (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora