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Jin's pov


«Ma si può sapere che cazzo ti è preso?!» urlai a Namjoon, mentre eravamo sotto il portico di casa di Jimin, a discutere come forsennati, proprio come la sera prima e la stessa mattinata.

«Jin ma stai scherzando? È il minimo dopo quello che ha fatto, e ringrazia che non abbia fatto la stessa cosa con te»

Quest'ultima frase mi ferì talmente tanto che sentii il cuore saltare un battito; «Avresti davvero avuto il coraggio di farlo Schiaffeggiare il tuo compagno, che tra l'altro aspetta tua figlia?! Complimenti cazzo, sul serio».

«Mi avete tradito! Come l'avresti presa al mio posto?» sapevo quanto la cosa lo avesse ferito, davvero, ma non poteva fare ciò che aveva fatto: aveva distrutto Jimin con quel gesto.

«Ma che razza di fratello sei?! Dovresti essere felice per lui, ha finalmente trovato l'amore della sua vita, e tu che cazzo fai? Lo minacci di ucciderlo?! Ma che stra minchia hai in testa?!»

Il moro si portò una mano alla tempia, per tentare di calmare la sua ira.

«Prima di tutto sono un capo branco, ok? Ho una gang da gestire, degli affari e delle responsabilità! Non potevo permettere una cosa simili, cosa avrebbero detto poi? "Oh guardatelo, è RM, quello che lascia che il fratello se la faccia con il suo nemico, perché è solo un debole".
Io non posso permetterlo!» concluse.

Ma io non avevo intenzione di chiudere qui la questione «Prima di tutto sei un compagno e un fratello, e fra poco anche un padre: ma nonostante ciò puoi permettere che la felicità di Jimin passi in secondo piano?! Dopo tutto quello che ha passato cazzo, dopo la malattia, e tu lo porti a doverci rientrare?!».

«Non sarà più così! È più maturo e cosciente delle sue azioni ora, non riaccadrà nulla di ciò che è successo» si impuntò: peggio di un mulo, cazzo.

Sbuffai una risata isterica «Se lo credi davvero sei più cieco di quel che pensavo».

Stava per ribattere ancora, ma venimmo interrotti dalla porta che si aprì, rivelando la figura di Jimin, ancora in lacrime e con il segno della mano di Namjoon sulla guancia.

«Dove stai andando ora?» domandò l'alfa con tono severo, guardandolo con uno sguardo di altrettanto avviso; «Non lo lascerò per messaggio, se è questo che intendi: Yoongi si merita di meglio».

«Oh non ci pensare nem-»

«Jimin, vai, parliamo dopo io e te» lo interruppi sul nascere, per evitare di aggravare la situazione del rosato, il quale poco dopo se ne andò, sotto lo sguardo furioso di suo fratello, che poi si spostò su di me.

«Devi smetterla di prendere decisioni alla cazzo di cane, sono io l'alfa tra i due, capito?»

«Allora sei un alfa del cazzo, lasciatelo dire,e tu -dissi puntando il dito contro Jungkook, che era appena uscito di casa anche lui- perché lo hai fatto?»

Il magenta si morse il labbro colpevole «Mi dispiace, ho dovuto».

«No invece, era una scelta di Jimin e di Yoongi, non tua! Dovevano decidere loro quando e se dirlo e a chi dirlo: non tu, loro».

Fu Namjoon a ridere ancora, in modo sarcastico «Oh sì! Così lo avrei saputo tra vent'anni, magari mai, hai ragione Seokjin, proprio un bel piano del cazzo!».

«Non è la tua cazzo di vita! Ma quella di Jimin, è abbastanza grande da poter fare le sue decisioni, smettila di voler controllare sempre tutto e tutti» gli sbraitai contro.

In tutto ciò l'alfa più piccolo era rimasto in parte, in silenzio, senza aprire bocca, potevo notare i suoi occhi leggermente lucidi, sapevo che si sentisse in colpa per ciò che aveva fatto: e faceva bene.

Non lo odiavo certamente, era pur sempre Jungkook, ma aveva tradito la fiducia di Jimin, il mio piccolo tesoro: e per questo non potevo perdonarlo da un giorno all'altro.

Non ero nemmeno arrabbiato, solo tanto tanto deluso.

«Io vado a casa... penso sia meglio così» mormorò infatti poco dopo, senza ancora alzare lo sguardo dalle sue scarpe nere; «No Kook, tu resti» rispose Namjoon, e stavolta non stetti per nulla zitto.

«Oh, ora comandi anche lui?»

«Seokjin, sta zitto, mi stai facendo davvero incazzare oggi» sospirò con ancora la tempia stretta in due dita, che la massaggiavano più o meno regolarmente.

«Namjoon, penso sia davvero ora che io vada, ci vediamo domani» e detto ciò si dileguò, salendo sulla sua auto e sparendo dalla nostra vista, lasciando nuovamente soli me e il mio compagno, che nonostante tutto ora sembrava tutto fuorché quello.

«Adesso entriamo, ci sediamo e ci calmiamo, poi riprenderemo la discussione come due persone mature e adulte» dissi senza ammettere repliche, varcando la soglia di casa di Jimin e sedendomi sul divano, affiancato prima dal gatto di questo, e poi da Nam.

Sentivo la tensione persino della bambina, si stava agitando...

Una volta dentro, e solo dopo aver riorganizzato i pensieri, riaprii la questione;
«Se fossimo stati noi al loro posto, come credi avresti agito? Te lo dico io, avresti tenuta la cosa segreta, proprio come ha fatto Jimin».

«Fatto sta che non è accaduta a noi, non puoi vivere di se e di ma» rispose deciso, con lo sguardo fisso sul giardino, che vedeva fuori dalla finestra.

«E tu non pensi che se tra tutte le persone che ci sono in questa città, quel giorno Jimin ha incontrato proprio Suga ci sia una ragione?»

Il moro mi guardò confuso: «Ossia?».

«Il destino, e tu non puoi comandarlo»

Non aprì più bocca dopo questo, standosene zitto e nella stessa posizione per decine di minuti, o almeno finché la porta d'entrata non sbatté nuovamente, stavolta a causa di Jimin, che aveva un'espressione distrutta in volto.

«Jiminie... tesoro, cosa vuoi per cena? Posso farti ciò che vuoi» gli sorrisi alzandomi, nonostante la fatica per via della bimba nel mio ventre.

Ma il rosato non accennò ad alzare la testa, anzi, salì le scale mormorando un "non ho fame".

Mi girai verso Namjoon, dicendo qualcosa che lo fece congelare sul posto «Cosa dicevi scusa? "Non succederà di nuovo"? Beh congratulazioni, lo hai appena fatto accadere, di nuovo, stronzo».

Altro giro, altra corsa, giusto?

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora