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Jin's pov



In quel momento la mia vita sarebbe potuta essere più bella.

Avevo un fidanzato stupendo, ci amavamo ogni giorno di più, condividevamo un appartamento magnifico in centro città, eravamo ricchi, perché diciamocelo, per quanto disonesto potesse essere il nostro "lavoro", portavamo a casa talmente tanti soldi che se anche nel branco fossimo stati il triplo, saremmo riusciti comunque a guadagnare una bella somma, pur dividendola tra tutti i membri.

Aspettavo un bambino, e tutti non vedevano l'ora che arrivasse questo piccolo fagottino di gioia, sopratutto Jimin, che aveva già detto di voler dipingere lui stesso la camera del piccolo, o della piccola, decorandola con tanti disegni sui muri.

In più tra i due fratelli si era sistemato tutto, e non sarei potuto essere più felice di così, perché se prima eravamo già una bella famigliola, in quel momento lo eravamo il doppio: era come se, grazie al brutto avvenimento di tre settimane prima e alla riconciliazione della precedente sera, fossimo stati ancora più uniti.
Tanto che appunto io e il mio compagno rimanemmo lì a dormire, nella sua vecchia camera da letto, proprio su richiesta di Jimin.

Da quando avevo detto a Nam di aspettare suo figlio ogni notte la passava dormendo abbracciato a me, con le mani grandi a scaldarmi il ventre, come se avesse voluto creare un legame con suo figlio, anzi, nostro figlio.

In una settimana avrei dovuto fare la prima ecografia, e non vedevo l'ora di vederlo; ma per sapere il sesso avremmo dovuto aspettare i quattro mesi, circa, e io non stavo più nella pelle.

Ad interrompere il flusso di pensieri furono due braccia muscolose e a tratti tatuate di un alfa che riconobbi fin troppo bene, che mi presero da dietro, proprio mentre stavo preparando la colazione.

«Ben svegliato, amore» girai solo un po' il viso, trovandomi il suo proprio sulla spalla, che mi sorrise contento: «Ciao» e così mi lasciò un casto bacio a stampo, che non durò troppo, ma nemmeno troppo poco.

«Mhh, pancake, i nostri preferiti» commentò poi, riferendosi alla pietanza che stava velocemente cuocendo sulla padella antiaderente; ed effettivamente era così, perché, oltre a molti modi di fare, lui e il piccolo omega, che ancora dormiva, avevano anche questa cosa in comune, l'amore per i pancake.

«Già, volevo farli coi lamponi sopra, ma mentre stavo per andare in giardino a raccoglierli mi sono reso conto che è inverno e che sta ancora nevicando» gli raccontai ridacchiando, togliendo dalla pentola la figura circolare giallastra per metterla in un piatto.

Lui rise, staccandosi dalla mia schiena e andando a prendere in braccio Yuki, ancora comodamente disteso sul divano: «Jimin ti ha detto dove lo ha trovato?» mi domandò, coccolando il micio e sedendosi su uno degli sgabelli vicino al bancone.

«Mh, non precisamente, mi ha detto che era andato a prendere un tea in un bar con un ragazzo, e mentre stava tornando a casa ha sentito un miagolio, e nulla, poi lo ha trovato e lo ha portato qui» sapevo che "il ragazzo" in questione fosse quello che aveva conosciuto quella mattina, e che lo aveva praticamente salvato; ma conoscevo bene Namjoon, e se glielo avessi detto si sarebbe preoccupato troppo.

«Un ragazzo? Che ragazzo? È un lupo anche lui? Come si sono conosciuti? E se fo-»

«Nam, tesoro, quanto bene vogliamo a Jimin?»
«Tanto»

«Bene, proviamo a lasciarlo un po' libero, mh? Ha ventun anni, sa quello che fa, e dopo tanto tempo sta finalmente bene, o perlomeno meglio, possiamo solo essere felici? Per lui, per noi e per questa creaturina qui?» gli sorrisi, toccandomi la pancia rigonfia.

Lui sospirò, annuendo e continuando a coccolare il gatto tricolore: «Sì, hai ragione, anche se...» mi guardò mordendosi un po' il labbro.

«Anche se...?» lo incitai a continuare, mettendo i pancake in tre piatti, e riponendo nella lavastoviglie gli utensili, piegandomi un po'.

