~ Episodio 3 ~
Che Bel Premio Ha Vinto
TaeHyung, inspirando a fondo con un respiro spezzato, iniziò a raccontare tutto a NamJoon. Tutto ciò che poteva. La sua voce, carica di frustrazione e impotenza, si incrinava sotto il peso delle parole che sembravano essere un colpo al suo orgoglio e al suo cuore. Raccontò del morso che JungKook aveva subito, dell'infezione che ora lo stava consumando, e di come la febbre peggiorasse rapidamente. Tuttavia, non riuscì a rivelare tutta la verità. Dentro di sé, una parte urlava silenziosamente che quel corpo inerme sul divano non era solo il suo segretario o un uomo qualunque per cui provava un'attrazione disperata. Era il suo Omega, il compagno predestinato dalla Dea Luna. Ma dirlo significava rischiare tutto: la sua posizione nella Kim Corporation e l'eredità che suo nonno aveva costruito con fatica.
NamJoon, sempre padrone di sé, osservò il fratello con uno sguardo serio e indagatore. Lo conosceva troppo bene per non intuire che stesse omettendo qualcosa, ma decise di non insistere, ora la priorità era il ragazzo sul divano, che si contorceva dal dolore, il viso contratto e pallido. «Prima di tutto dobbiamo disinfettare la ferita e diamogli qualcosa per l'infezione. la febbre dovrebbe calare di conseguenza», dichiarò con tono calmo ma risoluto.
TaeHyung si voltò verso JungKook. Il corpo dell'Omega, pallido e fragile, sembrava ancora più esile sul divano. Il morso sul lato del collo, rosso acceso, un'irritazione violacea che si estendeva in cerchi irregolari, con la pelle circostante infiammata e gonfia. Dalla ferita si diramavano piccole vene scure, gonfie di sangue, che sembravano sul punto di esplodere sotto la pressione dell'infezione. TaeHyung deglutì, sentendo il peso della colpa e dell'impotenza. Portarlo dal dottore era fuori discussione. Per prima cosa avrebbero fatto domande sul suo secondo genere e JungKook non glielo avrebbe mai perdonato. Anche se TaeHyung gli aveva già perdonato il silenzio di quel morso. Di quel tradimento.
JiMin, combattendo contro il senso di colpa che lo attanagliava e la volontà si rimediare, si fece avanti. «Vado nella casa grande, vedo se c'è qualche medicina utile. La farmacia è troppo lontana, non faremmo in tempo». Si stava già girando per uscire, ma il gesto di NamJoon lo bloccò.
«No. Non tu, JiMin-ie» disse con tono deciso, fissandolo con uno sguardo autoritario. «Sei il suo compagno, devi restargli accanto. Così sentirà sollievo».
Quelle parole, così nette e lapidarie, colpirono TaeHyung come una scarica improvvisa, andando a infilarsi come spine nei recessi più profondi del suo cuore. Il fuoco che già lo divorava dentro si alimentò ulteriormente, e senza dire nulla si voltò di scatto, abbandonando la baita in preda a un'ira incontrollabile.
«Non lo sono!» esplose JiMin, mentre guardava l'amico allontanarsi, scuotendo la testa con disperazione. «È stato soltanto un errore!», balbettò tra le lacrime, ma il danno era ormai fatto.
Fuori, l'aria gelida della sera colpì TaeHyung con violenza, pungendogli il volto, ma non bastava a spegnere la tempesta che ribolliva nel suo petto. Camminò con passi rapidi e furiosi, senza una meta, finché il bosco non lo avvolse nel suo silenzio inquietante. Davanti a un albero solitario, la sua frustrazione esplose. I pugni si abbatterono con forza contro il tronco, strappandogli la pelle delle nocche, che si arrossavano e screpolavano, ma il dolore fisico non era sufficiente a placarlo.
«Sei il compagno, devi restargli accanto. Così sentirà sollievo», quelle parole continuavano a rimbombargli nella mente, più letali di qualsiasi ferita, niente era riuscito a fargli così male, neanche il tradimento di MinHo. Quante altre volte un altro uomo, o una donna sarebbero stati definiti il compagno del suo Omega?
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Addicted
Fanfic[Omegaverse] Un amore malato lo definirebbero molti Ma noi lo chiameremo Addicted. Perché? Per via dell'incoercibile bisogno che hanno uno del corpo dell'altro. Perché non si bastano mai come al corpo non basta un unico respiro. Perché sono arresi e...