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Yoongi's pov


Che città caotica Seoul, tutti sempre in movimento, tutti sempre di fretta, nessuno che si godesse quello che faceva sul serio, nessuno che apprezzasse i piccoli momenti della vita.

Questa città era completamente divisa in due: da una parte delle persone che nuotavano nei soldi, e dall'altra quelle che faticavano così tanto per arrivare a fine mese, che erano interamente demolite dal peso di tutto ciò.

E a volte mi sentivo così uno schifo per questo; facevo tutt'altro che un lavoro legale e onesto, ma ci guadagnavo talmente tanto che a volte non me ne pentivo, sbagliando ovviamente, perché avrei dovuto, eccome se avrei dovuto.

Sfrecciai sull'asfalto con la mia auto nera, tenendo lo sguardo fisso sulla strada, dalla quale era stata spalata la neve caduta stanotte, che ormai continuava da una settimana.
Stavo andando da Jimin, visto che quella sera in cui trovammo il gattino dal manto tricolore aveva dimenticato la borsa con i suoi vestiti che gli avevo riportato nella mia macchina.

Iniziai a pensare che noi due ci saremmo incontrati sempre e solo per restituirci qualcosa, ironico.
Quel ragazzo mi confondeva, e non poco: era simpatico -fin troppo- e anche super emotivo a quanto pareva, aveva pianto ogni volta che era con me, letteralmente, ogni volta.

E poi era bello da morire.

Trasportato dai pensieri, mi resi conto solo una volta davanti alla grande casa gialla di essere arrivato, e così parcheggiai la macchina proprio nello stesso posto in cui l'avevo fatto la scorsa volta, per poi scendere.

Una volta fuori presi le due buste di carta, una contenente appunto i vestiti dell'omega, e l'altra con del sushi, che avevo preso proprio per pranzare, come d'accordo.

«Buongiorno, devo consegnare dei vestiti e un quintale di sushi a Park Jimin, è in casa per caso?» gli dissi sorridendo una volta che due occhi azzurri mi aprirono la porta; «Al momento è impegnato a tenere a bada il suo gatto, ma può lasciare tutto a me» stette al gioco, facendomi entrare.

Gli porsi la borsetta contenente gli indumenti e poi quella con il pranzo «Dovremmo smetterla di vederci per questo, non credi?»
«È un modo indiretto per chiedermi di uscire?» rise lui, arrossendo anche.

Gli sorrisi «Forse».
Mi distrassi subito però alla vista di Yuki; «Yuki! Ma quanto sei cresciuto» dissi prendendo in braccio il gattino, che non vedevo da quando lo avevamo trovato in quel vicolo.

«Visto? Merito del mio affetto» mi rispose poggiando le scatolette del sushi sul tavolo apparecchiato da poco, o almeno presumi, visti i bicchieri ancora girati.

«Comunque ciao» mi avvicinai a lui, sorridendo con gli occhi, più che con la bocca, che era una cosa che non apprezzavo molto di me; «Ciao Hyung, come hai passato questa lunga e fredda settimana?» mi domandò sorridendo timidamente.

Io alzai le spalle «Solito, tra lavoro, serate con amici e dormite» lui annuì mentre mi faceva segno di sedermi, dopo esserci andati a lavare le mani; «Non ti ho mai chiesto che lavoro fai» e dopo ciò mi pietrificai: non posso di sicuro dirgli cosa facevo realmente, era meglio restare sul vago.

«Ho un'attività con i miei coinquilini, nulla di interessante, tu invece?» effettivamente sapevo solamente che avesse interrotto gli studi d'arte, per una specie di malattia, o almeno così mi aveva fatto intendere.

«Uhm, diciamo che lavoro con mio fratello, anche se in realtà io non faccio molto, però dipingo, cioè... lo facevo, ma penso di riprendere, con calma; il mio sogno è quello di avere una galleria d'arte dove esporre le mie opere, ma so che non accadrà mai» disse con un sorriso amaro, quasi doloroso.

𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰 𝘸𝘦 𝘨𝘰? || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora