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Jimin's pov



«Oddio... è così piccolo e carino» disse Jin, con in braccio il piccolo gatto che aveva iniziato a far parte di questa casa da ormai sei giorni, Yuki.

A questa vista sorrisi, essendo anche a conoscenza del fatto che l'animale stesse iniziando a stare meglio: «Sì, pensa che è anche cresciuto in realtà, o almeno così mi sembra, stamattina ha mangiato anche un pezzetto di tonno oltre al latte e all'omogeneizzato!».

Ero così felice di questa cosa, quando io e Yoongi Hyung lo avevamo trovato era così fragile e infreddolito che non pensavo si sarebbe ripreso così velocemente.
Il giorno dopo l'avevo portato dal veterinario, che mi aveva dato la conferma del fatto che fosse un maschio, in più aveva anche detto che non avesse più di qualche settimana, e che se l'avessi trovato anche solo qualche ora più tardi, probabilmente sarebbe morto congelato.

«È merito delle tue cure; prima ho visto il giardino, è bellissimo anche d'inverno, con la neve, come fai a tenerlo così bene?!» mi domandò rimettendo Yuki sul cuscino che gli avevo dato, che era a sua volta posizionato sul divano.

«Beh, non è normale curare quello a cui si tiene più della propria vita?» era una domanda retorica, perché era ovvio che la risposta fosse sì.

«Forse hai ragione, ed ecco perché la prossima settimana ho la prima ecografia» sorrise portandosi una mano sul ventre, che era un po' più gonfio rispetto all'ultima volta che ci eravamo visti.

Poi improvvisamente si ricompose, fissandomi con sguardo serio: «E a proposito di questo... ho detto a Nam di venire qui stasera, così potrete parlare e chiarirvi».

«C-Cosa?!» strabuzzai gli occhi, indietreggiando sul divano, scontrandomi col poggiolo, iniziando ad agitarmi, e non poco.
«È davvero distrutto, credimi, quando sono tornato a casa, la scorsa settimana, aveva due occhiaie spaventose, ha persino pianto, Jimin, conosci tuo fratello: lui non piange mai» mi comunicò, lasciandomi basito.

Perché vedere Namjoon piangere era forse la cosa più rara che possa accadere, non l'avevo visto piangere nemmeno quando morì papà, non avevo mai capito se effettivamente non piangesse oppure se lo facesse solo nel casso fosse solo.

«Penso potrei crollare, sul serio questa volta» sentii già il respiro scellerato, e il fatto che avessi iniziato a giocare con le mie dita in maniera nervosa e compulsiva non simboleggiava nulla di positivo.

Lui si affrettò a venirmi più vicino, accarezzandomi le braccia, avendo probabilmente notato il mio comportamento, che negli anni aveva imparato a conoscere al meglio.

«Hey, guardami! Jimin, guardarmi negli occhi» si impose per poi prendermi le mani nelle sue:
«Va tutto bene, respira, con calma...» continuò a sussurrarmi queste parole con tono calmo e confortante, facendomi anche calmare dopo pochi minuti.

Yuki, nonostante fosse ancora piccolissimo e debole, a piccoli passi si avvicinò a noi, fino a mettersi sulle mie gambe, accovacciandosi e facendo le fusa.

«Anche Yuki vuole che tu stia bene, guardalo» disse Jin, sorridendo a me e al micio, che aveva ripreso a sonnecchiare sui miei pantaloni del pigiama blu a quadri.

Io buttai la testa sullo schienale del divano, tirando un sospiro di sollievo e accarezzando il morbido manto pezzato di Yuki.
Io volevo più bene a Namjoon che a chiunque altro, però aveva davvero fatto una cosa che non avrebbe mai nemmeno dovuto pensare di fare: ogni notte pensavo a quei due occhi scuri e doloranti, che ancora mi supplicavano, quindi non sapevo davvero come comportarmi.

Ma ogni volta che guardavo quelle foto incorniciate in giro per casa di me e lui, coi nostri genitori o senza, mi venivano in mente anche tutte le cose belle che aveva fatto per me, tutti i bei momenti passati, io e lui, fin da piccoli.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora