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Jimin's pov


Avere un disturbo alimentare con il mio era... particolare, se così si poteva dire.

Non era come tutti pensavano, non era il semplice non mangiare la parte peggiore, ma ciò che la propria mente partoriva per via della mancanza di cibo.

Non tutti lo facevano per via dell'aspetto del proprio corpo, io per esempio lo facevo come punizione: come ai bambini si toglieva la possibilità di guardare la televisione quando facevano qualcosa di brutto, io mi privavo del cibo per tutto ciò che avevo fatto.

Per aver lasciato Yoongi, per aver deluso mio fratello e per star facendo preoccupare fin troppo un omega incinto all'ultimo mese di gravidanza.

Come loro non meritavano tutto ciò, io non meritavo di mangiare.

Sapevo potesse sembrare assurdo, sapevo fosse un ragionamento completamente insensato per una mente sana, ma la mia era tutto fuorché quello. Due anni prima, durante il lungo ricovero in ospedale, ero stato ovviamente affiancato da uno psicologo, mi aveva aiutato, certo, ma ciò non mi aveva impedito di ricascarci.

Purtroppo all'epoca ero fatto così, tendevo a colpevolizzarmi fin troppo, ma non vedevo davvero la luce infondo al tunnel.

Non sapevo nemmeno che giorno fosse ormai, lunedì? Giovedì?
Era agosto, vero?

Senza Yoongi avevo perso la voglia di controllare il tempo che passava, che senso avrebbe avuto comunque?

Quella mattina mi ero svegliato bene però, avevo persino mangiato una mela intera, sotto lo sguardo felice ma triste allo stesso tempo di Jin e Namjoon, avrei mentito se avessi detto di non aver avuto l'istinto di vomitarla poco dopo però. 

Non volevo morire, e mi rendevo perfettamente conto del fatto che tutto quello che mi stavo costringendo a fare mi avrebbe portato alla morte prima o poi, se non mangiavo almeno delle porzioni di cibo sporadiche, tanto piccole da far sì che il mio corpo non le rigettasse, anche se non avevo perso poi così tanti chili in due mesi.

Non lo notavo davvero il mio cambiamento fisico, certo, le ossa le sentivo ben sporgenti, potevo contarmi le costole, e con un minimo di sforzo potevo giurare di riuscire anche a toccarmi gli organi, da tanto sottile lo strato di pelle.

Ma io non me ne rendevo davvero conto.

Jin e mio fratello si stavano prendendo davvero cura di me, ma per quanto gliene fossi grato, avrei preferito che al loro posto ci fosse stata ancora una persona a farlo, chissà come stava lui...

Che stesse ancora facendo musica? O magari si era preso un periodo di pausa, chissà se aveva chiamato la casa discografica americana alla fine, chissà se aveva fatto qualche passo in più verso il suo sogno, almeno lui.

Io non ero una persona triste per natura, ero spesso allegro e avevo il costante bisogno di ridere e stare in un ambiente felice, ma se così non era, ci mettevo davvero poco ad abbattermi, e altrettanto però a tirarmi su di morale. 

Avevo questo di buono, mi adattavo alle situazione, ma spesso lo facevo  in maniera sbagliata, come in quel momento, e ne ero completamente consapevole, non mangiare non era la soluzione, lo sapevo, ma non riuscivo comunque a superare la cosa come una persona "normale" avrebbe fatto.

Non potevo farci nulla, c'era gente che sfogava le proprie frustrazioni nell'alcol e nella droga, chi nel gioco d'azzardo, chi nello sport -come Jungkook- e chi riversava il tutto sulle proprie abitudini alimentari.

Non ne andavo di certo fiero, anzi, me ne vergognavo quasi, odiavo guardarmi allo specchio, odiavo vedere le mie ossa sporgenti, odiavo riuscire a vedere le costole in rilievo, per non parlare delle mie guance paffute che erano completamente sparite.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora