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Quando mi sveglio, il braccio di Drake mi stringe a sé. Ieri dopo quell'orribile sogno abbiamo chiacchierato e riso molto. E' proprio come immaginavo:
è un bravo ragazzo... Ma perché non fa vedere alle persone il buono che c'è in lui?
A pensarci non mi ha mai raccontato niente. Praticamente non so niente di lui. Né della sua famiglia, né di cosa gli piace. Niente.
Sposto il suo braccio delicatamente, spero di non svegliarlo.
<< Buongiorno. >> Come non detto!
Mi volto di scatto e gli rivolgo un sorriso, << Ciao... >> Rimaniamo in silenzio per un po', << Volevo ringraziarti per quello che hai fatto... >> Posa l'indice sulle mie labbra, << Ho detto che non devi ringraziarmi. >> Gli sposto la mano, e scuoto la testa, << No, per favore fammi finire... Voglio ringraziarti per quello che hai fatto per me. Mi sei stato accanto senza che io te l'abbia chiesto, e questo ti fa onore. Davvero. >> Presta molta attenzione a quello che dico, mi fissa le labbra, e gli prendo il viso tra le mani.
<< Drake... Tu sei migliore di quello che vuoi far credere... >> Diventa paonazzo, s'irrigidisce.
Prende i miei polsi e si toglie le mie mani di dosso.
<< Io se sono venuto qui non era per... >> Tossisce. << Il mio intento era di portarti a letto, bella. Non credere... >> Dice in tono brusco e mi rivolge un ghigno.
Che? Non ci credo. Ho visto com'era preoccupato per me ieri sera, e quando mi ha stretto forte quando ho fatto quel brutto sogno.
Faccio una risata nervosa, << Non ti credo. >> Sbuffa, si acciglia.
Si avvia verso la porta, e prima di uscire dalla mia camera dice: << Sei libera di credere quello che vuoi. >>

Per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a Drake.
Deve essergli capitato qualcosa di veramente brutto, per farlo
comportare in questo modo. A un tratto mi viene in mente Brandon, il mio ragazzo. Se posso chiamarlo così. Devo sentirlo, devo chiedergli cosa ci faceva ieri con quella ragazza... Ysabel.
In cucina prendo il telefono e digito il numero di casa sua. Devo procurarmi un cellulare. Forse adesso che inizierò a lavorare...
Oh, no! Mi sono completamente dimenticata! Devo andare al mio primo giorno di lavoro e non sono per niente pronta. Guardo l'orario, sono le 7:50. In meno di dieci minuti devo essere pronta, o non riuscirò ad arrivare in tempo!
Arrivo con solo cinque minuti di ritardo, per fortuna il negozio non è molto distante da casa mia.
Ho l'affanno; ho corso come una pazza per strada. Mentre correvo come una furia, ho urtato anche una signora, mi sono dovuta fermare e aiutarla a raccogliere le buste della spesa che le sono cadute a causa mia.
Ma dico io! Alle otto di mattina andate a fare la spesa!?
<< Signorina. E' in ritardo di cinque minuti. >> Dice portandosi le braccia al petto e battendo un piede a terra.
Il mio sguardo cade sul suo piede, e mi mette ansia. Quello non è un buon segno. Significa che si è arrabbiata e rischio di perdere l'opportunità che mi ha dato. E non posso proprio permettermelo.
Abbasso la testa e le chiedo scusa, dico che non capiterà mai più.
Mi guarda con l'aria da superiore e sospira, << Va bene. Ma che sia la prima e ultima volta. Coraggio prendi posto, che adesso ti spiego come funziona... >> Faccio come dice.

Dopo avermi spiegato come funziona la cassa; attendo che qualcuno entri e compri qualcosa per mettere in pratica quello che ho imparato.
Naturalmente ho scritto i passaggi su un foglietto, perché non posso ricordare tutto la prima volta; ma con il tempo imparerò.
Finalmente entra una cliente... No! Ysabel. Ed è con... Brandon. Cosa ci fa qui con lui?
Bene. Ancora non sa che sono riuscita a trovare un lavoro, ma presto lo
saprà. << Buongiorno ragazzi... >> Guardo Ysabel sorridendo, e poi guardo Brandon, con durezza.
Sorpresa Ysabel mi saluta, io fingo un sorriso, e le dico che sono felice di rivederla. Guardo di nuovo Brandon, che non parla. Perché non dice niente?
<< Cosa ci fai qui Emily? Anche tu acquisti? >>
Scuoto la testa e dico: << No. Veramente ci lavoro. Oggi è il mio primo giorno... >> Dico soddisfatta.
Brandon mi si para davanti, << Cosa? Tu... Tu lavori qui? Perché non me lo hai detto? >>
<< Perché eri troppo impegnato a passare le giornate con lei. >> Dico indicando Ysabel.
Rimane in silenzio. Sa di avere torto.
Non può pregarmi di perdonarlo e di tornare insieme, per poi evitarmi.
Non sono un giocattolo che butti quando non ti piace più. Ho anche io dei sentimenti...
Mi volto e torno al mio posto di lavoro, la signora... Ancora non so il suo nome... Mi guarda sospettosa.
Si avvicina e mi posa una mano sulla spalla e vedendomi turbata dice:
<< Va tutto bene? >>
Annuisco. Sento che sto per piangere, ma mi trattengo.
Quei due se ne vanno; Ysabel ha comprato: un vestito, una T-shirt e due pantaloncini di jeans.
Appena li vedo allontanarsi, mi sento esplodere. Corro dietro il deposito e scoppio a piangere.
<< Sei sicura che va tutto bene? >> Si avvicina e mi tira su il mento per guardarmi, e quando vede che sto piangendo, mi asciuga le lacrime e mi porge un fazzoletto.
<< No! No va niente bene. Mio padre è morto quattro giorni fa, mia madre non vuole uscire di casa, e deve trovarsi un lavoro per mantenersi. Il mio ragazzo mi maltratta, mi chiede perdono dicendo che ha bisogno di me, ma poi lo trovo sempre in compagnia  di quella lì. Volevo passare un'estate fantastica con i miei amici prima che partissi per il College, e invece sono qui per aiutare mia madre... Drake mi confonde. Prima mi tratta in modo adorabile. Mi abbraccia e mi accarezza, e io sto così bene quando lo fa, ma poi all'improvviso diventa di nuovo odioso. Non riesco a capirlo. E io sono stufa. Stufa. E' qui da quasi un mese, e non ha fatto altro che complicarmi la vita. Quindi, no non va bene. Va male. >> Piango a dirotto. Tenevo tutto dentro ormai da un bel po', e faceva male, ma ora mi sento un po' meglio. L'unica cosa di cui sono davvero pentita, è di essermi sfogata con la mia superiore. Cosa penserà di me adesso?
Invece mi abbraccia, << Povera piccola. Mi dispiace che tu abbia sofferto così tanto. Ma tutto passerà. Questo dolore che senti non durerà per sempre. Tua madre riuscirà a riprendersi, devi solo darle tempo. >>
Mi asciuga le lacrime e io tiro su con il naso sforzandomi di sorridere.
<< Ti va di pranzare con me? >> Annuisco con un cenno del capo.
Mi porge la mano e dice: << Perdonami, non mi sono presentata. Sono Vanessa. Vanessa Fletcher. >>
Le stringo la mano, << Emily Evans. >> A un tratto sono timida.

Amore Che Tende A Infinito{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora