"Mia signora, le guardie hanno avvistato in lontananza il drappello di soldati che scorta vostro figlio. Hanno anche visto che porta la vostra insegna come stendardo." disse Cesare Feo, entrando con cautela nella stanza di Giovannino.
Caterina era seduta in poltrona, un libro tra le mani e il suo abito da lavoro addosso, come se quella nella camera del figlio non fosse altro che una breve pausa nel corso di una giornata comune. Il castellano si era aspettato che la Contessa avrebbe atteso l'arrivo di Ottaviano in altro modo. In fondo sapeva che sarebbe probabilmente arrivato quel giorno, quindi non poteva nemmeno dire di essere stata colta di sorpresa.
"Va bene." disse la donna, atona, fingendo di andare avanti a leggere.
Giovannino, seduto sul tappeto accanto alla poltrona della madre, intento a giocherellare con il cavaliere di legno che era stato di Galeazzo e che il fratello gli aveva regalato pochi giorni prima, si voltò a guardare la Tigre, interrogativo.
La Sforza ricambiò lo sguardo del piccolo, allungandosi verso di lui e passandogli con fare protettivo una mano sui riccioli castani: "Quando sarà alla rocca, fatemelo sapere." disse, nel frattempo, rivolgendosi a Cesare Feo, dato che l'uomo non accennava ad andarsene.
Questi annuì e poi, salutando anche la balia che stava sistemando i vestitini del bambino e Bianca, che ricamava, seduta sul divanetto davanti alla madre, andò alla porta.
"Non volete accoglierlo? Credo che sarebbe giusto, in fondo arriva dal fronte, anche se non ha preso parte a battaglie degne di nota. Non pensate sarebbe meglio far vedere al popolo che siete felice che sia tornato a casa sano e salvo?" chiese la Riario, senza sollevare gli occhi blu dal suo lavoro di cucito.
La Contessa non rispose subito. Sfiorò la guancia di Giovannino, che si rimise a giocare come nulla fosse, e poi strinse le labbra, cercando lo sguardo della balia.
Quando lo incrociò, le disse: "Vi spiacerebbe andare a prendermi del vino nelle cucine?"
La giovane fece una mezza riverenza e lasciò sole madre e figlia. Bianca finalmente sollevò gli occhi e si accorse che sua madre fissava il camino, pensierosa.
"Non devi mai più fare certi discorsi e certe domande davanti alla servitù." il tono con cui Caterina aveva parlato era così perentorio e duro che perfino Giovannino capì la serietà del momento e smise per un po' di agitare in aria il suo cavaliere di legno.
La Contessa chiuse di scattò il libro che teneva in grembo e si alzò, riponendo il tomo sul mobile vicino. Allacciandosi le mani dietro la schiena andò al camino e guardò per un po' le fiamme.
"Perdonatemi." si scusò Bianca, che si rendeva conto del proprio passo falso.
"Se tu vuoi corrergli incontro, sei libera di farlo." precisò la Leonessa, sempre tenendo le spalle alla figlia: "Dopotutto, siete fratelli. È comprensibile, che tu sia felice di rivederlo."
La Riario in realtà non aveva troppa voglia di incontrare Ottaviano. Quando non era a Forlì, la ragazza doveva ammetterlo, stavano tutti meglio. La sua presenza, perfino quando era solo suggerita e non palese, aveva il potere di destabilizzare tutti, soprattutto la loro madre.
"Va bene. Devo dirgli qualcosa?" domandò Bianca, lasciando il suo lavoro di ricamo sul divano e sistemandosi un po' le sottane del pesante abito invernale.
"Digli solo che non voglio essere disturbata. Lo cercherò io, quando lo vorrò vedere." decretò la donna, appoggiando una mano al cornicione del camino.
La Riario annuì e poi, dopo uno sbuffetto a Giovannino, uscì dalla camera. Caterina deglutì un paio di volte e poi, proprio mentre la serva rientrava con la caraffa di vino che aveva chiesto, si accovacciò accanto al figlio e rimase così, a guardarlo mentre giocava, rivedendo nel suo viso concentrato e serio i tratti che erano stati di Giovanni e, inutile negarlo, anche quelli che a volte scorgeva nel suo stesso volto, quando si guardava allo specchio.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...