Caterina provò a rigirarsi tra le coperte, ma qualcosa la tratteneva. Lentamente aprì gli occhi, scoprendo che nella sua camera stava già entrando la luce del mattino. Aveva dormito più di quel che si era prefissata, e quando capì che ciò che le impediva di muoversi come voleva erano le braccia forti di Giovanni da Casale, si ricordò anche il perché di quel sonno pesante e privo di sogni.
Anche se all'inizio si era detta decisa a scacciare il suo amante il prima possibile, in realtà era poi rimasta preda del senso di tranquillità e sicurezza che le aveva dato il restare abbracciata a lui, al caldo, assaporando il contatto con la sua pelle e la pace dei sensi che era riuscito a darle, facendole dimenticare per un po' tutto quanto.
E così, al contrario di come le succedeva di solito, aveva finito per addormentarsi, risvegliandosi solo a giorno fatto.
"Abbiamo fatto tardi..." provò a dire lei, sentendo che Pirovano era sveglio, benché fingesse il contrario.
L'uomo sospirò, stringendosi ancora di più a lei, come se non potesse sopportare l'idea di non sentirsela più addosso. Anche se erano stati separati pochi giorni, saperla così lontana e in pericolo gli aveva fatto capire una volta di più quanto l'amasse e quanto non potesse nemmeno prendere in considerazione l'idea di perderla.
"Ho un sacco di cose da fare e devo chiedere a Ottaviano com'è andata a Imola..." riprese la Tigre, divincolandosi dall'abbraccio ferreo dell'amante.
Le braccia di Giovanni si contrassero un momento, insospettendola, e, infatti, subito dopo il milanese disse: "Ma Ottaviano è ancora a Imola..."
"In che senso, è ancora a Imola?!" lo scatto della Contessa indusse anche Pirovano a mettersi seduto: "Cos'è successo? Perché non è ancora tornato?"
"Io di preciso non lo so... Ha scritto qualche giorno fa, ma..." farfugliò il milanese, mentre la sua amante lasciava il loro giaciglio e cominciava a vestirsi in fretta.
"Muoviti..." lo incitò lei, mentre si infilava rapida le brache da uomo e gli lanciava la sua fascia per il seno, avvicinandosi: "Aiutami a metterla..."
Mentre Pirovano faceva quanto gli era stato detto, non azzardandosi a proferir parola o a spingere le proprie mani oltre il lecito, per evitare di essere ripreso malamente, la Sforza cominciava ad arrovellarsi su quanto aveva appena scoperto. Aveva dato per scontato che Ottaviano, dopo l'incontro con la cittadinanza, sarebbe tornato subito a Forlì. Saperlo ancora a Imola la metteva in agitazione.
"Adesso vai subito alla cittadella. Si saranno già accorti della tua assenza, e se sapranno che sono tornata stanotte, capiranno perché stamattina non eri al Paradiso..." la Sforza parlava in fretta, mentre si infilava il camicione e il giubbone: "Sanno già che siamo amanti, ma meno se lo ricordano, meglio è. Devono rispettarti perché sei bravo a guidarli, non perché sei il mio favorito."
Giovanni era ancora seduto sul letto, quando la Contessa era già pronta. Avrebbe voluto provare a trattenerla un attimo, parlarle di tutte le cose di cui avrebbe voluto metterla a parte, spiegarle le difficoltà che aveva incontrato durante la sua assenza e metterla in guardia sulla disinvoltura che aveva dimostrato nel lasciare un ragazzino come Galeazzo a capo di tutto.
Di fatto, però, quando si decise a cominciare il discorso, la donna era già alla porta e lo stava salutando con un secco: "Muoviti!"
Caterina, lasciatasi alle spalle la sua stanza, calda e accogliente, attraversò come una furia il corridoio, dedicando appena uno sguardo ai soldati che incrociava lungo il tragitto, e arrivò allo studiolo del castellano in pochi minuti. Essendo aperto, entrò senza annunciarsi, trovando Bernardino da Cremona chino su uno dei grossi libri contabili – quello degli inventari alimentari, in realtà – così assorto da sollevare gli occhi verso di lei solo in seconda battuta.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Fiction Historique(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...