Yoongi's povE anche quella sera era fatta.
Si pensava che i branchi criminali fossero tutti come quelle di RM, persone che ne ammazzavano altre per soldi, in sostanza, ma no, non era decisamente cosi.
Il nostro era a tutti gli affetti un branco criminale, ma non uccidevamo nemmeno una mosca, solo cose informatiche, sempre che distruggere dei file si potesse definire effettivamente un'uccisione.
Operavamo per di più nell'ombra della notte, quando nessuno poteva vederci entrare ed uscire, come veloci spie, perché infondo era questo che eravamo: spie.
Perché se era vero che venivamo assoldati da parecchie aziende per ripulire i loro affari loschi, era altrettanto vero che molte lo facevano per venire a conoscenza di segreti interni di quelle rivali.
Ed ecco dove stava il vero pericolo nel nostro lavoro, oltre che nella polizia. Perché bastava anche un solo minimo errore per farsi beccare nel luogo sbagliato da persone sbagliate, anche una sola traccia o impronta poteva metterci nei guai, e noi lo avevamo sperimentato.
Ecco quindi a che cosa mi serviva il combattimento corpo a corpo, oltre che ovviamente a fronteggiare possibili nemici esterni, tipo appunto RM e i suoi scagnozzi, o almeno così era una volta.
Diciamo che il rischio non era poco, ecco.
Ma anche quella sera era andato tutto secondo i piani, non un tassello fuori posto, niente di niente.
Dopotutto l'esperienza perfeziona, e noi ne eravamo l'esempio.«Yoon, quando torni a casa? Manchi a me e a Tae» si lamentò -come sempre- il mio migliore amico, sbuffando annoiato, mentre eravamo fuori da casa di JB, dove avevamo appena portato il materiale recuperato.
«Non lo so Hobi, anche voi mi mancate, ma devo assicurarmi che Jiminie non salti nemmeno un pasto, e poi sai com'è lui, se non gli ricordi certe cose semplicemente se ne dimentica, e il mangiare è una di queste»
Il rosso si mordicchiò io labbro annuendo «Capisco, quando siamo usciti la scorsa settimana l'ho visto bene, non sembra molto sottopeso ora, cioè lo è, ma non come quando è stato ricoverato. Ecco».
«Ha fatto passi da gigante, anche perché non è ossessionato dalle calorie, non l'ha mai fatto perché voleva diventare più magro, solo che quando le cose non girano, lui semplicemente non vuole più mangiare» spiegai paziente, accendendo il cellulare per controllare l'ora, in modo da regolarmi coi tempi.
«Beh, è un bene che ci sia tu con lui, Tae mi ha scritto prima, ha detto che hanno avuto una chiacchierata particolare, non mi ha dato i dettagli, ma mi ha detto che ce la sta mettendo proprio tutta per tornare come prima, sorridente e solare» disse poi, incamminandosi verso la sua moto, dove salì, senza metterla in moto ancora.
Annuii e basta, e inconsciamente mi sbucò un sorriso sul volto «Sta andando davvero bene, sono felice, Hoseok, sono davvero tanto felice».
L'alfa ricambiò quel gesto dolce e amichevole, lasciandomi anche una pacca sulla spalla, prima di salutarci e lasciare che le nostre strade si separassero, almeno per quel giorno.
Volevo tornare da Jimin.
Da lì a casa sua feci solo una fermata, ossia quella del pub del nostro secondo appuntamento, dove passai a ritirare la nostra cena, ordinata poco prima.
E poi subito imboccai la strada per la zona collinare della città, dove appunto abitava il mio omega, e anche io per il momento, anche se non permanentemente.
Appena giunto nelle prossimità della casa, parcheggiai l'auto, prendendo la busta di carta contenente appunto il cibo, aprendo la porta con la copia delle chiavi che mi era stata data da Jiminie, appena prima che venissi a stare lì con lui.
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𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯
Fanfiction«Sai cosa si dice delle anime gemelle?» chiese, già pronto a sentire la voce dell'altro, che d'altro canto non tardò a farsi sentire: «Che si rincontrano sempre, non importa cosa accada?». «Precisamente, quindi non avere paura: noi ci ritroveremo...