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Kai's pov

Forse mi ero sempre sbagliato sulla vista notturna di Seoul, forse non era lei ad essere calmante ed estraneamente bella, forse non era merito suo se ogni volta che mi soffermavo ad osservarla da quell'appartamento mi sentivo così sollevato.

Forse era solo merito di chi io avevo accanto mentre lo facevo, forse era Jungkook a rendere tutto bello.

Ora che ero seduto sul pavimento di legno di questa casa così vuota, ora che i miei occhi erano fissi sull'esterno delle grandi vetrate mi resi perfettamente conto di una cosa, una cosa che possibilmente fece ancora più male della morte in sé di Jungkook.

Io ne ero stato innamorato.

Io ne ero innamorato.

Le stelle avevano perso lucentezza, il cielo non era blu come sempre, da ormai un mese a questa parte, i palazzi sembravano stonare con tutto, persino vedere delle luci nelle finestre di essi mi faceva sentire come se stessi per soffocare.

No, mi faceva venire voglia di soffocare.

Pensare a tutte le cose che ci eravamo detti io e colui che era ormai diventato un amore per me, non faceva altro che lasciarmi con una sensazione di amaro in bocca, una stretta dolorosa alla gola, sintomi di un pianto in arrivo: eppure non una singola lacrima usciva.

Non una più piccola goccia salata, niente di niente.

La consapevolezza di essere davvero solo al mondo ora mi stava uccidendo: la mia anima era sola.

Quasi mi sembrava ancora di poter sentire le risate provenienti dalla sua bocca rossastra, come un eco lontano nel salotto, dove mangiavamo quei noodles d'asporto di Jungsik, spesso insieme a del pollo fritto piccante, che ogni volta ordinavamo, nonostante ci lamentassimo puntualmente dell'eccessiva piccantezza.

Quello che ormai era solo un ricordo avrebbe dovuto farmi piangere, disperare al suolo, eppure ancora niente lacrime.

Tanto assorto quanto ero, mi parve persino di sentire le chiavi nella serratura, mi sembrò di poter sentire i suoi passi lenti in giro per casa, proprio come quando venivo lì la sera, lui mi lasciava le chiavi sotto lo zerbino, e rientrava solo dopo di me, permettendomi di accoglierlo nel migliore dei modi.

O almeno sperai lo fosse per lui, perché per me meglio di un confortante sorriso non esisteva nulla, meglio che vedere i suoi denti -che mi ricordavano quelli di un coniglio- mostrarsi tra le labbra, non c'era nulla: nulla di nulla.

«Sei qui?» diceva sempre, non con tono sorpreso, sapeva perfettamente che sarei stato proprio lì ad aspettarlo, tuttavia gli piaceva rendere il tutto ancora più spontaneo.

Gli sorridevo, lo facevo davvero allora, lasciando che mi avvolgesse tra le sue braccia calde e -spesso- ancora tese per la palestra.

E poi mi baciava sulle labbra, non sempre in modo profondo, anche solo con un contatto totalmente puro, tanto bello quando deleterio a quanto pare.

«Sei qui...?»

Probabilmente la mia immaginazione mi aveva giocato un altro scherzo, l'ennesimo in quel mese, ma no: Jungkook non aveva mai balbettato quando pronunciava quelle parole, al contrario di quella voce. 

Mi costrinsi a girarmi verso la soglia della camera di questo, sperando magari fosse tutto una sorta di sogno ad occhi aperti, un sogno orrendamente turpe, sperando di vedere la sua figura slanciata e sorridente, almeno con gli occhi.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora