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Jimin's pov


Avevo sempre visto l'inverno come un periodo piuttosto particolare, malinconico ma anche estremamente estetico, bello ma triste, e anche ora, nella navata di quell'aeroporto gigantesco, non potevo fare a meno di pensare che sì: l'inverno era stupendo e difficile allo stesso tempo.

Vedevo la gente passare, correre da un gate all'altro, nella speranza di non perdere il propio volo; vedevo famiglie, uomini e donne d'affari, ragazzi probabilmente in viaggio, e non potei fare di pensare che fosse in realtà il vento invernale a portarli da qualche parte.

Non il contrario.

Era strano sentirsi così, era tanto strano.

Ci pensò però il mio compagno a risvegliarmi da questa trans emblematica, accarezzandomi il braccio con la sua mano calda, nonostante la temperatura: «Hey... tutto okay?» chiese poi a bassa voce.

Annuii sorridendo, cercando almeno di farlo.

«Tutto okay, stavo solo pensando a quanta gente venga e vada passando da qui, solo un po' di malinconia»

Il corvino sospirò «È inverno dopotutto, la stagione della malinconia per eccellenza: no?».

Stavolta sorrisi sul serio, a labbra serrate «Hai ragione, scusa».

«Non ti scusare» mi rimproverò teneramente l'alfa, tuffando una mano nei miei capelli rosa: stavo pensando sul serio di non cambiare colore per un po', era solo che li amavo davvero tanto così come erano ora.

Mi godetti le sue carezze per un po', o almeno finché non mi negò le sue attenzioni per sbuffare, lamentandosi: «Kai è davvero incredibile, veniamo qua per salutarlo prima che parta, e lui arriva dopo di noi... cioè sul serio, ho paura che perda il volo».

Ridacchiai scuotendo la testa «Sai che è fatto così, pensa a me: ogni mattino arrivavo persino in anticipo in università, e per aspettare puntualmente finivo col ritardare».

Pronunciando queste parole che mi si posasse un peso sul petto fu inevitabile: certo, avevo fatto amicizia con altri ragazzi e ragazze dei corsi, ma nessuno era come Kai... con lui era qualcosa di profondo, un'amicizia solida e sopratutto fidata, fondamentale.

Mi sarebbe mancato, ora che aveva deciso di iniziare un viaggio, senza ritorno programmato però: e lo capivo, a pieno se dovevo essere sincero, ciò non toglieva il fatto che senza di lui accanto sarebbe stato diverso.

«Non ci posso credere... eccolo» fu proprio questo a farmi aprire gli occhi, precedentemente chiusi contro il petto del mio ragazzo, il quale aveva esclamato quelle parole con un tono divertito, e quando posai gli occhi sulla figura del beta, capii perché.

«Dove cazz- AH! Jiminie! Eccoti qua» mi si fiondò addosso, abbracciandomi, portandosi dietro tre valigie e un mega peluche a forma di elefante, sui toni del lilla e dell'azzurro chiaro.

Ovviamente ricambiai la stretta con entusiasmo a mia volta: «Finalmente, pensavamo avresti addirittura perso il volo».

«Lo so, per un momento anche io, è che appena arrivato ho visto questo e- beh, consideralo il mio regalo di arrivederci, un augurio per il futuro e una promessa: ci rivedremo, regolarmente» disse di fretta, ancora col fiatone.

Rimasi piuttosto sorpreso dalle sue parole: era per me quel peluche quindi?

«Ciao Yoongi-Hyung, è un piacere rivederti» disse poi al corvino, rimasto un po' in disparte, almeno finché non apparve un sorriso felice sul suo volto, che rivolse al beta davanti a lui: «Ciao, in ritardo anche per il tuo stesso volo, eh?».

«Oh ma non rompermi il cazzo, tu ci sei nato in ritardo invece»

Era così ormai, si punzecchiavano continuamente senza sosta da quando si erano conosciuti, ma era divertente come cosa.

Tuttavia mi stupii di come Kai stesse riuscendo a nascondere tutto il suo malessere così bene, sembrava che avesse quasi paura di farsi vedere debole da qualcuno che non fossi io, come se avesse avuto timore di Yoongi, della sua opinione.

Andarono avanti per un po' i due, tra battutine e scherzi, coinvolgendo anche me, o almeno provandoci, poi però una voce quasi robotica si sprigionò nel grande spazio dell'aeroporto, e perciò tutti e tre ci girammo verso quella che sembrava essere la direzione giusta.

«Si avvisa che il gate 12 sta per chiudere, l'aereo da Seoul centrale per Amsterdam decollerà tra poco, arrivederci»

Ed eccola lì, un'altra epoca che si chiudeva, un'era, un capitolo della mia vita, in qualsiasi modo lo si volesse chiamare: Kai stava per partire, e chissà quando sarebbe tornato, se sarebbe tornato.

Chissà se io sarei rimasto sempre lì, chissà cosa sarebbe successo in futuro.

«Beh... è giunta la mia ora: devo imbarcarmi» esclamò il beta, facendo una faccia quasi mogia, e poi mi rivolse uno sguardo, ma decisamente più sereno della sua espressione.

Mi abbracciò, coinvolgendo anche il peluche gigante, che poi mi lasciò tra le braccia, mentre io approfittai dell'amplesso per dire quelle parole che solo lui potevo e doveva sentire sul serio: «Quando la vita di una persona cara si interrompe, quella dei superstiti non è molto, ma è tuo compito fare come se, attraverso i tuoi occhi, Jungkook possa vedere le bellezze del mondo, anche se non è più qui».

Si irrigidì un attimo a queste mie parole, e dopo qualche secondo, annuì animatamente, e si staccò dal mio collo per sorridermi, anche se con gli occhi lucidi: ma era pur sempre un sorriso.

«Ti voglio bene Jimin, ci vediamo»

«Anche io te ne voglio, ci vediamo presto»

Ci sorridemmo, fino a quando il beta non si girò verso Yoongi, ancora però con il sorriso in volto «Mi raccomando, trattamelo bene e fallo mangiare, giuro che torno a nuoto se scopro che-».

«Certo, certo, tu preoccupati che il tuo aereo non cada invece che preoccuparti di cose ovvie: torna a trovarci presto» ridacchiò il mio fidanzato, prendendomi con un braccio dalla vita, per un senso di protezione quasi.

Poi lo vedemmo avanzare verso il suo gate, per poi sparire definitivamente.

E anche un altro capitolo della mia vita si era concluso, proprio in quel singolo momento.

Faceva male, ma faceva anche tanto bene a volte svoltare pagina; forse entrambi avevamo bisogno di cambiare aria, ma lui più di me, decisamente.

Almeno ora avevo un peluche con un valore affettivo talmente grande che ogni volta che lo avrei abbracciato mi avrebbe ricordato dei momenti passati con colui che me lo aveva regalato.

«Andiamo?» mi disse poi Yoongi, porgendomi la mano, mano che strinsi con entusiasmo, e poi annuii: «Dove andiamo?». 

«Dovunque tu voglia»

Voltare pagina serviva ad andare avanti.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora