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Taehyung's pov


Incredibile come il tempo passasse veloce, vero?

Ne parlavo giusto una settimana prima con Yoongi, a capodanno, poco dopo la nostra battaglia all'ultimo sangue leggendaria, una tradizione da quando eravamo piccoli.

Mi sembrava di vivere un po' tutto in loop onestamente, da un anno a questa parte: ero felice, poi succedeva qualcosa di brutto, come Namjoon e Jungkook che per poco non mi sgozzarono nell'imboscata nel sotterraneo, poi tutto tornò come prima, e poi Yoongi venne operato d'urgenza per un'appendicite.

Successivamente tutto tornò stabile e Hobi accettò di sposarmi, tanto che iniziammo ad organizzare il matrimonio, e poi ancora problemi tra Jimin e Yoongi, a causa del fratello del primo, si lasciarono e l'omega rientrò in quella malattia che anni prima aveva sconfitto.

Dopo due mesi di agonia per entrambi tornarono insieme e con loro fummo un po' tutti diventati una simil famiglia allargata.

Per un po' tutto apposto, Jungkook conobbe Kai e praticamente si misero assieme, e poi tutto crollò nuovamente, forse nel peggiore dei modi, anzi sicuramente.

Solo che non ero sicuro fosse tutto tornato come prima dopo la morte di Jungkook, anzi ne ero abbastanza certo, avevo osservato Namjoon, Seokjin e gli altri, non erano felici, non erano spensierati, avevano ancora l'immagine in mente dell'anima di Jungkook che abbandonava il suo corpo.

E come dargli torto.

Ammisi che fosse una situazione difficile, sopratutto per il pensiero di tutti quei ragazzi e ragazze innocenti, rapiti, picchiati e violentati fino alla morte: faceva male pensare che se non fossi scappato dieci anni prima, sarei stato uno di loro probabilmente, non lì a Seoul ovviamente, mio padre mi avrebbe ucciso forse, una volta stancatosi del mio corpo.

Faceva male, tanto male, ma davvero tantissimo.

Anche lì, dentro quell'armadio ora, nella vecchia stanza di Yoongi, mi resi conto di quanto quell'anno fosse stato turbolento e disastroso.

Mi mancava un po' averlo per casa con noi, ma in un certo senso era meglio così forse: dopotutto ora aveva Jimin, era normale che si creasse una sua vita, e poi non era come se ci avesse messi in disparte, anzi, ci vedevamo spesso.

Pensare mi aveva sempre fatto bene, un estremo bene, soprattutto se in una stanza piccola, o meglio, un armadio in questo caso.

Da piccolo ricordavo che mi nascondevo sempre nell'armadio, quando sentivo i passi di mio padre avvicinarsi, era stato un po' il mio posto felice, lo era ancora per certi versi in realtà.

Avrei voluto continuare per un po' con i miei pensieri, ma ad un tratto sentii la voce del mi fidanzato richiamarmi, cercarmi più che altro: «Amore... sei qua?».

Non era distante, pensai si trovasse sulla soglia della camera di Yoongi, e quindi a nemmeno tre metri dall'armadio.

Emisi un piccolo e tenue mugugno, che sperai sentisse nonostante le ante di legno che di certo attutirono il suono, soprattutto da dentro, anche perché non era che il tono della mia voce fosse molto alto, tutt'altro.

«Immaginavo...» sussurrò, e giuro di poter affermare con certezza che avesse un piccolo sorriso sul volto ora, nonostante io non potessi vederlo.

Come sempre non aprì le ante, ma invece si sedette al di fuori del grande mobile, proprio affianco a me, anche se non nel vero senso della parola.

«Hai fame? Pensavo di preparare un tea con dei biscotti, così da non rovinarci troppo l'appetito per la cena» propose il rosso, con la sua solita voce pacata e calma.

Amavo quella sua caratteristica, aveva la capacità di trasmettere anche a chi gli stava attorno la stessa calma che aveva lui per natura, era qualcosa di semplicemente perfetto.

E pensare che in poco tempo lo avrei sposato.

«Va bene Hobi, ci sono quelli al cioccolato?»

«E quando mai mancano?» ridacchiò.

Era indescrivibile a parole il nostro rapporto, non avrei saputo davvero come farlo: complicità e amore incondizionato non bastavano a spiegare ciò che davvero ci teneva uniti, quasi come un unico essere.

Proprio per questo mi decisi ad uscire dall'armadio, strisciando fino al suo fianco, e abbracciandolo caldamente: «Grazie, di tutto».

Hoseok mi lasciò un tenero bacio sulla tempia «Non dirlo come se te ne stessi per andare...».

Io però scoppiai a ridere, scuotendo la testa: «E dove vuoi che vada? Proprio ora che manca sempre meno al nostro matrimonio poi, dopo aver organizzato tutto».

Effettivamente non avevamo sospeso i preparativi in quegli ultimi mesi, anche perché il resort, i voli e il resto li avevamo già prenotati.

«Hai ragione, conoscendoti faresti più una cosa teatrale, tipo lasciarmi all'altare e scappare su un motoscafo dalla cerimonia in spiaggia, magari anche con un drink in mano»

«Cretino... non userei mai un motoscafo, ma una moto d'acqua con i led colorati sotto, o in alternativa mi farei venire a prendere da un elicottero privato»

Ridemmo insieme dopo ciò, fermandoci solo quando i nostri occhi si incontrarono a vicenda, scatenando un incredibile esplosione di sentimenti, ma allo stesso tempo era come se si fosse tutto permato per un po', non seppi come descrivere questo evento.

Era bello, tanto bello.

Non venne infranto nemmeno quando le nostre labbra di incontrarono dolcemente, in un contatto sì, bagnato, ma pur sempre più amorevole che passionale.

Nemmeno quando le sue mani finirono attorno al mio collo, o meglio, sulla mia nuca, mentre le mie sul suo viso liscio, forse meno definito del mio.

Neanche quando ci staccammo dal bacio e ci appoggiammo l'uno al corpo dell'altro, fino a quando non ci decidemmo a goderci un po' di sana tranquillità, accompagnata da una tazza di tea caldo e i nostri biscotti preferiti.

Quell'atmosfera perfetta non se ne andò nemmeno nel momento in cui, seduti sul tappeto davanti al divano, ci imboccammo a vicenda come una coppia alle prime armi, cosa che ormai non eravamo più da tanto tempo.

In un certo senso forse non lo eravamo mai stati, ma dall'altro non avevamo mai smesso di esserlo, non sapevo come spiegarlo: quel sentimento di coinvolgimento iniziale non era mai sparito tra noi, ma per via della mia infanzia -nonostante la giovane età in cui ci eravamo mesi assieme- non avevamo mai avuto una storia totalmente spensierata.

Non eravamo mai stati una coppia scioccamente innamorata, molto consapevolmente avrei detto anzi.

Eppure, nonostante tutto, potevo dire con certezza che non mi pentissi di nulla, assolutamente nulla.

Potevo dire con certezza che Hoseok fosse l'unica cosa di cui -oltre a Yoongi- avevo bisogno per stare sul serio bene.

«Sta sera guardiamo Quattro matrimoni e un funerale?»

«Per la terza volta in questo mese, perché no?»

Non vidi l'ora di trovarmi su quell'altare e dire il fatidico "sì".

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora