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Jungkook's pov


«Non può funzionare, mi spiace»

«No! Invece può!»

«Kai, onestamente, cosa pensi uscirebbe di buono da qualcosa del genere?»

Il beta tentò in tutti i modi di farmi cambiare idea, corrompendomi con il suo sguardo più ammaliatore, riuscendo nel suo intento solo dopo continue suppliche.

Sospirai, sorridendo esausto «Va bene, passami la vernice».

Esultò felice, contagiandomi a sua volta e porgendomi in barattolino contenente il liquido colorato, che successivamente finì sul mio palmo, e poi anche sul mio avambraccio.

Stessa cosa fece lui, ma con un altro colore, più brillante ma meno caldo.

«Okay, sono pronto, metti una mano sull'angolo a sinistra- no, ho detto a sinistra non a destra» rise il beta dandomi le indicazioni giuste, seguendo il dipinto che nella sua mente aveva già ideato nei minimi dettagli, o almeno questo lasciava intuire.

Feci come detto, tentando di far uscire le mie doti artistiche, pressoché inesistenti.

Il castano sembrò piuttosto soddisfatto della cosa, e infatti annuì a se stesso, copiando il mio movimento ma dalla parte opposta del foglio.

«E ora, Van Gogh dei poveri?» ridacchiai.

«Tecnicamente Van Gogh è stato povero per gran parte della sua vita, quindi in confronto dovrei essere Van Gogh dei ricchi, non credi?» mi contraddisse, concentrato sul tragitto che le sue mani sporche avrebbero dovuto seguire.

«Non conosco molto la sua vita, so solo che ha vissuto in una casa gialla con un suo amico» rivelo, noncurante.

«Nacque esattamente un'anno dopo la nascita del suo defunto fratello, nato morto, secondo molti psicologi questo è uno dei tanti motivi della sua visione del mondo, se così vuoi chiamarla. Studi iniziati e mai conclusi, delusioni in campo amoroso, molte disavventure, e la sua crisi depressiva ebbe inizio, ma so che ciò non ti interessa: parlavi della casa gialla, lì visse, ad Arles, con Gauguin, un altro pittore»

Ascoltarlo mentre parla di arte era una delle mie cose preferite, non era noioso, non era lento, era come una dolce brezza primaverile piena di perle.

«Dipinse un sacco di quadri durante la sua permanenza lì, tra cui il mio preferito: Il caffè di notte. Anche i girasoli sono stupendi, ma hanno qualcosa in meno di quello, non so dirti cosa, davvero non so farlo, ma nonostante io li abbia entrambi visti dal vivo, uno quest'estate ad Amsterdam e l'altro qualche anno fa a Yale, ancora non riesco a credere che siano reali» concluse poi, con lo sguardo perso sul soffitto del mio appartamento, dove era disteso, proprio sul telo che stavamo dipingendo.

In un batter d'occhio mi misi sopra di lui, ancora entrambi sporchi di vernice, e sorridendogli parlai: «Sei sempre così quando ti metti a parlare di quadri e pittori» osservai poi, mentre il beta aveva iniziato ad accarezzarmi lentamente le guance, poi i capelli, da poco tornati scuri e già più lunghi rispetto a come ero abituato a tenerli.

«Così come?» sussurrò con un piccolo sorriso a contornargli le labbra.

«Bello, estremamente bello»

Le risate che vennero sprigionate nell'ampia stanza l'istante dopo ebbero il potere di scaldarmi il cuore, o almeno la corazza esterna ad esso, usata per anni come scudo, scudo per tante e forze troppe cose.

Magari era il momento di lasciarsi andare, magari stavolta avrei dovuto farlo davvero, peccato non essermene reso conto prima, dato che in quello sarebbe potuto essere il mio ultimo giorno, ma ormai era troppo tardi, tutto ciò in cui potevo sperare era un lieto fine, il primo nella mia vita.

La conferma mi arrivò nell'esatto momento in cui le nostre labbra si unirono, in un bacio lento ma non lussurioso, appassionato ma non bagnato, solo -in qualche modo- dolorosamente reale.

Avevo preso una decisione: per la prima volta nella mia vita, avrei lasciato che le cose andassero per il verso giusto, mi ci sarei impegnato, con Kai.

Ci credetti veramente, quella volta.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora