Corbizzo Corbizzi aveva appena lasciato Forlì. Alle sue spalle poteva ancora vedere le mura della città, mentre la sua testa era ancora immersa nelle parole che la Tigre gli aveva rivolto.
Era stato mandato alla corte della Contessa direttamente dalla Signoria di Firenze, che, desiderosa di capire meglio le contraddittorie mosse dell'alleata, aveva usato lui come tramite.
Corbizzo, infatti, benché di nobili origini fiorentine, viveva da sempre a Castrocaro e quell'essere per metà toscano e per metà romagnolo gli permetteva – a detta di quelli che gli avevano affidato l'incarico – l'uomo giusto per una missione tanto delicata. Quando aveva saputo che Firenze cercava con lei una mediazione tramite lui, poi, era stata la stessa Sforza a chiamarlo alla sua rocca, dandogli un giorno e un'ora ben precisi per l'incontro.
In realtà il loro colloquio era stato molto breve e quasi sbrigativo. La donna non si era sbilanciata, anzi, aveva lasciato l'emissario fiorentino molto confuso. Invece di chiarire la sua posizione in merito a Ottaviano Manfredi – il che era una delle questioni che premevano maggiormente alla Signoria, che temeva di vedere il faentino sfruttato dalla Leonessa per fini poco chiari, magari perfino ai danni della Repubblica – Caterina non aveva fatto altro che riempirlo di vuote parole e scarse promesse, finendo per mandarlo via, con gentilezza, ma con fermezza.
La giornata era fredda e non nevicava, anche se lungo la via c'erano punti molto scivolosi. Mentre il paesaggio gli si faceva più familiare, Corbizzi ripensò alla figura sfuggente in cui si era imbattuto appena prima di lasciare Ravaldino. Anche se non lo conosceva di persona, i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri, che tanto venivano decantati da quelli che ne raccontavano le scorrerie, gli avevano fatto capire che l'uomo che aveva intravisto dovesse essere Ottaviano Manfredi.
Non gli era piaciuto il modo in cui l'aveva guardato. Era un insieme di sospetto e dileggio, qualcosa di difficile da spiegare. Quale che fosse la sensazione che gli diede, comunque, dopo aver incrociato i suoi occhi freddi, a Corbizzo l'unica cosa che interessò fu andarsene in fretta da Forlì.
La strada era quasi deserta. Aveva incontrato un paio di mercanti e un pellegrino, e nessun altro. Si sapeva, ormai, che non erano solo le temperature rigide a frenare gli spostamenti, ma soprattutto la paura di imbattersi in qualche soldato ramingo. Non si sapeva mai da che parte stesse, un uomo con la spada al fianco. Anzi, il più delle volte, pareva che stesse dalla parte del guadagno facile e basta, e cosa c'era di più facile, se non rapinare un povero viandante?
Nel pensarvi, l'uomo si strinse un po' nelle spalle e proseguì il suo cammino, lo sguardo al suolo.
Aveva preferito andare a piedi, quel giorno, piuttosto che a cavallo. Faceva freddo e la neve ghiacciata in terra era troppo scivolosa, per i preziosi zoccoli dei suoi animali. In fondo, da Forlì a Castrocaro ci volevano circa tre ore, meno, se fosse andato di buon passo, quindi non si trattava di un'impresa impossibile, nemmeno per un uomo poco avvezzo alle camminate quale era lui.
Anzi, mentre teneva il capo chino e teneva d'occhio la strada su cui posava i piedi, si trovò perfino a pensare che quella fosse stata una decisione più che felice: poteva godersi un po' di tranquillità, senza il suono monotono e fastidioso dal galoppare del cavallo.
Fu così che, quando si sentì chiamare e sollevò gli occhi, si sorprese di trovarsi dinnanzi quattro uomini. Conosceva solo quello che stava più avanti e che gli stava tendendo la mano.
Era un suo vecchio amico, un faentino, che aveva conosciuto in gioventù, ma con cui poi aveva perso quasi del tutto i contatti. Anzi, un po' si sorprese di riuscire a riconoscerlo dopo così tanto tempo.
"Corbizzo! Che piacere rivederti, amico mio!" fece quello, stringendogli la mano in modo energico: "Sei solo? Sei senza cavallo?"
"Sì, l'una e l'altra cosa." sorrise Corbizzi, senza spiegare il perché e il per come di quel viaggio fatto in totale economia.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Historical Fiction(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...