«Anche se mi mancherà così tanto sbatterti contro tutte le superfici che abbiamo in casa e sentirti urlare» confessò, facendomi alzare di scatto.
«Razza di maniaco! Io non urlo, semplicemente ho una voce molto alta» gli lanciai il grembiule in faccia, assumendo un espressione indignata.

Lui scoppiò a ridere, alzandosi e mettendo sullo sgabello Yuki, per poi venire davanti a me, prendendomi per i fianchi: «Mi mancherà fare l'amore con il mio adorato fidanzato, così va meglio?» disse baciandomi l'angolo della bocca e facendomi sciogliere.

«Molto meglio -gli accarezzai il petto da sopra il tessuto della maglia- comunque nessuno te lo vieta... non ho ancora una pancia enorme» gli dissi, seducente.

«Ah no! Niente atti osceni in presenza di minori e sopratutto della nostra prole!» mi sculacciò giocosamente, baciandomi in modo più spinto, facendomi appoggiare al bancone, dopo aver ancorato il suo collo con le braccia.

Stavo per sistemarmi meglio e aprire leggermente le gambe per farlo posizionare in mezzo ad esse, ma una volta acuta ci fece staccare di colpo dal contatto infuocato.
«Se già prima non avevo fame, ora mi viene anche da vomitare» scherzò Jimin, appena sceso dalle scale, con ancora il suo pigiama azzurrino.

«Oh avanti! Quando anche tu troverai l'amore della tua vita non ti scandalizzerai più così tanto» gli dissi ridendo e lasciando un ultimo bacio a stampo a Nam, per poi andare verso l'omega e abbracciarlo dolcemente.

«Va bene, ora tutti seduti, vi ho fatto i vostri preferiti!»

«Ma- sono troppi! Non ne mangio così tanti» Jimin si sedette, mettendo tre dei cinque pancakes sul piatto di suo fratello, che gli riservò uno sguardo preoccupato, rassegnato quasi.

Nel mentre iniziammo a mangiare, gustandoci la pietanza, che -non per vantarmi- era davvero squisita: «Come sono?» chiesi, solo per avviare una conversazione.

«Buoni»
«Strepitosi» dissero nello stesso momento i due fratelli, alzando la testa dal piatto e guardandosi con due sorrisini.

Il resto della colazione lo passammo così: mangiando e a volte ridacchiando per qualcosa detto, per poi sparecchiare e caricare la lavastoviglie, e dando da mangiare a Yuki, che si gustava il suo latte proprio ai piedi del bancone della cucina, dov'era posizionata la sua ciotola lilla.

Intanto che appunto Jimin si dedicava al suo micio, io e Nam eravamo andati a lavarci e vestirci, in modo tale da essere pronti per andare.

«Stavo pensando... e se per pranzo andassimo a mangiare fuori? Magari in quel ristorante che fa il kimchi più buono del pianeta» propose il mio fidanzato, sapendo che si tratta del piatto preferito del fratello.

Quest'ultimo abbassò lo sguardo, mordicchiandosi un unghia: «Uhm, io veramente avevo in programma di vedere un amico più tardi...» fece in modo timido.

Io mi girai verso l'alfa, sorridendogli a labbra serrate, come per fargli capire di lasciarlo fare: lui annuì, affiancandomi «Va bene, allora magari facciamo domani, che dici?».

«Sì, si può fare»

«Okay Chim, noi andiamo» gli diedi un bacio sulla fronte salutandolo, cosa che fece anche il mio compagno, scompigliandogli anche i capelli castani, gesto che fece brillare gli occhi azzurri del minore.

«A domani»






                              






«Casa dolce casa» sospirai esausto, buttandomi sul divano.
«Oh andiamo! Non abbiamo fatto chissà cosa» ridacchiò Namjoon, mettendosi sopra di me, accarezzandomi le guance rosate.

«Sono incinto! E abbiamo camminato tanto»
«Avremmo fatto sì e no due chilometri; e non dare la colpa al piccolo o la piccola, sei sempre stato pigro» disse, toccandomi la pancia.

Io lo guardai indignato: «Stai insinuando che sono grasso?»

«Cos- no! Ho solo detto che è da quando ti conosco che non smani all'idea di fare attività fisica» mi stava chiaramente prendendo in giro, e aveva anche iniziato a solleticarmi i fianchi: che gran bastardo.

«Giuro che se non la smetti, non ti faccio più mangiare per nove mesi».

Lui rise, buttando la testa indietro e baciandomi: «Ti amo, vi amo, davvero tanto».

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora