Ludovico tornò in camera, badando bene a non fare rumore con la porta. Con passo leggero, andò fino alla scrivania e, accese un paio di candele in più, prese subito il necessario per scrivere.
Mentre la punta della penna grattava sulla pagina, di quando in quando il Moro si guardava alle spalle, circospetto, per capire se Lucrezia Crivelli stesse ancora dormendo. Aveva il respiro leggero, e lo Sforza sapeva per esperienza che il suo sonno sapeva essere tanto sordo, quando lui la cercava di reclamarla per la seconda volta nel giro di una notte, quanto leggero quando, invece, le si prospettava la possibilità di cacciare il naso nei suoi affari.
Era stata una fortuna che fosse andato Ermes, a cercarlo, per raccontargli le novità. Suo nipote era discreto per natura e aveva saputo svegliarlo senza fare confusione, portandolo un momento fuori dalla camera, per riferire una novità prodigiosa, agli occhi del povero Ludovico.
I francesi, forse trovando più ostacoli del previsto nell'avanzata, avevano deciso di ritirarsi momentaneamente ad Asti.
Il Duca, entusiasta, aveva subito fatto gran voce, vantandosi del nome che portava e della paura che ancora sapeva fare al nemico. Tuttavia, nel sentirlo parlare a quel modo, Ermes si era fatto più mesto e, scuotendo piano il capo, l'aveva smontato su tutta la linea.
"I francesi hanno solo tastato il terreno e l'hanno trovato cedevole. Era solo un'avanscoperta e adesso, zio, potete giurarci che arriveranno con il grosso delle truppe." gli aveva detto, a voce bassa.
"Sciocchezze!" si era subito messo a ribattere Ludovico: "Se fosse vero, avrebbero tenuto le posizioni, senza paura di vedersele levare! Altro che ritirarsi ad Asti..!"
"Su quello vi do ragione – aveva ammesso a mezza bocca il nipote – ma hanno preferito fare così solo per una questione di strategia. Hanno di certo saputo dalle loro spie che i soldati di mia sorella stanno arrivando sul confine e avranno pensato che non aveva senso lasciare che massacrassero la loro avanguardia. Contro un esercito in piene forze, gli uomini di Caterina possono poco, perché non sono che poche centinaia, ma contro le bande di Gian Giacomo da Trivulzio, di danni ne potevano fare parecchi. Sapete che quasi tutta Italia sta cominciando a guardare a lei come all'autorità massima, riguardo l'addestramento e la disciplina degli eserciti..."
Il Moro non voleva ascoltare quei discorsi. Da giorni, ormai, tutti gli stavano facendo notare, in modo più o meno diretto, quanto fosse stato stupido e superficiale nel non tenersi stretto la nipote, in quegli anni. In molti erano anche arrivati a dire che se fosse rimasti in buoni rapporti con lei, avrebbe addirittura potuto offrirle un posto sicuro a Milano, affidandole la guida dell'esercito del Ducato.
"Se l'Italia guarda a una donna come massima esperta di guerra e guerrieri – aveva ribattuto sprezzante lo Sforza – allora significa che qualcosa è andato terribilmente storto in questi ultimi secoli, caro Ermes!"
"Non sta a me fare simili valutazioni, ma i fatti sono questi e voi non potete cambiarli con qualche battuta di spirito." aveva ribattuto lo Sforza più giovane e, salutando lo zio, aveva soggiunto: "Fossi in voi, cercherei di appianare le divergenze con mia sorella."
E così, tornato in stanza, il Moro si era subito lanciato a capofitto in una lettera diretta a Giovanni da Casale. Il suo pupillo lo teneva costantemente informato su quel che accadeva, e, anche se a tratti il Duca temeva di averlo perso per sempre, dimostrava ancora un discreto attaccamento a Milano ed era su quello che si doveva fare perno.
Ludovico spiegò della ritirata verso Asti, avendo cura di gonfiare un po' la notizia, lasciando intendere che i francesi avevano preferito un momento di tregua per riprendersi dalla pressante difesa dei soldati ducali, e poi si finse molto interessato a un'altra questione, di cui Pirovano gli aveva scritto abbastanza diffusamente.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)
Fiksi Sejarah(Troverete le prime tre parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...