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Yoongi's pov

Con il passare del tempo era stato inevitabile sviluppare un piano per risolvere tutta la situazione, e in quel mese abbondante solo due corpi erano stati ritrovati, due ragazze.

Avevo passato più tempo con Namjoon e Jungkook -oltre che ai miei due migliori amici- che insieme a Jimin, cosa che mi aveva fatto stare parecchio male, moralmente parlando.

Anche lui era stato occupato con esami e progetti da terminare, insieme al suo compagno di corsi, ma ameno la sera era totalmente libero.

Purtroppo io, tra lavoro e la questione di Namjoon, spesso ero stato assente anche di sera, tornando solo tardi a notte fonda, trovandolo rannicchiato nel nostro letto, insieme a Yuki.

Non era facile per nessuno quella situazione, anzi.

E anche ora, quando desideravo solo stare tra le braccia del mio compagno, ero lì nel covo di RM, insieme agli altri tre ragazzi e altri pochi membri dei branchi.

«Come dicevo... avendo ora un infiltrato sarà più semplice la cosa, ma non illudiamoci: quell'uomo ha occhi ovunque, se vuole una cosa la ottiene, quindi dovrà essere tutto perfetto» parlò deciso l'altro alfa.

Tutti annuimmo, seduti attorno al grande tavolo di vetro posto al centro della stanza «JB, notizie dal tuo contatto?».

Il ragazzo annuì, alzandosi e porgendogli delle fotografie «Questo è un ingresso in disuso da anni, ci si arriva attraverso un condotto che passa in mezzo al sotterraneo in pratica, non è sorvegliato, non ci sono guardie di nessun tipo fino al secondo piano se proseguiamo lì, poi però sarà complicato arrivare da lui».

«Quanto complicato da "morte certa" a "buona possibilità"?» domandò Hoseok, guardandolo negli occhi.

Gli rispose Jungkook però «Andremo in contro a morte certa solo se qualcuno di voi si tirerà indietro, se ci atterremo tutti al piano non andrà storto nulla e saremo salvi, ma sì, c'è una buona possibilità di rischio».

Taehyung iniziò a mordicchiarsi il labbro nervoso, e questo sia io che il suo fidanzato lo capimmo subito, ma poi -sorprendendoci- si alzò e fissò intensamente Namjoon negli occhi.

«Facciamolo, nessuno si tirerà indietro, dobbiamo prendere questo figlio di puttana e farlo soffrire, non mi importa chi lo farà, ma devi promettermi una cosa RM»

Il chiamato in causa annuì, aspettando che Tae continuasse.

«Promettimi che gli farai patire le pene dell'inferno, che quando lo avrai in pugno sfogherai tutta la tua rabbia repressa su di lui, fallo pentire di essere nato»

Disse il tutto con una serietà innata, non l'avevo mai viso così in tutta la mia vita, ma conoscevo perfettamente il motivo di quella sua reazione: il suo passato, suo padre, la sua infanzia.

Lo aveva segnato, ed effettivamente non poteva essere altrimenti, ma per quanto lui volesse dimenticare, non ci sarebbe mai riuscito totalmente, e credevo che quella storia lo avesse riportato indietro a quando c'era lui in mezzo agli abusi.

«Ti prometto che se la situazione me lo permetterà, e se voi sarete tutti in salvo, lo lascerò morire lentamente, dolorosamente e soprattutto vividamente, si renderà conto di tutto il dolore» gli rispose l'alfa, ora con gli occhi più rossi del sangue.

«Portando il discorso su un altro piano, Kai e Jimin erano nel mirino di Lee, e per quanto ne sappiamo ancora lo sono, quindi, avete notato movimenti strani attorno a loro?» domandò Jin, a me e a Jungkook, entrambi incaricati di proteggere i due.

Scossi la testa «Nulla di nulla, è tutto tranquillo sia a casa, che in università».

«Idem, ho controllato sempre nei paraggi, non c'è nessuno, sembra abbia rinunciato a loro due»

Namjoon scosse la testa sospirando «Non capisco a che gioco stia giocando...».

Il suo compagno gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa all'orecchio, qualcosa che ovviamente noi non riuscimmo a sentire.

Poi l'alfa alzò la testa «Per oggi può bastare ragazzi, riprenderemo tutto domani, andate a riposarvi e mi raccomando: attenzione».

Ci liquidò così, lasciando che ognuno di noi tornasse a casa propria, o almeno quella era la mia intenzione prima che Seokjin mi fermasse per parlare.

«Yoongi, possiamo parlare un istante?» chiese infatti questo speranzoso, portandomi vicino alla mia macchina dopo aver ricevuto il mio consenso; nonostante mi sentissi la testa a tanto così dall'esplosione, un fastidio agli occhi e soprattutto una gran stanchezza, accettai.

Sembrava quasi nervoso, e ciò non mi fece stare per nulla tranquillo.

«Uhm, come sta Jimin? Intendo sul serio, si è totalmente ripreso o ancora delle ricadute a volte?» domandò finalmente, togliendomi un peso dallo stomaco per poi aggiungerne subito un altro.

Come stava Jimin davvero?

«Non posso dirti con certezza che si è ripreso del tutto, anche perché sono passati pochi mesi dal suo ricovero e serve tempo, ma ciò che posso assicurarti è che mangia, ride e dipinge come un tempo, non si rifiuta mai di mangiare qualcosa anche fuori pasto, specialmente se glielo propongo io, e beh, fisicamente parlando gli mancano quattro chili per tornare al peso di prima, non è moltissimo se pensi che in pochi mesi ne ha presi circa dieci»

Potevano sembrare pochi vista la sua situazione, ma la verità era che erano davvero moltissimi per una persona affetta da un disturbo alimentare simile.

Jimin non era fissato con le calorie, non gli piaceva vedersi scheletrico com'era, ma molte persone lo erano, molte persone affette da disturbi alimentari sviluppavano un'ossessione malata verso il cibo, che fosse in eccesso o in difetto.

C'era chi si riprendeva e chi no, chi si rialzava e torna ad avere un normo peso, chi invece moriva per la propria condizione, ma per fortuna il mio ragazzo non era stato tra questi.

«Quindi... va davvero tutto bene?»

Non volevo dirgli della piccola ricaduta di qualche tempo prima, lo avrebbe solo fatto preoccupare.

«Perché sembri così titubante? Ti ha detto qualcosa lui?»

Jin scosse velocemente la testa, sospirando «No no, non è questo, è che mi sembra tutto troppo perfetto per essere vero, Jimin non è mai stato bene, fin da piccolo, tanto che ormai ci eravamo tutti abituati a considerarlo infelice, e mi sembra davvero surreale che ora non lo sia, semplicemente non ci sono abituato, e nemmeno Nam».

Sapevo che non avesse avuto una vita facile, anche in confronto alla mia: lui i suoi genitori li aveva visti morire, al contrario di me che nemmeno li avevo conosciuti, si era sentito quello inadeguato per vent'anni, mentre io me ne ero sempre altamente fregato, aveva sempre pensato a far felici gli altri, io ero sempre stato un egoista da questo punto di vista, fino a che non lo avevo incontrato almeno.

Era estremamente forte nella sua fragilità, aveva un bagaglio emotivo non indifferente, bagaglio che forse io nemmeno sarei riuscito a reggere.

«Jin, ti assicuro che finché Jimin starà con me, impiegherò ogni mio giorno a renderlo felice, lo voglio felice, lo voglio soddisfatto della sua vita e della sua persona, e credimi quando ti dico che sacrificherei la mia stessa vita perché ciò avvenga»

«Non dire puttanate Yoongi, non metto in dubbio che saresti disposto a farlo, ma questo manderebbe in frantumi Jimin, e sapere che saresti pronto a ciò per lui mi spaventa, mi spaventa perché non riuscirebbe mai a vivere senza di te, nemmeno in un futuro lontano, e questo tu lo sai: quindi levati quest'idea dalla testa» fece serio, con uno sguardo glaciale in volto.

«Ma che- non ho intenzione di suicidarmi Seokjin, sei così drammatico»

«Non parlavo di- ahhh sai che c'è? Lascia stare, vai a casa e riposati, che sei inguardabile con quelle occhiaie e la pelle da morto» disse esausto infine, incamminandosi verso l'auto del compagno, ferma ad aspettarlo; «Uhm, salutami Namjoon e Soyeon».

«Sarà fatto»

Volevo solo tornare a casa dal mio Jiminie, non avevo la forza di pensare ad altro se non a lui.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora