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Jimin's pov

Le luci dell'alba ormai avevano iniziato a posarsi sul tetto della casa, sugli alberi e sulle piante in cortile, contro il vetro delle finestre, e inevitabilmente sul mio corpo, seduto con Yuki in braccio sul divano, facendomi praticamente divorare da questa logorante attesa.

Non ce la facevo più, avevo bisogno di vedere entrare da quella maledetta porta tutti e sei, avevo bisogno di vedere Namjoon e il suo compagno pronti per rivedere la loro bambina -la quale dormiva beata al piano di sopra- avevo bisogno di vedere i migliori amici del mio fidanzato pronti per il loro matrimonio, ormai praticamente imminente.

Avevo bisogno di vedere varcare la soglia Jungkook, con la sua solita aria da ragazzo tormentato, avrei solo voluto vederlo tornare a casa con gli altri, pronto per lasciarsi andare alle spalle tutti i suoi problemi per provare a trovare la felicità con Kai, o almeno così speravo.

E più di tutti avevo bisogno di Yoongi, dell'unica persona che mai avesse amato più di mio fratello, della mia persona.

Per quanto io sapessi dovrebbe essere stato al sicuro ora, ma qualcosa mi diceva che non tutto fosse andato secondo i piani, potevo sentire che qualcosa fosse andato storto, lo sapevo che qualcosa non quadrava: lo percepivo chiaramente.

Forse anche troppo.

Fu però quando sentii finalmente il rumore di un motore al di fuori di casa che i tirai subito in piedi, e improvvisamente i miei nervi si tesero al massimo, così come i miei muscoli duri e doloranti quasi, per via della tensione massima alla quale erano sottoposti.

Non riuscii a muovermi, non riuscii ad avvicinarmi alla porta, alla finestra, nulla, tutto ciò che feci fu stare fermo tra il divano e il tavolino davanti ad esso.

Non.
Riuscivo.
A.
Muovermi.

Tutto sembrò fermarsi per un istante, tutto sembrò perdere colore, rumore, odore... mi sembrò di aver perso i sensi.

Il rumore di chiavi nella serratura, quello della porta aprirsi, tutto sparito, persino quello dei passi aveva fatto lo stesso: non riuscivo a sentire altro se non il battito accelerato del mio cuore giovane, eppure messo già a dura prova.

E poi in un attimo accadde tutto: la porta finalmente si aprì, e dietro di essa la persona che più aspettavo di vedere: Yoongi, ferito, dolorante probabilmente, ma vivo.

«Jiminie...» sussurrò con le lacrime agli occhi, e a quella semplice parola -che altro non era se non il mio nome infondo- mi fiondai tra le sue braccia, lasciando che il micio tricolore che era tra le mie se ne andasse in giro per la stanza.

Strinsi piangendo le braccia al collo del mio amato, lasciandomi avvolgere dal suo profumo dolce, calmante, e in poco tempo anche lui fece lo stesso con me, stringendomi forte a sé per la vita.

«Non dovevi andare... non dovevi venire coinvolto in tutto questo» mormorai contro la sua maglia strappata in certi punti, in altri sporca del suo stesso sangue probabilmente.

Il biondo mi strinse ancora più forte, ma non accennava a dire altro, piangeva, piangeva tanto, piangeva per sfogarsi.

E quale posto migliore per farlo se non le mie braccia?

Rimanemmo in quell'esatta posizione per minuti infiniti, ma poi la mia attenzione venne richiamata dalle altre figure che sbucarono dall'entrata, figure che subito mi affrettai a contare.

Ne mancavano due, due che ero abituato a considerare quasi come una sola a volte: Namjoon e Jungkook, dove c'era uno, c'era anche l'altro.

Perché mancavano entrambi?

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora