Io Sono Malato Ma Tu stai Male!

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~ Episodio 3 ~

Io Sono Malato Ma Tu stai Male!







L'arrivo alla baita si era svolto in silenzio, rotto solo dal rumore dei passi sull'erba umida e dal fruscio del vento tra gli alberi. Le auto li avevano lasciati proprio all'ingresso del complesso, un gruppo di edifici in stile moderno che però conservava l'essenza delle tradizionali case coreane, con tetti spioventi e pannelli di legno scuro. TaeHyung scese per primo, seguito da JungKook, che, ancora febbricitante, si toccava con discrezione la parte del collo dove JiMin lo aveva morso. L'aria fredda di montagna gli fece tremare le gambe, ma il panorama che si apriva davanti a loro, splendido, sembrava quasi distoglierlo dalla sua condizione di salute.

La baita principale, dove avrebbe soggiornato il signor Kim insieme alla sua ospite d'onore, si ergeva come il cuore pulsante di quella tenuta. Un edificio di grandi dimensioni, costruito con legno pregiato e grandi vetrate. Da lì si poteva scorgere il paesaggio incontaminato che si estendeva a perdita d'occhio: alberi imponenti, che si alzavano come sentinelle silenziose, e un lago tranquillo poco distante, collegato da un sentiero di ciottoli ben curato che si addentrava nella foresta. All'interno, il lusso sfiorava l'eccesso: pavimenti in legno di cedro e mobili minimalisti di rara eleganza. Koyuki, con il suo segretario Kanjiro al seguito, scrutava l'ambiente con un sorriso compiaciuto. Dominante di natura - abituata a quegli eccessi -, si muoveva con la naturalezza di chi sapeva esattamente dove fosse il suo posto: al vertice.

Gli chalet più piccoli, quattro in tutto, erano disposti attorno alla baita principale in un ampio cerchio che garantiva a ciascun ospite privacy e tranquillità. Uno sarebbe stato destinato a TaeHyung e NamJoon, uno a JiMin e JungKook, uno per SeungHeon, e l'ultimo a YoonGi e HoSeok. Gli chalet erano eleganti, ma più rustici rispetto alla baita principale, con travi a vista e ampi letti disposti di fronte a grandi finestre che permettevano di ammirare la natura selvaggia circostante. Qui sarebbero stati immersi in una quiete quasi surreale, con il rumore delle fronde che ondeggiavano al vento e il profumo del sottobosco umido che permeava l'aria.

TaeHyung osservò la scena, già irritato. La tensione tra lui e JungKook era palpabile, e vederli diretti insieme verso lo stesso appartamento non faceva altro che aggravare la situazione, ma TaeHyung non poteva mostrarsi vulnerabile: il suo ruolo e la sua reputazione erano in bilico, e ogni gesto verso l'Omega avrebbe potuto essere interpretato nel modo sbagliato. Scuotendo la testa cercò di concentrarsi sull'obiettivo che si era posto per quel fine settimana, conquistare la fiducia di Koyuki Kato, portandola via a quel fannullone di Song. Afferrò le sue valigie e si chiuse nel proprio chalet, cercando di ignorare il braccio che JiMin aveva appena poggiato sulle spalle del suo Omega.

Mentre disfacevano i bagagli, JiMin si avvicinò a JungKook con un'espressione contrita e occhi scintillanti di sincera preoccupazione. Si sentiva responsabile per il malessere dell'amico. «Come stai? Tua madre mi ha chiamato stamattina. Mi ha chiesto di prendermi cura di te e che sei stato molto male. Per uscire ti sei dovuto imbottire di medicine». La voce di JiMin era un sussurro colmo di rimorso, consapevole che il suo morso aveva causato quelle sofferenze.

JungKook gli rivolse un sorriso debole, cercando di nascondere il proprio malessere. «Sto bene, JiMin-ah. Davvero». Ma lo sguardo malinconico che accompagnava le sue parole tradiva il contrario, e JiMin non smise di osservarlo con apprensione, facendolo sentire quasi in colpa.

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