Non Ne Avevi Il Diritto!

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~ Episodio 1 ~

Non Ne Avevi Il Diritto!












- 16 Novembre, lunedì -

L'imprevedibilità è l'unico vero sovrano del destino umano, un costruttore silenzioso che scolpisce le nostre vite con mani invisibili, spesso capricciose. Come affermava Seneca, "Nihil certi est in vita", "Nulla è certo nella vita". E in una sola notte, quell'invisibile artefice aveva trascinato JungKook in un vortice di eventi impossibili da arrestare o da prevedere. Era come se tutto si fosse capovolto, senza preavviso, costringendolo a riconsiderare ogni certezza.

Il segreto che aveva cercato di celare da tutta una vita, in pochi attimi era stato rivelato. TaeHyung lo aveva rassicurato che NamJoon era una persona affidabile, qualcuno di cui potersi fidare ciecamente. Ma era pur sempre il segretario personale di Kim YongJoon. E se suo padre lo avesse obbligato a parlare? E TaeHyung? Aveva visto il morso. Lo disprezzava per questo?

JungKook si aggrappava a quelle domande come se potessero salvarlo da un abisso. TaeHyung lo aveva accudito, imboccato con cura. Lo avrebbe perdonato per non avergli detto subito cosa fosse accaduto con JiMin?

Quando aprì gli occhi, si sentì stranamente meglio. La febbre che aveva infiammato il suo corpo era diminuita, lasciandolo solo con una lieve spossatezza. Il respiro gli sembrava più regolare e, con uno sforzo, si sollevò a sedere sul letto. Le lenzuola scivolarono lungo il suo petto, rivelando la pelle ancora leggermente umida e il rossore che tradiva il recente malessere.

Si guardò intorno, cercando di raccogliere i pensieri ancora avvolti dalla nebbia della febbre. Accanto a lui, su una sedia, c'era TaeHyung. Il corpo possente dell'Alfa, era piegato in avanti, il busto inclinato verso il letto, come se avesse vegliato su di lui per tutta la notte.

Indossava ancora la tuta scura della sera precedente, un chiaro segno di una veglia ininterrotta. La sua mano sinistra era poggiata sotto la sua guancia, mentre l'altra riposava, quasi per caso, sul fianco di JungKook, come se avesse voluto mantenerne il contatto anche nel sonno. Quel contatto, pur inconsapevole, trasmetteva un calore che l'Omega non riusciva a ignorare.

La vicinanza improvvisa e la costante presenza di TaeHyung gli trasmettevano un'emozione che faticava a decifrare: protezione, sì, ma anche un senso di inevitabile peso. Come se quella vicinanza fosse una promessa e una condanna allo stesso tempo.

La stanza era immersa in una calma irreale, interrotta soltanto da un sottile raggio di luce che filtrava dalla finestra, tracciando un sentiero dorato nel buio residuo. La tenda, socchiusa, lasciava entrare il giorno con delicatezza, accarezzando il volto addormentato dell'Alfa. Quell'immagine, così semplice eppure carica di emozioni taciute, suscitava in JungKook un tumulto interiore che non riusciva a dominare.

In un angolo della stanza, rannicchiato su una poltrona, JiMin continuava a dormire. Il plaid che aveva usato per coprirsi gli era scivolato fino ai fianchi, lasciandogli scoperti i piedi. I calzini bianchi spuntavano in modo buffo, un dettaglio piccolo e infantile che contrastava con la gravità delle emozioni che permeavano l'aria. JungKook accennò un sorriso debole, quasi involontario, una parentesi di leggerezza in una notte che aveva trasformato tutto.

Nel corso di poche ore, ogni certezza sembrava essersi sgretolata. JiMin aveva scoperto ciò che fino a quel momento era rimasto celato: l'attrazione inevitabile tra lui e TaeHyung. Non era più possibile negarla. TaeHyung stesso aveva visto il segno sul collo di JungKook, un dettaglio che nessuno dei due poteva ignorare. E poi c'era NamJoon. Il fratello maggiore di TaeHyung aveva intuito la natura di JungKook, capendo che era un Omega. Tuttavia, non sapeva ancora tutto. Non conosceva, per esempio, il legame sacro che univa JungKook e TaeHyung, un vincolo decretato dalla Dea Luna. Eppure, qualcosa, sembrava averlo insospettito.

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