Jimin's povOrmai le luci dell'alba avevano iniziato a manifestarsi nei cieli di Seoul, portando via le tenebre della notte, una notte funesta da tantissimi punti di vista, e con essa anche molte persone.
Jungkook per primo, per sempre.
E il solo pensiero che non fosse più tra noi mi fece venire la nausea, o peggio; mi fece venire voglia di vomitare sul serio.
In quelle poche ore la situazione era stata tranquilla, tutti erano sereni nel pensare di essere al sicuro, ma nessuno era felice, nessuno era in grado di sorridere per questo.
Per prima cosa, io e mio fratello non avevamo lasciato la sua auto per quasi un'intera ora, avevano pianto, avevano pianto davvero tanto, ma avevano anche parlato, parlato di come fosse Jungkook da tutti i punti di vista, di come lui fosse singolare come persona, di come fosse stato male per quasi tutta la sua vita, eppure in questi ultimi mesi qualcosa era cambiato.
E ciò ci aveva riportato a qualcuno che probabilmente dopo questa notte non si sarebbe mai ripreso, oltre a Nam: Kai.
Il pensiero di dovergli dire della dipartita di Jungkook mi aveva fatto mancare il fiato per un intero secondo: come si comunicava una cosa del genere? Come lo si faceva per limitare i danni?
Com'era possibile farlo?
Questo compito -nonostante le aspettative- se l'era preso proprio mio fratello, dicendo di volersi prendere carico della cosa.
Per la cronaca, dopo aver preso Soyeon e Jin, ancora sconvolto per gli eventi, era davvero andato da Kai, o meglio: da Jungkook.
Non volevo immaginare come la stesse prendendo il mio amico ora, non potevo nemmeno pensare a come si potesse sentire: se avessi perso Yoongi in una maniera simile mi sarei strappato il cuore dal dolore.
E dunque sì, la coppia e la loro bambina erano tornati a casa, o almeno due di loro.
A fare la stessa cosa erano stati Taehyung e Hoseok, entrambi esausti e scossi, i quali avevano deciso di fare ritorno a casa e di rilassarsi finché possibile, anche per le loro ferite medicate. Hoseok aveva un braccio micro-fratturato, per questo Mark glielo aveva ingessato, mentre per i tagli sparsi sul corpo non c'era stato molto da fare, bisogna solo aspettare.
Taehyung era messo come lui, aveva una costola incrinata e parecchi lividi, e anche per lui solo la pazienza e il tempo avrebbe guarito il tutto.
E quindi solo io e il mio fidanzato eravamo rimasti lì, ma non eravamo assieme, io stavo cercando di reprimere quella grandissima voglia di torturarmi dal pianto, tentando di preparare un tea caldo per Yoongi, il quale invece era in bagno, al piano di sopra.
Aveva aperto bocca sì e no una decina di volte da quando era tornato, e non appena tutti gli altri furono tornati a casa propria, si era rifugiato in bagno, dicendo di voler stare un attimo da solo, biasciandolo più che altro.
Lo capivo, avevo visto una persona che bene o male era a lui cara morirgli davanti, non doveva essere stato facile per nulla, e per questo nemmeno avevo pensato di invadere quella che pensavo fosse una zona di pensiero.
Tuttavia era dentro da più di due ore, e la preoccupazione aveva preso possesso di me, inevitabilmente, quindi eccomi lì, a salire le scale di casa nostra con una tazza di tea in mano, pronto per essere il fidanzato che Yoongi meritava.
Bussai piano alla porta socchiusa del bagno, e dopo aver ricevuto un mormorio come risposta, la aprii, assicurandomi che questo a lui andasse bene.
«Hey Hyung... ti va un tea?» domandai premuroso con in mano la sua tazza preferita.

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𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯
Fiksi Penggemar«Sai cosa si dice delle anime gemelle?» chiese, già pronto a sentire la voce dell'altro, che d'altro canto non tardò a farsi sentire: «Che si rincontrano sempre, non importa cosa accada?». «Precisamente, quindi non avere paura: noi ci ritroveremo...