♡ 100.2 ♡

417 41 1
                                    


Namjoon's pov

«Si è addormentata?» domandò il mio compagno seduto sul divano, mentre io lo raggiungevo lentamente, infilandomi una maglia pulita al volo.

Annuii, sorridendo leggermente al pensiero di mia figlia che fino a pochi istanti prima fosse tra le mie braccia, e che non ne volesse sapere di dormire, come al solito insomma.

«Sì, dopo avermi vomitato sulla maglia e aver riso per questo sì, come un angioletto»

Jin ridacchiò, accoccolandosi di più a me e lasciando il libro che fino a poco prima aveva in mano sul divano, poco dietro di lui: «Che leggi?».

Scosse la testa contro il mio petto, mentre una mia mano finì spontaneamente tra le sue ciocche scure «Nulla di che, è una raccolta di poesie sul tema della resilienza, l'ho sempre trovata una parola usata per lo più a sproposito, ma mi sto piano piano ricredendo».

«Sulla parola o sul concetto applicato alle persone?»

«Entrambe credo, ho sempre pensato che in un certo senso si potesse definire come banale "sopravvivenza", ma forse è sul serio qualcosa di più profondo e complesso di quella, magari non è un concetto facile da apprendere a primo impatto»

Concordai pienamente, lasciando che continuasse con la sua spiegazione, il che mi riportò al nostro primo incontro, che poi era anche il motivo per il quale ci eravamo avvicinati dopo, tanto da metterci insieme.

Era una giornata di inizio primavera, e a scuola avevano organizzato questa specie di festival per festeggiare l'inizio della stagione, tradizione di quell'istituto; c'erano varie attività a cui partecipare, come laboratori artistici, musicali, sportivi, esibizioni e racconti degli studenti... cose così insomma.

Io mi rifiutai ovviamente di partecipare categoricamente, anche perché avevo ben altro per la testa, poiché già a quell'età la mia vita era influenzata dalle attività di mio padre.

Tuttavia mi toccò tornare quel pomeriggio a scuola per via di un libro dimenticato, libro che mi sarebbe inevitabilmente servito il giorno stesso.

Il piano era quello di prenderlo da sotto il mio banco e uscire immediatamente dall'edificio, in modo da evitare ogni tipo di inconveniente che mi avrebbe potuto costringere a rimanere più del previsto.

Inutile dire che non andò come programmato: appena mi avvicinai all'aula, una voce soave quanto decisa mi giunse alle orecchie, ipnotizzandomi, mi attaccai alla porta come un maniaco, ascoltando ogni più piccola variazione in quelle note sussurrare, e quando esse finirono, mi sentii all'improvviso vuoto, tanto che il mondo attorno a me sembrava non avere più colori o suoni.

Questo fu il principale motivo per cui quando la porta venne aperta dall'interno, caddi rovinosamente a terra, ritrovandomi davanti Jin, che però ancora non sapevo si chiamasse così.

Entrambi avevamo espressioni sconvolte in viso, io per la sorpresa della caduta e quella dell'essere stato beccato, lui per via di avere avuto una spettatore segreto.

Dopo un attimo di imbarazzo, dopo esserci presentati goffamente e dopo essermi scusati, mi rivelò che avrebbe dovuto cantare pubblicamente al festival scolastico, ma che non ne era più tanto sicuro, poiché non era una cosa che gli piaceva fare in pubblico.

Cantò per me per tutto il pomeriggio, fino a quando il festival non finì.

Ancora dopo anni era uno dei miei più bei ricordi.

«Sai a chi penso quando leggo "resilienza" da qualche parte?» domandò poi l'omega, alzando lo sguardo sul mio, mentre io sbuffai una risata annuendo «A Jimin, vero?».

Annuì a sua volta «È esattamente la parola che gli si addice di più, sotto tanti punti di vista».

«Sei sempre così poetico Jinnie» sussurrai lasciandogli un dolce bacio a lato della guancia, permettendogli di posarsi meglio sul mio corpo, più comodamente.

«Lo so, anche in un giorno come questo non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia fortunato ad avere te e Soyeon, pensare di poter perdere tutto in un sola notte mi fa stare male, ma se così sarà, promettimi che vi prenderete cura di voi, che non rimpiangerete ogni istante passato insieme, perché va bene così: le persone muoiono, tante e spesso»

«Non morirai Jinnie, nessuno di noi lo farà, te lo prometto» dissi serio, guardandolo negli occhi.

Lui mi sorrise, accarezzandomi i capelli «Non fare promesse che non potrai mantenere, amore mio».

«E tu non pensare a cose come la morte, non stasera: quando tutto sarà finito, allora potremo farlo, quando l'unica fine vicina sarà quella della vecchiaia»

«E poi sono io quello poetico» rise, spezzando l'atmosfera che si era venuta a creare: «Canta per me, ti prego, come all'inizio di tutto» gli domandai, con fin troppa disperazione nella voce perché potesse declinare.

Infatti accettò, e la notte passò così, tra melodie sussurrate, abbracci pieni di sentimenti e dolori tenuti segreti, dolori e ansie, che solo il passare del tempo sarebbe riuscito a colmare.

Questa era la resilienza.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora