Jimin's povAscoltare vecchi vinili in quello che era diventato lo studio di Yoongi era sempre stata una cosa particolare per noi, un momento di tranquillità in un mondo caotico, ma farlo in un giorno così particolare come quello rendeva il tutto ancora più tranquillizzante.
«Ti piace questo?» domandò il biondo, con la testa sulla mia spalla, mentre era mio compito quello di coccolarlo nel più rilassante dei modi, preoccupandomi di accarezzargli la chioma lentamente, con dolcezza.
Annuii con un piccolo sorriso in volto, godendomi le note calme del disco nero, che girava e girava infinite volte sull'apposito marchingegno.
Avevamo passato tutta la sera lì, prima l'alfa a suonarmi il piano, una serenata, come lui l'aveva chiamata, poi a guardare alcune nostre foto nell'album apposito, mentre le più belle di esse erano appese per casa, alcune in cornici apposite altre sul frigo, dove inevitabilmente passavamo ogni giorno.
«Mi piace molto, che genere è?» domandai ad un certo punto, riferendomi ovviamente alla musica che mai smise di suonare come sottofondo.
«Blues, forse uno dei miei generi preferiti in assoluto, questo disco poi... è quello che mi regalasti tu per il mio compleanno, di una rarità spaventosa oltretutto»
«Oh- non me n'ero nemmeno reso conto, sarà che non ho un orecchio così allenato e sofisticato come il tuo, ma davvero non sarei mai riuscito a riconoscerlo»
Ridacchiò, lasciandomi un bacio sulle labbra veloce, per poi alzarsi dalla sedia girevole dove eravamo comodamente -si faceva per dire- seduti a coccolarci, per poi allungare una mano verso di me e farmi un piccolo cenno con la testa.
«Balliamo»
«Qui?»
«E quale posto migliore per farlo» sorrise sempre più convinto della sua idea, a tal punto da convincere anche me alla fine.
Presi la sua mano, gentilmente, senza fretta, lasciando che le sue braccia mi circondassero la vita e le mie il suo collo, incastrando i nostri corpi in questo modo.
Ci dondolammo lentamente, andando a tempo -o almeno provandoci- con la musica di sottofondo, ritmata ma non veloce.
Era come se stessimo entrambi scaricando la tensione e il nervosismo per ciò che sarebbe avvenuto il giorno dopo, e solo dopo minuti infiniti di questo lento ballo il mio compagno aprì bocca: «Ho paura Jimin, ne ho davvero tanta».
«Tutti ne abbiamo Yoongs, ma giuro che non ti accadrà nulla, giuro che tornerai a casa sano e salvo da me, tu e tutti gli altri» tentai di rassicurarlo, poiché lui in realtà non aveva nulla da temere.
Ero preoccupato per Nam e gli altri, questo sì, immensamente preoccupato.
Se qualcosa fosse andato storto e uno di loro non ce l'avesse fatta non sapevo come avrei potuto continuare a vivere normalmente, probabilmente non ci sarei riuscito in realtà.
Erano diventati tutti fondamentali per me, dal primo all'ultimo, erano stati fondamentali per il mio ricovero, erano stati semplicemente essenziali.
Avevo paura, avevo paura perché non sapevo cosa li aspettasse, o forse era proprio il saperlo che era più terrificante del non farlo?
Per quanto io avrei voluto godermi solo la serata con il mio fidanzato, non ci riuscii, pensare a tutte quelle cose mi stava facendo male, un male mentale, non fisico: e di questo Yoongi sembrò accorgersene, perché ad un certo punto alzò la musica del suo giradischi, guidandomi nel ballo improvvisato in quella che poco tempo prima era la camera di Namjoon, mentre ora era uno studio.
«Sai perché ascolto sempre musica quando sono preoccupato?» domandò ad un tratto, con le mani fisse sui miei fianchi.
Scossi solo la testa.
«Perché se c'è silenzio è difficile allontanare i pensieri, sono lì e non puoi sbarazzartene. Tenere la mente occupata fa bene Jiminie, che sia una canzone, un dipinto o un semplice film, e promettimi che domani notte, quando saremo tutti via, tu non penserai ad altro che a questo, ti supplico»
«E anche a Soyeon, sai, non vorrei che Yuki la mangiasse o vice versa» tentai di sdrammatizzare, riuscendoci vista la sua risata alla mia battuta, dato che il giorno seguente ovviamente avrei avuto il compito di tenere per tutta la sera e la notte mia nipote, per ovvie ragioni.
«Anche a lei, però promettimelo»
Feci ciò che mi chiese così disperatamente con un bacio, facendo collidere le nostre labbra rosate, ancora con la musica in sottofondo e i nostri corpi in leggero movimento.
«Te lo prometto amore, ti prometto che aspetterò il tuo arrivo con uno dei tuoi vinili in sottofondo, ti prometto che tenterò di non stare troppo in ansia, lo giuro»
Passammo il resto della serata così, tra musica e coccole, scacciando ogni tipo di pensiero negativo dalle nostre teste.
Sarebbe andato tutto bene.
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𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯
Fanfiction«Sai cosa si dice delle anime gemelle?» chiese, già pronto a sentire la voce dell'altro, che d'altro canto non tardò a farsi sentire: «Che si rincontrano sempre, non importa cosa accada?». «Precisamente, quindi non avere paura: noi ci ritroveremo...