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Namjoon's pov


Era proprio vero che il tempo vola a, ma non solo quando ci si divertiva, anzi.

Erano stati due mesi davvero complicati, tra Jimin che stava di nuovo male e Seokjin che ormai era al termine della gravidanza e non stava un attimo fermo, non avevo un minuto di risposo, per non parlare del lavoro.

Non eravamo ancora venuti a capo di quel giro di prostituzione e omicidi che si erano verificati, ancora nulla, ormai stavo anche iniziando a perdere le speranze, ma Jungkook no, lui era più determinato di sempre.

Il branco pensava che fossi io quello più legato alla protezione degli omega, a tutti i giri e i traffici che ci legavano con il governatore Lee, ma solo formalmente in realtà, perché era l'alfa dai capelli color ciliegia ad aver preso più a cuore la questione.

Si era sempre dato da fare, non ricordavo nemmeno una volta in cui avesse trascurato qualcosa nel lavoro, mai un rifiuto, mai nulla nei miei confronti, e pensavo si sentisse anche in dovere di farlo, cosa che però non era.

Jungkook era letteralmente come un fratello per me, era vero che mi ero sempre preso cura di Jimin, ma dopo la morte di mio padre e dei genitori dell'altro alfa avevo preso anche lui sotto la mia ala, cosa che non era stata comunque facile.

Tra i problemi di rabbia e di autostima, Jungkook era sempre stato una mina vagante, ma per fortuna eravamo riusciti a risolvere tutto, o quasi insomma.

Comunque non era lui quello di cui dovevo preoccuparmi ora, ma il mio fidanzato, che non ne voleva sapere di farsi ricoverare per il parto come suggerito dalla dottoressa, il termine era stato ormai tre giorni prima.

Avevo davvero provato di tutto per convincerlo, ma nulla, lui voleva stare con Jimin, e lo capivo, ma dato che c'ero anche io lì con lui sarebbe tranquillamente potuto andare in ospedale.

«Nam, è deciso, non ci vado, tanto Soyeon sembra non voler uscire, quindi ho tempo, e poi se andassi e ti lasciassi qui vorresti venire a vedere come sto ogni tre per due, e Jimin ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto ora»

Io sbuffai ancora, guardandolo negli occhi «Jinnie, io non penso sia una buona idea, cioè pensa se andassi in travaglio, dovrei portarti in ospedale di corsa e con l'ansia di non arrivare in tempo, lasciando comunque Chim da solo, non sarebbe meglio per tutti se ti facessi invece ricoverare?».

L'omega però scosse la testa convinto «No, lui verrebbe con noi ovviamente».

«Ma sei pazzo?! Fa fatica persino a scendere le scale, non penso che riuscirebbe a stare fuori ad una sala d'aspetto per ore, ha bisogno di riposo»

Jin non sembrò ancora convinto, tanto che si alzò dal divano -con il mio aiuto- scuotendo la testa e mettendosi ai fornelli, probabilmente per cucinare la cena, cena che, come da due mesi a questa parte, Jimin non avrebbe toccato.

Ma dopotutto aveva già mangiato una mela stamattina, il che era un grande passo in avanti se consideravamo il digiuno forzato al quale si stava sottoponendo.

Sapevo perfettamente che fosse colpa mia, non ero cieco, né tantomeno stupido, però il pensiero di star rovinando la vita a mio fratello -di nuovo- era troppo doloroso per conviverci, e sapevo che la soluzione non fosse far finta di nulla, ma era di sicuro la cosa più comoda che potessi fare.

Per me, ma anche per lui.

«Tesoro, vuoi una mano?» domandai sorridente al mio fidanzato, il quale stava faticando come pochi per prendere una padella nel ripiano in basso della cucina, dato che piegarsi era la cosa più difficile da fare in quel  momento per lui.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora