Namjoon's povSentirsi in colpa è sempre stata una cosa brutta, molto brutta, specialmente se si era perfettamente colpevoli, cosa che io appunto ero.
Pensavo di poter in qualche modo far si che Jimin iniziasse a capire che, volente o nolente, prima o poi avrebbe dovuto iniziare anche lui a partecipare alle attività della gang.
Pensavo non avesse scelta, che fosse quello il suo destino: "C'è l'ha una scelta, può vivere la sua cazzo di vita in pace, senza che tu e le tue manie criminali lo inseguiate".
Queste parole mi avevano tormentato per una settimana, esattamente da quando non vedevo mio fratello e il mio fidanzato, con il quale ero fisicamente legato, tra l'altro, oltre che per via di un legame sentimentale.
Aveva ragione, lui la scelta ce l'aveva, ero io che non gliene avevo mai dato l'opportunità, e questa cosa era anche peggiore: perché era colpa mia, di tutto, anche di questo.
Sapevo che stavano bene entrambi, e sapevo anche dove si trovavamo, ma nonostante ciò, avevo deciso di lasciare loro un po' di spazio, dato che probabilmente nessuno dei due voleva avermi con loro in quel momento, e non li biasimavo.
A Jimin avevo fatto talmente tanto male che non sapevo se avrebbe mai più voluto rivedermi o rivolgermi la parola, e per quanto riguardava Jin... non lo sapevo, ero solo a conoscenza di avergli detto delle cose orribili: e io ero sono così.
Non ero quel tipo di persona, quel tipo di alfa, né tantomeno quel tipo di capo, perché sì, il mio dovere era quello di proteggere la il branco, ma loro erano anche la mia famiglia, erano semplicemente tutto per me.
Avevo praticamente cresciuto Jimin, sì, c'era anche nostro padre, ma era un uomo severo, anche amorevole a suo modo, ma molto severo, e occupato coi suoi affari, che ora sono i miei: nonostante questo lo avevamo sempre amato, anche io, benché non fosse il mio padre biologico.
E senza Jin non avrei neanche voluto immaginare dove sarei stato, e sopratutto non sapevo se sarei stato ancora vivo, ma ne dubitavo.A quest'ultimo avevo scritto dei messaggi, nell'arco di quei lunghi sette giorni, ma avevo ricevuto solo una risposta, nella quale mi diceva che aveva bisogno di stare per un po' da solo, e di prendersi cura di Jimin.
E io lo capivo, per questo non avevo più insistito, ma la sua lontananza mi stava uccidendo, dopotutto era contro natura che due compagni stessero separati, visto appunto il loro legame.
Decisi di alzarmi da questo letto, che ormai non percepivo più come comodo, per colpa del mio stato d'animo: quella notte -o meglio quella mattina- ero tornato molto tardi, avevo avuto molto da fare e poi con Jungkook eravamo andati a sistemare un figlio di puttana che necessitava di una lezione, per poi vedere sul conto bancario parecchi soldi comparire, come ricompensa per il nostro lavoro.
Funzionava così: venivamo incaricati, di solito da pezzi grossi, di catturare, picchiare o anche uccidere qualcuno, una volta portato a termine il nostro compito, dovevamo mandare una foto del corpo al nostro cliente, che poi depositava una grande somma di denaro sul conto bancario che avevo aperto esclusivamente per questo, e poi mi occupavo personalmente di dividere in modo equo i soldi con la gang.
Ovviamente io e Jin prendevano una somma maggiore, visto che eravamo quelli che rischiavano di più, assieme a Jungkook, oltre al fatto che io ero colui che aveva in mano le redini del branco, e loro con me, anche se non formalmente.
Poi c'era la parte di Jimin, che versavo sul suo conto, anche se non era effettivamente parte attiva in tutto ciò; lui all'inizio non voleva, poiché diceva che erano soldi macchiati di sangue -cosa effettivamente vera- ma poi si era rassegnato, visto che non avrei smesso comunque.
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𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯
Fanfiction«Sai cosa si dice delle anime gemelle?» chiese, già pronto a sentire la voce dell'altro, che d'altro canto non tardò a farsi sentire: «Che si rincontrano sempre, non importa cosa accada?». «Precisamente, quindi non avere paura: noi ci ritroveremo...